“No alla guerra in Siria!” è il titolo dell’appello pubblicato dalla piattaforma creata ad Ankara per la Libertà di Pensiero, cui hanno aderito più di duecento personalità della cultura, artisti e attivisti, tra i quali uno dei redattori dell’agenzia di stampa T24 e presidente dell’Associazione dei Giornalisti Indipendenti P24, Hasan Cemal, la scrittrice e sociologa Oya Baydar e il politologo Baskın Oran.

Di seguito il testo integrale dell’appello:

L’attuale governo è arrivato a dichiarare propri nemici tutti gli attori pensabili nella crisi siriana, tanto a livello regionale quanto globale: Assad, il PYD, la Russia, gli Stati Uniti, l’Unione Europea etc.

Da una parte denuncia alla NATO la violazione delle regole di ingaggio da parte della Russia, di cui ha abbattuto un aereo, dall’altra presenta domanda di adesione all’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (di cui la Russia è membro) e annuncia la propria alleanza con Arabia Saudita e Qatar.

Il governo ha permesso che gli aerei sauditi utilizzassero la base di İncirlik e si parla della possibilità che un corpo d’armata saudita di 150.000 uomini occupi la Siria passando per il territorio turco. Si vanta di tenere sotto il fuoco delle proprie armi speciali i curdi siriani, (proprio come fa con quelli turchi), anche se non riesce a far decollare i propri caccia per paura che la Russia li abbatta.

In una situazione simile nessuno obbliga la Turchia a entrare in guerra. Per la prima volta in novant’anni di storia repubblicana, il governo ha teso da sé una simile trappola e fa di tutto per caderci volontariamente. Non permetteremo che Recep Tayyip Erdoğan trascini il paese in una guerra sporca che lo sconvolgerebbe, non permetteremo che faccia oggi quel che non gli è riuscito il 1° marzo 2003, quando il Parlamento turco respinse la proposta di entrata in guerra fortemente voluta dall’allora capo del governo.

Non accetteremo che i figli del popolo vengano mandati a morire, quando i figli di chi comanda non devono nemmeno fare il militare!

In caso contrario sarà l’intera Turchia a chiederne conto!

Iniziativa per la Libertà di Pensiero di Ankara

 

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