Sono trascorsi nove anni da quando il debito pubblico italiano era sceso dal 106 % al 103% in rapporto al Prodotto Interno Lordo. A questo risultato erano arrivati Romano Prodi e Tommaso Padoa Schioppa in un solo anno di Governo, senza tanti proclami. Poi il debito ha ricominciato a salire e oggi siamo al 133%. In nove anni è aumentato del 30%.
L’attuale Governo, guidato da Matteo Renzi e con Pier Carlo Padoan al Ministero dell’economia e delle finanze, a due anni dall’insediamento continua a promettere che il debito calerà. Eppure l’andamento dei dati reali sembra in contraddizione con tali reiterati annunci ottimistici.
Per rendersi conto di questa discrepanza, basterebbe analizzare la tabella qui riportata, tratta dal blog vincitorievinti.com, in cui si vede come le previsioni dei Governi che si sono succeduti negli ultimi cinque anni siano state puntualmente smentite dai fatti.
A conferma che le rassicurazioni del Governo abbiano toni propagandistici, è arrivato la scorsa settimana l’autorevole bollettino economico della Banca Centrale Europea, che lascia poco spazio alle interpretazioni di comodo. Gli esperti della BCE, guidata da Mario Draghi, segnalano che “i paesi con alti livelli di indebitamento sono particolarmente vulnerabili a un rialzo dell’instabilità nei mercati finanziari” e “la loro capacità di adattamento a possibili shock avversi è piuttosto limitata”. Di più, gli economisti di Francoforte ricordano che la Commissione UE ha rilevato che otto paesi dell’Eurozona, fra cui l’Italia “sono esposti a rischi elevati per la sostenibilità del bilancio pubblico nel medio periodo” e per questo la BCE sollecita “ulteriori sforzi di risanamento” dei conti. A maggior ragione perché la “ripresa economica nell’area dell’euro sta proseguendo a ritmi inferiori a quelli attesi agli inizi dell’anno sulla scia dell’indebolimento del contesto esterno”.
L’ultimo bollettino della Banca d’Italia, pubblicato il 15 marzo scorso, segnala che il debito pubblico italiano a fine gennaio 2016 è arrivato a 2.191 miliardi di euro: 22 miliardi in più del mese precedente.
Con queste premesse sorge il dubbio che il Governo italiano osservi il debito pubblico come in un disegno di Escher, in cui la scala sembra sempre scendere, ma alla fine ci si accorge che si giunge sempre al punto di partenza: un debito elevato, troppo elevato per continuare a fare promesse prive di fatti concreti.
Quel debito che scende soltanto a parole
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