Pomeriggio intenso e stimolante con il workshop “La sfida della democrazia diretta”, promosso dal Partito Umanista e dal Comitato Più Democrazia a Sesto S. Giovanni alla Sala Sole Luna di Milano.
Introduce Nadia Fanciulli, sottolineando la crisi delle istituzioni democratiche, il tramonto della democrazia rappresentativa e allo stesso tempo la crescente voglia di partecipazione e la necessità di superare l’attuale democrazia formale per arrivare a una democrazia reale. Ricorda la proposta di legge di iniziativa popolare sulla responsabilità politica per cui nel 1998 il Partito Umanista ha raccolto oltre 50.000 firme, con l’individuazione di strumenti di controllo degli eletti da parte degli elettori, fino alla possibilità di revoca della carica per chi non mantiene le promesse elettorali. Mai discussa in Parlamento, ma applicata all’interno del partito come modello di funzionamento a livello internazionale.
Giovanna Ubaldeschi del Partito Umanista offre un’ampia panoramica storica dei vari modelli di governo che si sono succeduti nella civiltà occidentale negli ultimi 1.600 anni, in un processo evolutivo passato dalle monarchie assolute, all’ascesa della borghesia, fino all’attuale democrazia rappresentativa e approfondisce i diversi strumenti di democrazia diretta a disposizione dei cittadini (vari tipi di referendum, revoca del mandato, iniziative popolari, consultazioni ecc). Non si tratta di sostituire la democrazia rappresentativa, ma di integrarla in modo che i cittadini possano esercitare maggiormente la propria sovranità. Viene infine delineato il modello futuro di uno stato coordinatore, con una democrazia reale che potrà subentrare all’attuale sistema autoritario e imperialista basato sull’impero della finanza.
Enea Boria, del Consiglio Nazionale di Programma 101, indica diverse criticità di cui è fondamentale tenere conto, dallo svuotamento della forma partito tradizionale, alla manipolazione dell’informazione e dell’opinione pubblica operata dal potere mediatico, al pensiero unico che privilegia le soluzioni tecniche, così che partiti in teoria contrapposti finiscono per avere lo stesso programma. Si sofferma sull’enorme importanza della scuola pubblica, da anni sottoposta ad attacchi sotto forma di riforme e tagli, anche come strumento di maturazione. Insiste sulla necessità di un movimento politico che inverta la rotta riguardo all’ideologia della disuguaglianza oggi imperante, di un umanesimo nuovo, che ci aiuti a uscire dalla “decrescita infelice” in cui oggi siamo immersi.
Con l’aiuto di slides dettagliate ed esaurienti Dario Rinco del Comitato Più Democrazia a Sesto S. Giovanni porta il tema della democrazia diretta su un terreno pratico, frutto di innumerevoli esperienze sviluppate in Italia (soprattutto nelle regioni a statuto speciale come Trentino e Val d’Aosta), ma anche in altri paesi, come la Germania, la Svizzera e gli Stati Uniti. L’istituto del referendum, già monco in Italia rispetto ad altre realtà, è stato svuotato come strumento di democrazia diretta e ucciso dai partiti stessi, che considerano il cittadino competente solo quando deve votare, ma incapace di decidere su questioni che pure lo riguardano da vicino. Va invece riproposto (senza quorum) insieme a tanti altri strumenti di democrazia diretta che rivitalizzino la politica e facciano tornare protagonisti i cittadini.
Conclude gli interventi Valerio Colombo, segretario nazionale del Partito Umanista, con un discorso di ampio respiro, che tocca l’evoluzione storica degli ultimi secoli fino ad arrivare alle nuove possibilità offerte dalle scienze, dallo sviluppo tecnologico e dall’intelligenza artificiale. Ribadisce la crisi in tutto il mondo della democrazia rappresentativa basata sulla delega, tanto che alcuni parlano di epoca post-democratica, ma afferma che l’evoluzione storica va verso la massima diffusione della sovranità. Oggi questa può sembrare un’utopia, ma d’altra parte una Costituzione come quella italiana sarebbe apparsa tale solo qualche secolo fa. In realtà le condizioni per questo tipo di salto ci sono già, così come le risorse per assicurare a ogni essere umano una vita degna. Se questo non avviene è per motivi di tipo “organizzativo” e politico, non di insostenibilità materiale. In questo contesto va valorizzato al massimo tutto ciò che si sta facendo in termini di democrazia diretta e auto-organizzazione: esperimenti che possono sembrare limitati e senza speranza potrebbero diffondersi e avere enormi conseguenze.
Un concetto ribadito alla fine dell’incontro, in risposta alla domanda di una partecipante indignata per la svendita del referendum sull’acqua pubblica appena operata dal governo Renzi: l’essenziale è non scoraggiarsi e fare rete tra tutte quelle innumerevoli realtà, gruppi e movimenti radicati nel territorio in tutto il paese, basandosi su ciò che unisce e non su ciò che differenzia.