testo e foto di Massinissa Benlakehal
Il popolo del Sahara occidentale -l’ultima colonia del continente africano – hanno sollecitato l’ONU di raggiungere una conclusione politica dopo 40 anni di occupazione, da parte del Marocco, della loro terra.
Circa 100.000 saharawi hanno vissuto per quattro decadi in Tindouf, un angolo dell’Algeria sud-occidentale. Vivono in cinque campi, tutti in un deserto fra i più ostili e spogli del mondo; ogni campo ha il nome di una delle principali città della loro terra d’origine.
Un funzionario della Repubblica Araba Democratica Saharawi (SADR), il governo in esilio, internazionalmente riconosciuto del popolo sharawi ha dichiarato: “ Il referendum di autodeterminazione deve essere organizzato per evitare un’ulteriore instabilità delle regioni del Nord Africa. Ci aspettiamo che l’ONU prenda le sue responsabilità. Una missione speciale, MINURSO, fu quella dell’ ONU per il Referendum nel Sahara Occidentale fu dapprima impiegata per monitorare il cessate il fuoco del 1991 tra Fronte Polisario e Marocco.” Il funzionario, per ragioni di sicurezza ha chiesto che non venga fatto il suo nome.
La vita, nell’estremo clima del deserto, nel campo rifugiati di Tindouf è dura. Ed è diventata ultimamente anche più dura perché durante la crisi economica gli aiuti umanitari sono crollati. Secondo il World Food Programme, gli aiuti alimentari sono spesso irregolari e, in genere, insufficienti. Coprono solamente un terzo del fabbisogno nutrizionale.
Celebrando il quarantesimo anniversario della proclama della Repubblica Araba Democratica Saharawi (SADR), il Presidente ha dichiarato ai giornalisti: “ L’ONU e la comunità internazionale devono prendersi le loro responsabilità e riconoscere la questione saharawi.”
Per molti anni le decisioni dell’ONU hanno trovato poca applicazione nel campo. Dopo quasi tre decadi dal cessate il fuoco, i rifugiati saharawi stanno ancora aspettando la conclusione del conflitto.
Il Segretario Generale dell’ONU nel suo rapporto del 2014 ha sottolineato l’urgenza di trarre conclusione e trovare nuove opzioni se progressi non venissero fatti nel 2015. Il problema è stato anche sottolineato dal Primo Ministro del Sahara Occidentale, Omar Taleb: “Marocco è isolato, considerando i suoi problemi sia con l’ONU che Unione Africana, incluso il confronto con molti altri paesi a causa dell’occupazione illegale del Sahara Occidentale. Questo dovrebbe incoraggiare la comunità internazionale a riconoscere la Repubblica Araba Democratica Saharawi (SADR) come membro dell’ONU in risposta all’intransigenza del regime marocchino.”
Più di 80 paesi riconoscono Repubblica Araba Democratica Saharawi. Le istituzioni ufficiali si trovano all’interno dei campi, con 19 ministri di cui tre sono donne. Le donne elette sono il 23% dei parlamentari eletti. La parata miitare nel campo Dakhala ha voluto mostrare al mondo la risolutezza del popolo Sarawi.
Omar Tale ha, inoltre, dichiarato: “Con l’esibizione, celebrando l’anniversario della proclamazione della Repubblica, delle nostre forze armate isaharawi vogliono far vedere che hanno un esercito ben preparato. La lotta armata per l’indipendenza non è scartata e ci stiamo preparando.” La posizione arttuale favorisce l’uso di mezzi diplomatici per trovare una risoluzione. Omar Taleb ha inoltre affermato: “ Il popolo saharawi stanno allo stesso tempo mantenendo il cessate il fuoco, favorendo mezzi pacifici e aspettando la visita del segretario generale dell’ONU che mira trovare una soluzione.” Il Primo Ministro ha concluso che non esclude il fatto “che ci stiamo preparando per altre opzioni.” Ultimamente il governo marocchino ha sospeso contatti con varie istituzioni europee dopo che EU ha deciso lo scorso dicembre ha deciso di cancellare accordi commerciali di agricoltura e pesca con Rabat. La Corte europea ha affermato che accordi commerciali dovrebbero escludere i territori occupati del Sahara Occidentale. In 2015 il volume commerciale del Marocco è stato di 4.39 bilioni di dollari. La maggior parte degli affari fu conclusa con paesi europei. Il Sahara Occidentale è ricco di fosfati e di pesca e si pensa che al largo nell’oceano Atlantico vi sino depositi petroliferi.
25 anni dopo il cessate il fuoco
Dopo essere stata conquistata dagli spagnoli nel 1884, il Sahara Occidentale divenne una provincia spagnola nel 1934. Più di metà del suo territorio dal 1976 è stato sotto il controllodel Marocco. Nel Novembre 1975 ordinò la “ Marcia Verde” di oltre 300.000 marocchini nei territori del Sahara Occidentale. Un mese prima, la Corte Internazionale di Giustizia aveva rigettato i reclami territoriali sia del Marocco che della Mauritania. L’occupazione marocchina provocò una ribellione guidata dal Fronte Polisario. Dopo 15 anni di guerra di guerriglia, l’ONU sponsorizzò un cessate il fuoco nel 1991, con lo scopo di organizzare un referendum di autodeterminazione. Dopo 25 anni non c’è stato nessun referendum. Uno degli ostacoli è stata la definizione di chi doveva votare o no.
Il Fronte Polisario annunciò la fondazione della Repubblica Araba Democratica Saharawi il 27 febbraio 1976. Molte NGO denunciano continue violazioni da parte del Marocco dei diritti umani torture e assassinii. Secondo il Fronte Polisario ad oggi ci sono 71 saharwi prigionieri politici nelle prigioni marocchine.
Brahim Gali, presidente della commissione politica del Fronte Polisario ed ex ambasciatore in Algeria ha dichiarato: “non c’è dubbio che i Saharawi hanno raggiunto molte cose positive. Lo stato del Sahara Occidentale ha raggiunto maturità ed è in grado di avere il proprio destino nelle proprie mani.”
Sopravvivere nel deserto
Al contrario di molti campi di rifugiati, i campi saharawi sono molto ben orgnizzati, con scuole primarie, ospedali e strutture amministrative. Uomini e donne all’interno dei campi sono coloro che gestiscono i propri affari della vita del campo.
Nella società saharawi le donne hanno un ruolo fondamentale nel gestire la vita del campo.
La scuola è obbligatoria per tutti i bambini. Ci sono più di 6000 bambini che frequentano le scuole primarie dei campi. La maggior parte di loro vengono inviati all’estero per continuare gli studi.
Basa, un sodato di 33 anni ha dichiarato: “Ogni saharawi ha qualcosa da fare. Le autorità organizzano la vita e distribuiscono i compiti nel campo. Sono nato nel campo, ma non ho voluto andare in un altro paese, ma arruolarmi nell’esercito e combattere per la nostra indipendenza.”
L’esercito di liberazione del Sahara Occidentale è composto sia di uomini che di donne.
Massinissa Benlakehal è un fotogiornalista algerino che segue per vari media ed agenzie di informazioni la questione del Sahara Occidentale. Indico una sua breve intervista sul tema rilasciata a Al Jazeera (N.d.T.)
Western Sahara: Interview of Massinissa Benlakehal for AJE Interview of Massinissa Benlakehal, freelance journalist, specialized in the Western Sahara issue for Al Jazeera Channel, on March 5 2016.
traduzione di Francesco Cecchini