Mi chiamo Leonardo Ceccarini ed il 5 febbraio scorso sono arrivato a Tukums, una tranquilla cittadina poco distante da Riga (Lettonia), per incominciare i sette mesi del mio EVS (European Voluntary Service), in italiano SVE (Servizio Volontario Europeo). Sono giunto quassù, tra i bellissimi paesaggi lettoni, per aiutare in un centro artistico, creare arte, oggetti artigianali, organizzare corsi ed eventi, il tutto in inglese, lingua essenziale per chiunque voglia candidarsi ad un qualsiasi EVS/SVE.
In questi due mesi ho conosciuto decine di persone giunte in Lettonia da tutta Europa, piccoli frammenti colorati provienti dal quadro di un Europa in cui le persone viaggiano per apprendere la storia, la cultura e gli ideali delle altre nazioni, aiutando gli altri proprio come fossero loro fratelli, incuranti della diversità di etnia, religione o altro. Frammenti a mio avviso dunque di un Europa che si aiuta a vicenda stringendosi la mano, incurante dei confini che ogni volontario EVS scruta giungendo nel paese ospitante; tutto ciò è simbolo di una possibile Europa in cui non esisterà razzismo o xenofobia, poiché simbolo di uguaglianza nell’aiutare persone di nazionalità diversa dalla propria.
Il mio lavoro, come detto in precedenza, consiste nell’aiutare in un centro artistico ed è proprio qui che ho incominciato ad apprendere i simboli lettoni, tutti diversi tra loro, ma anche simili a quelli creati nelle nazioni accanto, forse proprio come noi uomini, tutti uguali ma con significati nonché radici differenti che ci fanno apparire spesso diversi agli occhi degli altri, anche se in realtà non lo siamo.
In Lettonia esistono molti simboli e ognuno di loro può influenzare la vita mediante il bene o il male. Molte persone non conoscono la maggior parte di essi, tuttavia coloro che ne hanno appreso i significati possono decidere se crederci o no.
Esiste un indefinito numero di simboli, ognuno con un significato diverso, anche se normalmente i più conosciuti sono quelli che rappresentano Dio, la vita, il cielo, l’acqua e la luna. Alcuni di questi sono veramente semplici da disegnare: in Lettonia per esempio, la semplice X rappresenta Dio, il cerchio con una seconda circonferenza piccolissima al centro rappresenta il sole, nonché la fertilità, la vita e la famiglia, il triangolo senza base rappresenta l’universo, il cielo e nuovamente Dio, mentre lo stesso triangolo senza base, però rovesciato, l’acqua e la terra.
Nella mitologia lettone un simbolo molto importante è l’albero: composto da radice, tronco e nuvola, rappresenta passato e futuro. Ogni festa ha i propri simboli, ma ci siamo allontanati dalla vera natura dei loro significati. Per esempio l’uovo è un simbolo pagano, ma viene utilizzato a Pasqua, probabilmente perché molti simboli migrano da un paese all’altro, cambiando anche significato. Un esempio è il cerchio (che simboleggia il sole), presente nel simbolo chiamato “mandala” a volte assieme al quadrato; in questo caso insieme rappresentano la giovinezza, la vecchiaia e la vita. Solitamente le cose circolari rappresentano il sole, che però può essere simboleggiato anche da una forma quadrata. Il fatto che migrando i simboli cambino significato è talmente diffuso che addirittura all’interno della Lettonia, persone “esperte” danno loro significati diversi. In genere comunque viaggiando si può notare che per rappresentare le cose le antiche civiltà utilizzavano simboli completamente diversi.
Nella mitologia egizia il triangolo rappresentava dio poiché, unendo i lati, si formava un simbolo perfetto, mentre nel cristianesimo rappresenta anche “Padre, figlio e spirito santo”. In India il fiore di loto rappresenta la rinascita ed è considerato il fiore nazionale; il simbolo della religione prevalente in India è la ruota e simboleggia il fiore di loto ed il chakra. Tornando al triangolo, può cambiare nuovamente significato: se ha la punta verso l’alto rappresenta il sesso maschile, con la punta verso il basso invece il sesso femminile.
Insomma, esistono simboli differenti in ogni parte del mondo, tutti con significati diversi, giunti fino a noi evolvendosi in migliaia di anni. Insieme, vedendo come si sono evoluti negli anni, ci danno la possibilità di dare un piccolo sguardo alla storia del nostro pianeta.
D’altronde penso che i simboli siano un po’ come noi. Tutti uguali poiché originati dalla stessa materia ovvero dal pensiero umano, tuttavia tutti diversi, con mille significati, anche se è proprio questo a renderli uguali nella diversità, come noi uomini. Alcuni di loro migrano da un paese all’altro cambiando significato nonché forma, ma rimanendo ciò che erano in principio, con radici ben evidenti, che se conosciute ci fanno apprendere la storia dell’umanità, quali popoli si sono incontrati causando la cosiddetta “migrazione dei simboli”. E soprattutto sono una cosa che accomuna ogni nazione, dimostrando che abbiamo tutti le stesse radici, ma a distanza di migliaia di anni ci ritroviamo divisi per nazioni con ideali, storia e cultura differenti.
Dinanzi a tutto ciò mi sono reso conto che i simboli, le loro radici e la storia di come si sono evoluti o siano migrati rappresentino, in prima persona, il nostro attuale momento storico. Ho capito quanto sia importante conoscerli in quest’epoca, per imparare la storia degli altri popoli, per guardarci da una nazione all’altra come fratelli con le stesse radici culturali, per capire almeno in parte la sofferenza di un popolo attraverso lo studio della storia. Dobbiamo imparare a non giudicare un uomo in base alla provenienza, ma capire che alla fine l’importante non è il luogo d’origine, la religione o le idee, bensì tendere la mano a chi ha bisogno, facendogli capire che noi tutti siamo fratelli con le stesse radici, poiché durante la storia dell’umanità tutti i popoli si sono incontrati e la cosiddetta “migrazione dei simboli” ne è la prova evidente.
Se si conosce la storia e la sofferenza di un popolo capendolo fino in fondo, non lo si giudicherà mai dall’alto in basso, lo si capirà a pieno e soprattutto ci sentiremo parte dello stesso mondo, senza vedere confini viaggiando da una nazione all’altra, poiché ovunque saremo a casa, rispettandoci a vicenda e aiutandoci l’un con l’altro, senza tener conto della diversità e della nazione in cui ci troviamo, vivendo senza confini mentali.