“La crisi consiste che il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più vari.”
Antonio Gramsci
Questa frase può essere, per qualche aspetto, applicata anche alla Colombia con la convinzione non fideistica, ma fondata sulla realtà dei fatti, che alla fine il nuovo, la pace nascerà e prevarrà.
Venerdì 1 aprile, Piedad Cordoba, ex senatrice e leader storica di Marcha Patriotica, è scampata per poco, grazie alla sua scorta, a un attentato alla vita. La Colombia non è terra per gente pacifica. Non ancora.
Breve storia delle paci in Colombia
La storia del conflitto armato e dei vari tentativi di raggiungere una pace ha la sua origine nella seconda metà del XX quando in Colombia iniziò l’ epoca chiamata “ La violencia”. Nel bel mezzo di una lotta politica tra liberali e conservatori 9 aprile 1948 viene assassinato il leader liberale Jorge Eliecer Gaitán. Il fatto causò nelle campagne e nelle città guerriglie liberali e comuniste. Il dittatore generale Gustavo Rojas Pinilla, che prese il potere nel 1953, durante il suo potere, nel tentativo di pacificare il paese emise una amnistia. Centinaia di guerriglieri liberali, sotto il comando di Guadalupe Salcedo, consegnarono le armi. Con l’obiettivo di finire con la dittatura e definitivamente con gli scontri armati nel 1958 si forma il Frente Naciónal che si alterna al potere per 16 anni. Ma la sua natura di rappresentante dell’oligarchia e le lotte per la terra non terminarono con la lotta armata. Si formano i gruppi guerriglieri delle FARC-EP, dell’ELN, dell’ EPL e dell’ M-19. Nel 1982 Belisario Bentacur, Presidente della Colombia, pensò un’amnistia generale che nello stesso anno divenne legge. Una Commissione per la Pace a Uribe, il 28 marzo 1984, a La Uribe firmò con le FARC-EP un cessate il fuoco. Nacque un partito politico delle FARC-EP, La Unión Patriótica, che comprendeva comunisti, studenti e rappresentanti di popoli indigeni. La Unión Patriótica negli anni successivi fu sterminata da paramilitari e gruppi di destra. Nello stesso periodo M-19 si alleò con EPN per negoziare la tregua, nel El Corinto (Cauca) e nel El Hobo (Huila) che fu firmata il 24 agosto 1984 e conclusa a fine 1985. A Bentcourt succedette Virgilio Barco (1986-1990). Barco con un programma chiamato “Iniciativa para la Paz” riusci a smobilitare, in date diverse del 1990, M-19 e EPL. Anche esponenti di queste formazioni guerrigliere furono, in seguito, assassinati. Carlos Pizarro, leader del M-19 e candidato alla presidenza, fu assassinato il 26 aprile 1990 in un aereo da un sicario. Dopo arrivò Cesar Gaviria (presidente dal1990 al 1994) che tentò, anche lui, di conseguire la pace con FARC-EP, ELN, EPL. Vi furono anche colloqui in Messico, ma risultati zero. Andrés Pastrana (presidente dal 1998 al 2002) dialogò formalmente con le FARC-EP; vi sono anche foto di lui che abbraccia Tiro Fijo, ma nel 2002 i tentativi che si terminasse lo scontro armato non portarono a risultati positivi. Alvaro Uribe Veléz (presidente dal 2002 al 2006) non cercò accordi con la guerriglia, se non umanitari per liberazione di ostaggi, ma piuttosto intese con i gruppi paramilitari. Oggi vi sono in corso colloqui tra il governo di Juan Manuel Santos Calderón e le FARC-EP. Importanti accordi sono stati raggiunti, ma non la pace definitiva. Il cammino per arrivare a questa non è in discesa.
