Amburgo, con i suoi 1,8 milioni di abitanti, è dopo Berlino la città più popolata della Germania, ed è anche una delle città più ricche del paese grazie al suo porto, il maggiore della Germania e il secondo nell’Unione Europea. Ma per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’attenzione alla sostenibilità ambientale non occorre essere “ricchi” o essere una città-stato e si fregia ufficialmente del titolo di Freie und Hansestadt Hamburg come Amburgo, basta il buon senso di un’amministrazione comunale. Così, grazie al governo locale guidato dal 2011 da Olaf Scholz, già Ministro del lavoro e degli affari sociali della Germania e segretario della SPD, Amburgo mira adesso a diventare una città modello nella gestione dei rifiuti e lo fa attraverso le 150 pagine di una nuova guida, entrata in vigore a fine gennaio 2016, per la salvaguardia dell’ambiente cittadino.
La città tedesca ha così da un mese misure senza precedenti tra gli standard ambientali europei: principi ecologici che dovranno essere adottati da tutte le realtà che offrono dei servizi in città o partecipano a bandi pubblici. Per dare il buon esempio il cambiamento è partito proprio dalle sedi dell’amministrazione comunale dove, oltre a norme rigorose per la riduzione dei rifiuti e il risparmio energetico, si procederà ad effettuare le pulizie soltanto con detergenti senza cloro e altamente biodegradabili. Ma la guida comprende regole da seguire e raccomandazioni tecniche, “come quelle per l’acquisto di attrezzature a led per i sistemi interni ed esterni di illuminazione, per i dispositivi a basso consumo energetico negli uffici” e indicazioni per gli stili di vita più sostenibili per l’organizzazione aziendale del pubblico e del privato, come ad esempio, “mettere a disposizione dei dipendenti delle flotte di bici o degli abbonamenti per il trasporto pubblico in sostituzione delle auto”. Bandite, inoltre, le capsule per il caffè e le posate di plastica non compostabili o le bottigliette di plastica per l’acqua, in favore di borracce in materiale riciclabile da riempire nelle fontane quasi onnipresenti in città.
La lista dei prodotti raccomandati e sconsigliati dalle nuove line guida è destinata ad allungarsi nel tempo e si spinge fino a chiedere ai cittadini tutti, “di valutare se quello che intendono acquistare sia davvero necessario”, ma, in ogni caso, “di valutarne il costo e l’impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita”. Una vera rivoluzione, che prelude a un passo in più: norme ecologicamente più stringenti anche in fase di produzione dei beni di consumo. Se le raccomandazioni attuali, infatti, sono solo soluzioni ecologiche a problemi in qualche modo subiti da città e cittadini, l’obiettivo è di ampliare le indicazioni rivolte soprattutto al settore produttivo e alle condizioni di fabbricazione, per intervenire a monte del problema e produrre, ancor prima che consumare, in modo più sostenibile.
Insomma, Amburgo prosegue nella diffusione di una vera cultura ecologica iniziata già da diversi anni anche nel settore della mobilità. Nonostante le caratteristiche di città portuale con una grande mole di traffico commerciale che rendono particolarmente complessa una gestione del territorio ispirata alla sostenibilità e alla vivibilità urbana, negli ultimi anni le misure adottate nel campo dei trasporti hanno condotto ad una riduzione del livello di emissioni atmosferiche inquinanti e ad un miglioramento del servizio di trasporto pubblico e della mobilità urbana sostenibile con piste ciclabili, autobus ad idrogeno e taxi elettrici. Tutto ciò, unito ad iniziative mirate all’efficienza energetica, alla tutela ambientale e climatica e in generale ad un’attività efficace di pianificazione urbana ha permesso alla città di Amburgo di ricevere già nel 2011 il premio European Green Capital della Commissione Europea. In attesa che anche qualche grande città italiana, magari tra quelle assediate dall’inquinamento delle polveri sottili di riscaldamenti, traffico, aeroporti e inceneritori, prenda spunto da Amburgo e si ponga quale modello nazionale ecologico e sostenibile, a noi non rimane che guardare all’estero?
Non per forza. In Italia esistono molte realtà che stanno diventando esempi virtuosi di amministrazioni cittadine, anche se il fenomeno sembra ancora limitato ai piccoli comuni. Come ci racconta dal 2005 l’Associazione Comuni Virtuosi “sì può fare” anche nel Belpaese, con ottimi risultati e pochi fondi. Qualche esempio? Il più recente è legato all’esperienza pionieristica del Comune di Massarosa (LU), relativamente al progetto da poco inaugurato “Bike to work”, dove l’uso degli introiti derivati dalle infrazioni del codice della strada è stato impiegato per stimolare l’uso della bicicletta nei percorsi casa lavoro. “Massarosa, che premiammo qualche anno fa come il comune più virtuoso d’Italia, – ha spiegato l’associazione – si è messo in gioco rispetto a un tema, la mobilità sostenibile, dove gli enti locali italiani scontano purtroppo un notevole ritardo rispetto al resto d’Europa”. Ma in questo caso, proprio grazie all’associazione che ha in questi anno raccontato e rilanciato storie e progetti virtuosi come quello di Massarosa, “l’esperimento riuscito si fa esempio utile che mette in moto quella giusta dose di curiosità ed empatia che ha portato all’emulazione”. A chiedere informazioni ed indicazioni è stato il comune virtuoso di Appignano (MC) e “L’amministrazione di Massarosa si è prestata con intelligenza a questa operazione di condivisione dal basso. Consulenza gratuita a costo zero, esperienza che si fa modello da replicare” ha concluso l’Associazione Comuni Virtuosi. Forse non siamo poi così distanti da Amburgo.
Alessandro Graziadei