“É possibile che questo nostro paese non riesca a tener conto di una realtà fatta di oltre 1 milione di figli d’immigrati minorenni di cui oltre la metà nati in Italia?” Ad affermarlo è Neva Besker, portavoce della Rete G2 intervenuta a nome della Campagna L’Italia sono anch’io durante l’audizione in commissione Affari Costituzionali del Senato per la riforma della legge di cittadinanza.
Un intervento durante il quale Besker ha ribadito il giudizio complessivamente critico sul testo approvato in prima lettura alla Camera, sottolineando la necessità di giungere presto alla riforma della legge di cittadinanza
Proponiamo qui di seguito l’intervento.
Audizione in I° Commissione Affari Costituzionali sulla riforma della legge n. 91/1992 sulla acquisizione della cittadinanza italiana – Neva Besker di Rete G2- Seconde generazioni per L’Italia sono anch’io
30 Marzo 2016
La campagna nazionale l’Italia sono anch’io, costituita da 22 organizzazioni della società civile ringrazia la Presidente e i Senatori presenti per la possibilità di essere auditi e accolgono con favore la ripresa del dibattito al Senato in I° Commissione Affari Costituzionali sulla riforma della legge n. 91/1992 sulla acquisizione della cittadinanza italiana.
Parlo a nome di “Italia sono anch’io” e a nome della Rete G2- Seconde Generazioni, organizzazione nazionale di figli d’immigrati che da anni promuove, all’interno e all’esterno della campagna, una riforma della cittadinanza più realistica e adeguata alla attuale condizione di oltre un milione di figli d’immigrati presenti in Italia.
“L’Italia sono anch’io” ha prodotto due iniziative di proposta di legge popolare: una per la riforma della cittadinanza ed una per il diritto al voto degli immigrati.
Dopo aver raccolto una quantità di firme, ben oltre quelle necessarie, è stata depositata la proposta di legge in cui veniva affermato il principio dello ius soli, anche in una forma temperata (attraverso un anno di permesso di soggiorno dei genitori) e un iter specifico per i minorenni di origine straniera non nati in Italia ma arrivati da piccoli.
Riteniamo che il significato del lavoro svolto non si riferisca soltanto ai contenuti giuridici del testo, ma anche al contributo storico di avere avviato nel Paese una campagna di carattere culturale, che mettesse al centro il tema della garanzia dei diritti di cittadinanza in relazione a persone stabilmente residenti nel nostro Paese da tempo, che in alcuni casi nascono, ma che in altri lavorano, vivono, studiano ormai da anni nel nostro Paese, e che hanno quindi intessuto relazioni sociali stabili con la società italiana.
La proposta di legge popolare è poi divenuta C.9 che prevede, sebbene in maniera più restrittiva, alcuni principi previsti nel testo originario. La legge ora in esame al Senato è stata licenziato alla Camera lo scorso 13 ottobre dopo una lunga mediazione con diversi partiti politici ed ha visto l’approvazione di un’ampia maggioranza e secondo noi è un occasione che il Parlamento non può sprecare nonostante alcuni punti critici segnalati sia dall’Arci che dall’avvocato Trucco dell’ASGI.
Abbiamo e hanno ripetuto più volte le associazioni presenti che la realtà oggi è fatta di oltre un milione di figli di immigrati solo tra minorenni, di cui poco più della metà nati in Italia.
Per tutti questi motivi, gentile Presidente e gentili componenti della Commissione, siamo qui a sollecitare un veloce iter del testo approvato alla Camera, affinché si arrivi finalmente a delle modifiche riguardanti i minorenni, non essendo purtroppo previste alcune novità per i loro genitori.
Quanto ad alcune criticità emerse durante l’esame in Senato da parte di alcune forze politiche, rispetto alla necessità di introdurre “esito positivo” a più cicli scolastici in riferimento al cosiddetto ius culturae, vorremmo sottolinearne qui il carattere discriminatorio di simili proposte, in quanto la cittadinanza non deve essere in alcun caso considerato “un merito”.
L’iter scolastico deve essere considerato esclusivamente per la sua funzione educativa e come canale utile all’inclusione dei bambini.
