Il verdetto di primo grado emesso oggi [il 24 marzo 2016, NdR] all’Aja dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, in cui l’ex leader serbo-bosniaco Radovan Karadžić è stato giudicato colpevole di genocidio e altri gravi crimini di diritto internazionale, segna per Amnesty International un importante passo avanti in direzione della giustizia per le vittime del conflitto armato della Bosnia ed Erzegovina.
Il Tribunale ha giudicato Radovan Karadžić colpevole di un capo d’accusa di genocidio, di cinque capi d’accusa di crimini contro l’umanità e di quattro capi d’accusa di crimini di guerra per il ruolo svolto durante il conflitto armato, sia individualmente che nell’ambito di un’impresa criminale.
Karadžić è stato condannato a 40 anni di carcere. I suoi avvocati hanno dichiarato che ricorreranno in appello.
“La sentenza di oggi conferma che Karadžić ebbe responsabilità di comando per i più gravi crimini di diritto internazionale commessi sul suolo europeo dalla Seconda guerra mondiale” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
La Corte ha condannato Karadžić in relazione al genocidio di Srebrenica e lo ha inoltre giudicato colpevole di crimini contro l’umanità e crimini di guerra (tra cui tortura, stupro e l’uccisione di migliaia di prigionieri) compiuti con l’obiettivo di rimuovere sistematicamente le popolazioni musulmane e croate da territori rivendicati dai serbo-bosniaci.
La Corte ha poi stabilito che il ruolo di Karadžić nell’assedio di Sarajevo fu così determinante che altrimenti non sarebbe stato possibile terrorizzare l’intera popolazione della capitale bosniaca e sottoporla ad attacchi indiscriminati dal 1992 al 1995.
Karadžić è stato invece prosciolto dall’accusa di genocidio in relazione ai crimini commessi nel 1992 contro le popolazioni musulmane e croate di sette comuni della Bosnia.
Dal 1992 al 1995 Karadžić ricoprì numerosi ruoli di primo piano nella leadership serbo-bosniaca, comandando operazioni contro forze militari e popolazioni civili.
“Oggi è un giorno molto importante per la giustizia internazionale e per le vittime che hanno atteso 13 anni perché Karadžić venisse arrestato e altri otto perché venisse condannato in primo grado” – ha commentato Dalhuisen.
“Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che a più di 20 anni dalla fine della guerra in Bosnia, migliaia di casi di sparizioni forzate restano irrisolti e una deplorevole mancanza di volontà politica blocca ancora l’accesso alla giustizia, alla verità e alla riparazione per le vittime” – ha aggiunto Dalhuisen.
Amnesty International continua a sollecitare le autorità della Bosnia ed Erzegovina a impegnarsi realmente per chiarire la sorte di 8000 persone scomparse durante la guerra e per fornire verità, giustizia e riparazione alle loro famiglie.
Dal 1993, anno della sua istituzione, il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia ha avviato 161 procedimenti giudiziari per crimini commessi in quel territorio. A livello statale, i tribunali della Bosnia ed Erzegovina hanno indagato su soli 1000 casi di sospetti criminali di guerra.