Una Commissione Palestinese per i Detenuti – composta da detenuti ed ex detenuti – ha rivelato che le autorità israeliane nel 2015 hanno arrestato un totale di 130 palestinesi solo per i loro post su facebook. Come per tutti gli altri arresti, l’escalation si è avuta a partire dal mese di ottobre e rientra nelle azioni del governo israeliano volte a stroncare qualsiasi forma di protesta, fosse anche attraverso un pensiero condiviso attraverso i social.

Infatti, sebbene l’imputazione sia di “istigazione ad azioni violente”, le persone arrestate avevano semplicemente espresso la propria vicinanza alle famiglie dei palestinesi uccisi per aver apparentemente voluto attentare all’incolumità di cittadini israeliani.

A rendere più semplice l’operazione delle forze dell’ordine, la creazione, proprio agli inizi di ottobre, di un ufficio ad hoc per monitorare le attività dei palestinesi sui social.

Ad essere maggiormente colpiti, i cittadini residenti nel distretto di Gerusalemme 5

La stessa Commissione ha voluto sottolineare come le autorità israeliane si sentano spinte a reagire con forza di fronte a critiche che viaggiano velocemente sul web raggiungendo ogni parte del mondo. Una forza che “l’unica democrazia del Medioriente” dispiega tranquillamente per colpire la libertà di pensiero e di espressione dei cittadini palestinesi, ma non si sogna nemmeno di impiegare contro le decine di israeliani che, regolarmente, sugli stessi social media, incitano alla violenza e chiedono che i palestinesi vengano uccisi.

Vedi:

http://english.wafa.ps/page.aspx?id=HoWtBma29958329181aHoWtBm