Dopotutto non è forse la Scuola il principale canale di questo nostro Paese per l’inclusione di tutti i bambini che vi crescono, indipendentemente dalle origini?
É possibile che questo nostro paese non riesca a tener conto di una realtà fatta di oltre 1 milione di figli d’immigrati minorenni di cui oltre la metà nati in Italia?
Vorrei ricordare alcuni esempi di storie vissute delle seconde generazioni. Vorrei ricordare Alessandra Samira, nata e vissuta sempre a Roma, che ha perso il suo posto di lavoro, perché il suo status di cittadina straniera non le permetteva di esercitare la sua professione nel pubblico impiego, nel quale di fatto già operava?
O anche Domenica arrivata da piccola e cresciuta a Genova, giornalista iscritta all’Ordine dei giornalisti della Liguria, rappresentante dell’ Associazione nazionale Stampa interculturale (Ansi), che non ha potuto per legge dirigere una testata giornalistica. E poi Luca, nato e vissuto in Italia che oggi può essere espulso all’età di 27 anni dall’unica casa che conosce o Mohamed, un assistente sociale arrivato all’età di 5 anni che ora ne ha 45 non ha ancora votato nel paese che considera il suo.
Abbiamo più volte raccontato le nostre storie ed esempi vissuti, per mostrare chiaramente e senza inutile retorica, come pur vivendo e crescendo da italiani di fatto, persone come noi si ritrovino ad un certo punto delle proprie vite, da minorenni come da adulti a doversi confrontare con difficoltà e limitazioni di diretta conseguenza di un modello di acquisizione della cittadinanza ormai anacronistico rispetto alla composizione attuale del Paese.
La legge attuale è una legge superata in quanto non c’è corrispondenza tra la cittadinanza di fatto e quella formale; chi è nato in Italia o vi è arrivato da piccolo crescendo diventa un italiano ma non lo è sulla carta; non può assolvere ai suoi doveri verso l’Italia e non può esigere i suoi diritti perché la 91/92 lo trasforma in un cittadino straniero.
La legge 91/92 non funziona anche perché analizzando i dati sulle concessioni delle cittadinanze del 2014 emerge il dato che su 120.000 concessioni del 2014 solo 48.000 sono state concesse a minori (per trasmissione dai genitori) o nati in Italia al compimento di 18 anni (art. 4) mentre in realtà i minori (italiani con il permesso) che ne hanno diritto sono molti di più.
La legge ora in esame ci riguarda direttamente, siamo testimoni di come la sua approvazione potrà cambiare le nostre vite nel profondo.
Vorrei citare le parole di Lamiaa, una testimonianza della campagna di “Italia sono anch’io”, nata in Italia, che oramai nelle scuole medie viene lodata per superare gli italiani nell’italiano, quando lei si considera italiana.
“Smettete di farci vivere situazioni che ci fanno sentire ciò che non siamo. Lasciateci studiare e costruire il nostro futuro con serenità e ricordatevi che noi ci sentiamo italiani dentro davvero”.
L’Italia sono anch’io confida in una rapida approvazione del testo anche prima delle elezioni amministrative, affinchè il nostro paese abbia finalmente una legge sulla cittadinanza che ne faciliti l’acquisizione per i minorenni di origine straniera nati o cresciuti in Italia.
Dati ISTAT del Dossier Statistico dell’Immigrazione 2015 relativi all’anno scolastico 2013-2014
Nuovi nati stranieri nell’anno 2014: 75.067
Minori residenti: 1.085.274
Stranieri iscritti a scuola: 814.187 di cui nati 450.362 ossia 55.3%
La % degli stranieri nati in Italia è molto maggiore nei cicli scolastici iniziali:
– nella scuola d’infanzia 84.8%
– primaria 68.4%
– secondaria I grado 43.8%
– secondaria II grado 18.7%
Incidenza sul totale iscritti a scuola è di 9.2% che ovviamente aumenta in percentuale nei prmi cicli scolastici
La cittadinanza d’origine maggiore è l’europea non communitaria 49.3%
All’università stranieri iscritti sono 10.053 di cui 78,4% si è diplomato in Italia di cui nati in italia sono il 4%
Fonte: cronachediordinariorazzismo.org