Consiglio Comunale di Milano del 14 marzo 2016
Come si può leggere sui quotidiani oggi verrà chiuso il campo rom di via Idro, fondato 26 anni fa.
Sono intervenuta più volte in proposito e so che questo argomento “non porta voti, anzi, li fa perdere” come mi è stato più volte detto. Pazienza non posso far tacere la mia coscienza.
La presenza degli “zingari” è sempre stato un tema scottante non solo nella nostra città. Che i “diversi”, di ogni genere, creino problemi veri o immaginari è una fatto storico e per i rom basta ricordare la loro presenza ed eliminazione nei vari campi di sterminio nazisti e fascisti.
La nostra amministrazione nei primi tempi ha affrontato questa problematica realtà sociale attraverso la presa in carico dell’Assessorato alle politiche sociali e a quello della sicurezza. Dopo due anni i rom e sinti sono diventati solo un problema di sicurezza, prova ne sia che questo sgombero è stato preparato e annunciato a più riprese dall’assessore Granelli.
Si dirà che una parte degli abitanti di via Idro ha accettato la proposta di trasferirsi nei CAA (centri di Accoglienza Abitativa) o nei CES (Centri di Emergenza Sociale). Che altro potevano fare? E’ stata loro offerta qualche altra alternativa?
Ho saputo che con la stessa cifra che l’Amministrazione corrisponde ad un CAA (fondi ex Maroni) per l’accoglienza di una famiglia per circa sette mesi, si potrebbero collocare le stesse persone per due anni e più in abitazioni “normali” attraverso un contratto privato di locazione con mediazione istituzionale.
Questo è quanto si fa nei paesi del centro e nord Europa.
Questo sarebbe un reale superamento delle “condizioni abitative svantaggiate”.
Perché si sono prorogate, per quasi tutta la durata dell’amministrazione, le convenzioni stipulate dall’accoppiata Moioli – Moratti?
Perché la Caritas e Farsi Prossimo si sono defilati dalla gestione dei Centri di Emergenza Sociale dopo il primo anno? Ci consta che la motivazione sia stata quella di considerare che questo tipo di esperienze non fosse destinata a produrre effetti positivi per l’inclusione delle comunità rom e sinti.
Invito tutti a visitare il CES di via Lombroso: servizi pessimi, spazi ridottissimi e assoluta mancanza di intimità possibile tra chi vive in quel contesto, più simile alla situazione delle carceri da questo punto di vista!
Quale logica sottende l’aver preferito a percorsi di autonomia diretta l’affidamento alla presa in carico del terzo settore persino per la sola ospitalità abitativa?
Tutti abbiamo ricevuto l’appello rivolto “ai politici” per il rispetto dei diritti umani anche dei rom di via Idro.
Spero che quel testo ci serva per un ripensamento collettivo su che cosa significa “inclusione”, rispetto dei diritti umani, dignità di tutte e tutti.
Ancora una volta viene in mente la riflessione di Judith Butler in occasione del conferimento del premio Adorno che ha per titolo :”A chi spetta una buona vita?” dove tra l’altro viene ricordato come per Hannah Arendt solo la vita buona rende la vita degna di essere vissuta. Ecco, presidente, io penso che compito della politica sia quello di operare perché la vita di tutte e tutti sia una vita degna di essere vissuta.
Presidente, mi permetta di esprimere qui, pubblicamente, la mia solidarietà alla consigliera di zona e candidata sindaco Patrizia Bedori. I commenti e le considerazioni offensive che le sono state rivolte dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che viviamo in un paese in cui il maschilismo ha raggiunto livelli preoccupanti e vergognosi.
Patrizia Bedori non ha bisogno di alcuna difesa poiché ha risposto degnamente sulla sua pagina di facebook. Voglio solo esprimerle la mia comprensione e vicinanza, oltre al rammarico che all’unica candidata donna sia stato, nei fatti, impedito di concorrere per il posto di sindaco di questa città.