Bassano diventò Bassano del Grappa nel 1928, dieci anni dopo la fine del grande massacro 15-18, per decisione del governo fascista. Dopo Caporetto, ottobre 1917, Bassano fu rifugio per soldati e civili incalzati dall’avanzata austro-ungarica, o cominciò ad essere invasa da migliaia di soldati provenienti dal Cadore, dalla Carnia e da ogni dove, senza alcun controllo, disordinatamente, in rotta completa. La città divenne prima linea. La tenuta del fronte sul Monte Grappa, che costò circa 22.000 feriti e 70.000 morti risparmiò l’invasione, ma diventata zona di guerra pagò un prezzo alto; fu bombardata nel dicembre del 1917, con danni al centro storico, e morti.
Dopo Caporetto gli austriaci, raggiunsero la valle del Brenta, occuparono San Marino e le loro artiglierie bombardarono i paesi della Valle e Bassano. Molti iniziarono ad abbondonare la città, andando a sud. La pioggia cadeva in continuazione e rendeva ancora più tragica le scena di lunghe file di uomini, carri e bestie che se ne andavano. Le artiglierie nemiche a pochi chilometri in linea d’aria da Bassano, lanciavano granate ininterrottamente. Furono colpiti Sant’Eusebio, Campese e i colli della Ss. Trinità. Il 21 dicembre piovvero granate per ore.
Il 26 dicembre partirono dalla stazione di Bassano 1300 persone per fuggire quell’’inferno, recando con sé solo quello che serviva per non morire di freddo, era pieno inverno. Alla fine di quel mese, se ne andarono almeno 7000 persone. Al termine del conflitto si contarono 30 incursioni aeree su Bassano e dintorni con 527 bombe sganciate, 330 morti, quasi tutti militari, e 250 case distrutte o danneggiate.
Il documentario Cieli rossi – Bassano in guerra di Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon racconta questa drammatica vicenda. Le parole che raccontano sono di Marco Mondini dell’Università di Padova che conosce bene il grande massacro 15-18. La narrazione è scrupolosa, da Sarajevo alla drammatica vicenda di Bassano. Il pregio è quello di dare una visione non celebrativa e retorica di quel pezzo di storia. Attraverso il massiccio ricorso a materiali d’archivio (filmati e, soprattutto, foto) il documentario colmare le distanze tra noi, che il Grande Massacro 15-18 non l’abbiamo vissuto e i luoghi di quell’inferno. Le fotografie e i filmati dell’archivio storico di Bassano del Grappa e dalla Fondazione Museo Storico del Trentino, sono accompagnate da frammenti di diari e lettere di persone che hanno vissuto direttamente quel massacro. Tra questi Ernest Hemingway e John Dos Passos, arruolati nell’American Red Cross. Alle foto e ai filmati in bianco e nero si alternano moderne riprese di Bassano e del Monte Grappa effettuate coi droni, immagini che esaltano la bellezza di quei luoghi che cent’anni fa furono testimoni di quella carneficina.
Sul Monte Grappa ci fu anche la fucilazione di un soldato italiano per intesa con un soldato austriaco. Il documentario non lo racconta, ma colgo l’occasione per farlo. La fucilazione avvenne nel febbraio del 1918 e fu raccontata da un testimone, Gastone. La brigata Massa Carrara stava difendendo le posizioni a Cima Pertica. Le trincee italiana e austriaca erano molto vicine 4 o 5 metri. A volte soldati nemici erano allo scoperto senza segni ostilità. Un giorno l’attendente italiano di un ufficiale medico portò il rancio in trincea e mentre mangiava un pezzo di pane un soldato austriaco disse:”Talian, fame!”. Il fante spezzo il pane è lo lancio nella trincea nemica. Dall’osservatorio del comando superiore il gesto fu visto, fu dato l’allarme e il sodato venne immediatamente fucilato, vicino a Cason Pertica.
Pressenza è promotrice di un’azione per la riabilitazione dei fucilati e decimati durante il grande massacro 15-18. Segnalo il link con l’appello.
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