Inizi dei negoziati ELN – Governo e problematiche
Mercoledì 30 marzo a Caracas sono stati annunciati i dialoghi di pace tra l’ELN (Ejército de Liberación Nacional) e il governo di Manuel Santos. Fondato nel 1964 sotto l’influenza della rivoluzione cubana e della Teologia della Liberazione, L’ELN ha tra le sue file circa 1500 guerriglieri, ma può contare in un’ampia rete d’appoggio di militanti e simpatizzanti. L’ELN ha assicurato la sua volontà di abbandonare le armi e andare verso la vita politica legale. ELN e governo hanno definito lo schema concettuale delle trattative che si terranno in vari paesi, Venezuela, Ecuador, Cuba tra gli altri. I punti della trattativa sono stati in sintesi elencati in un precedente articolo su Presenza (Partecipazione della società. Democrazia per la pace. Trasformazioni per la pace. Vittime. Fine del conflitto armato. Attuazione degli accordi.) www.pressenza.com/it/…/guerra-pace-colombiamanuel–marulanda-velez/ L’ annuncio è avvenuto una settimana dopo che si avrebbe dovuto firmare la pace definitiva tra FARC-EP e governo. L’esperienza, quindi, questo ritardo, dimostra che è difficile fare previsioni, perché le trattive sono complesse. Non è difficile però delineare alcuni problemi. Innanzitutto non sono stati definiti i cessate il fuoco bilaterali tra guerriglie e governo. I due processi di pace vanno coordinati e armonizzati. Paci separate non sono la pace definitiva. Sono ancora irrisolti seri punti quali l’eliminazione definitiva dei gruppi paramilitari ( lo Stato colombiano si nega finora a riconoscere la esistenza dei paramilitari. http://www.lahaine.org/el-estado-colombiano-se-niega), la decisione se la pace sarà rettificata da un referendum popolare, come vuole Santos, o da un’assemblea costituente, come vuole la guerriglia. E altro ancora.
Giudizi positivi sul negoziato ELN – Governo
Giudizi positivi sull’inizio dei colloqui sono stati espressi sia a livello internazionale che a livello locale, colombiano. Il Ministero degli esteri di Cuba ha emesso una dichiarazione dove saluta l’accordo. Ivan Marquez, capo della delegazione FARC-EP a l’Avana lo ha definito momento storico per la Colombia; e così viene consolidato il cammino verso una pace stabile e duratura con giustizia sociale. Il senatore colombiano e difensore dei diritti umani Iván Cepeda ha dichiarato che il dialogo con l’ELN è fondamentale per la pace. Interessante è un comunicato emesso dal Partito Comunista Colombiano lo stesso venerdì 30 marzo, che mette in evidenza l’importanza di due punti. Democrazia per la Pace e Trasformazioni per la Pace che esigono lo stabilire della verità storica, il dibattito pubblico sulle responsabilità dello Stato nella della deformazione contrainsurgente della democrazia e il significato treascendentale delle riforme politiche e sociali che permettano di costtruire scenari di No Repetición, per una pace democratica. In questo senso il governo deve capire e favorire una politica di post accordi che sono non separati e casuali, ma parti del processo in corso.
Marcia uribista e sciopero armato
Il 2 aprile l’ex presidente Alvaro Uribe Alvarez ha chiamato i propri seguaci a marciare nelle principali città della Colombia, Bogotá Medellin, Cali, Antioquia, Manizales, Caldas, Villavicencio, Popayan, Monteria, e altre ancora. Sfilate alle quali hanno partecipato, in tutto il paese, migliaia di persone. L’iniziativa è stata essenzialmente contro il processo di pace, a favore, quindi della guerra e della morte, mentre lo Stato e la società avanzano per terminare con l’assurdo confronto armato. Inoltre Uribe ha mescolato una serie di temi e problemi economici e sociali, di cui lui e l’oligarchia, che rappresenta, sono responsabili. Demagogia e populismo per coprire il reale obiettivo: opporsi al processo di pace. Uno slogan gridato è stato: “Non più FARC, non più Santos.”
Alla mezzanotte del 30 marzo il gruppo paramilitare, Clan Úsuga, ha iniziato uno sciopero armato di 48 ore nelle provincie di Antioquia, Bolivar, Sucre Cordoba, Chocò e Uruba con lo scopo di impedire la circolazione e qualsiasi attività. Praticamente un toque de queda, un coprifuoco. Lo sciopero armato ha causato morti e distruzioni e ha avuto lo scopo di promuovere, preparare la marcia uribista.
Ė significativa questa alleanza tra militari e Uribe e racconta bene chi sono i nemici della pace in Colombia. La coincidenza temporale e ideologica dei due avvenimenti anticipa come non sarà facile superare la violenza fisica e politica.