Essere cittadini attivi è il primo passo verso il riconoscimento di un diritto. Ne è convinta Cittadinanzattiva, organizzazione che dal 1978 promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza.
“Cittadini di sana e robusta condizione”, così amano definirsi gli attivisti dell’associazione Cittadinanzattiva. A spiegare origini e capisaldi di questa organizzazione è Antonio Gaudioso, segretario generale. “Noi non crediamo nel principio della delega”, spiega, “siamo fermamente convinti che il modo più efficace per tutelare i propri diritti sia quello di battersi in prima persona”. Proprio per questo motivo, non si definisce un’organizzazione che fornisce servizi ma, piuttosto, gli strumenti necessari per essere in grado di difendersi.
Una volta acquisite le capacità necessarie”, continua Gaudioso, “ognuno può diventare a sua volta promotore di diritti”. Un vero e proprio contagio, insomma, in difesa del cittadino.
Quando nacque Cittadinanzattiva era il 1978 ma il nome provvisorio, fino al 2000, è “Movimento Federativo Democratico”. Alcuni giovani attivisti, animati dal desiderio di dimostrare che il ruolo del cittadino non si esercita solo con lo strumento del voto ma soprattutto tra un’elezione e l’altra, cominciano a promuovere la partecipazione civica attraverso la tutela dei diritti.
Nel 1980 danno vita ad una delle azioni forse più conosciute di questo movimento: la fondazione del “Tribunale per i diritti del malato”, che vide una grande partecipazione popolare e istituzionale (era presente anche l’allora sindaco Petroselli) sfociando poi in una grande dimostrazione di fronte al Campidoglio. Da questa prima esperienza prende vita il “Collegio giudicante del Tribunale per i diritti del malato”, cioè la messa in scena delle violazioni dei principali diritti del cittadino infermo attraverso la simulazione di un processo che metteva sotto accusa le violazioni più ricorrenti.
L’iniziativa acquista subito una forte carica simbolica, soprattutto perché era la prima volta che in Italia venivano sottolineati i diritti del cittadino in ambito ospedaliero. Visto il successo e l’appoggio ricevuto, gli attivisti decidono di iniziare a promuovere azioni concrete per difendere la quotidianità di un malato in ospedale: il diritto ad un pasto caldo, ai bagni puliti e a campanelli funzionanti.
Uno spartiacque importante viene segnato nel 2002 dal terremoto che colpì la scuola di San Giuliano di Puglia in Molise, un episodio che da quel momento impegna Cittadinanzattiva sul problema della sicurezza degli edifici scolastici in Italia. “La narrazione dei media ha fatto credere che la morte di quei bambini e delle loro maestre fosse da attribuire al terremoto”, sottolinea il segretario generale, “ma la verità è che quell’edificio, costruito malamente e senza alcun criterio, si è afflosciato su sé stesso distruggendo la vita di tante famiglie”.
La prevenzione del rischio è un tema fondamentale di cui non si occupava ancora nessuno e in questo ambito diventarono fondamentali due battaglie: la prima riguardante l’importanza della formazione per la sicurezza nelle scuole, la seconda per l’accesso pubblico ai dati dell’anagrafe di tutti gli edifici scolastici del paese che ne indicano la condizione. Il primo risultato viene raggiunto senza troppe complicazioni, ma per la pubblicazione dei dati richiesti ci sono voluti parecchi anni e alcune sentenze del TAR prima di arrivare – comunque – ad un’altra vittoria (seppure parziale).
Essere cittadini attivi, insomma, è il primo passo verso il riconoscimento di un diritto.