Giulio Regeni, mi dicono gli amici comuni arabisti, era uno studioso attento e che si faceva notare per la sua serietà e bravura. Ma era pur sempre un giovane studioso e nulla giustifica ciò che gli è accaduto. Probabilmente a una banda di aguzzini del regime è scappata la mano e non ha tenuto conto che Giulio era italiano e che non sarebbe passata inosservata la sua scomparsa. Come invece accade a centinaia di attivisti.

Il regime di Al Sisi è sanguinario e spietato e agisce con le stesse pratiche che abbiamo conosciuto in Argentina e Cile, per fare due esempi vicini al nostro vissuto. Non c’è scampo per nessuno quando si entra nei tanti Garage Olimpo del regime. Si è destinati a subire e morire. E se non si interviene subito, attivisti, sindacalisti, giornalisti, persone comuni che hanno sbagliato una parola scompaiono. E se sono davvero importanti li si può trovare dentro un fosso sul ciglio di una strada, altrimenti neanche le salme si trovano più. Questo è il regime egiziano. Niente più niente meno. Il miglior alleato dell’Italia in una partita che coinvolge investimenti dell’Eni, turismo, commercio di tutti i generi, armi. E un’alleanza strategica per governare il caos libico. (…) La real politik preme per far cadere nel dimenticatoio la macelleria egiziana.

Domenico Chirico

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