La proposta di legge di “Un’altra difesa possibile” assegnata alla discussione delle Commissioni della Camera dei Deputati grazie anche alla presentazione di una Proposta di Legge di Iniziativa parlamentare
La proposta di Legge per l’istituzione ed il finanziamento del Dipartimento della Difesa civile non armata e nonviolenta, che costituisce uno dei punti di forza della Campagna “Un’altra difesa è possibile”, sostenuta dalle 6 Reti promotrici (Conferenza nazionale Enti di Servizio Civile, Forum Nazionale Servizio Civile, Rete della Pace, Rete italiana disarmo, Sbilanciamoci!, Tavolo interventi civili di pace) è ora arrivata nel Parlamento italiano sia con la forma di legge di iniziativa popolare sottoscritta da 53.000 cittadini, sia grazie all’iniziativa di sei deputati (Marcon di Sinistra italiana, Zanin del Partito Democratico, Basilio del Movimento 5 Stelle, Sberna del Centro democratico, Artini di Alternativa libera e Civati di Possibile) che hanno presentato lo stesso testo (Pdl n. 3484), rendendo possibile un sollecito avvio dell’iter istituzionale. Spetta ora ai partiti, ai gruppi parlamentari, ai singoli deputati il compito di discutere e votare, prima in Commissione (il testo è stato già assegnato alle Commissioni Affari Costituzionali e Difesa) e poi in Aula, l’istituzione del Dipartimento per la Difesa civile, con pari dignità della difesa militare.
La Campagna dei movimenti per la pace, la nonviolenza, il disarmo, il servizio civile, attiva con gruppi territoriali presenti e coordinati in tutte le regioni italiane, dopo i sei mesi impiegati per la raccolta firme con banchetti e gazebo, entra ora nella “fase 2”, quella più politica di stimolo e sollecito nei confronti dei rappresentanti istituzionali sui contenuti specifici della Legge: i corpi civili di pace, il Servizio Civile, la Protezione civile, l’Istituto di ricerche per la pace ed il disarmo. Da oggi i nostri gruppi locali inizieranno una pressione costante sui Deputati del proprio territorio affinché anch’essi sottoscrivano la proposta di Legge n° 3484 e si facciano portatori della richiesta di discussione del testo in sede di Camera dei Deputati. Come la società civile ha dato modo di credere in questo cammino desideriamo che anche i gruppi politici e gli esponenti parlamentari si facciano carico di questa scelta epocale ed innovativa.
Obiettivo della Campagna è ridefinire i concetti di difesa, sicurezza, minaccia, dando centralità alla Costituzione che “ripudia la guerra” (art.11), afferma la difesa dei diritti di cittadinanza ed affida ad ogni cittadino il “sacro dovere della difesa della patria” (art. 52).
Dichiarazioni dei referenti di Campagna e delle Reti promotrici della Campagna:
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento e coordinatore della Campagna
“Per poter costruire la pace bisogna prima fermare la guerra, senza rinunciare alla difesa della vita, delle comunità locali, dei diritti umani. E’ quello che vogliamo contribuire a fare con la proposta politica della Difesa civile non armata e nonviolenta. Non fare nulla per cercare un’alternativa possibile alla difesa armata, che è il preludio della guerra, significa essere corresponsabili di morti e profughi. E poi ci stupiamo e non sappiamo gestire le masse di disperati che fuggono dalle guerre e cercano rifugio in Europa? Sarà una vittoria di tutti quando il Parlamento italiano deciderà di dare piena e vera attuazione alla nostra Carta costituzionale con il riconoscimento giuridico, politico e finanziario della Difesa civile. Sarà un passo concreto di pace e civiltà”.
Sergio Bassoli, di Rete della Pace
“L’opinione pubblica deve sapere che dal 2007 ad oggi con i decreti missione internazionali di pace, lo stato italiano ha investito circa 8,7 miliardi di Euro, così distribuiti: 0,08% per azioni con e per la società civile in aree di conflitto, 0,94% in azioni di aiuti umanitari, 0,49% in cooperazione multilaterale e bilaterale, ed il restante 94% in spesa militare. Le cifre si commentano da sole. Dobbiamo cambiare l’approccio culturale e politico del nostro paese se vogliamo diventare attori credibili di pace e di convivenza. Meno scarponi sul terreno e droni che volano e più mani che si stringono e che lavorano insieme per difendere la democrazia ed allontanare gli spettri di nuove guerre e del terrorismo. ”
Martina Pignatti, per il Tavolo Interventi Civili di Pace
“In Italia sta per partire con grande difficoltà una sperimentazione triennale di corpi civili di pace in seno al servizio civile, ma le istituzioni hanno definito una cornice limitata che renderà difficile per l’associazionismo italiano dimostrare l’efficacia degli interventi nonviolenti in zone di conflitto. Per questo la definizione di una infrastruttura di pace in cui collocare tra qualche anno gli operatori italiani di peacebuilding è necessaria e va approntata con urgenza”
Licio Palazzini, Presidente Cnesc
“Operando ogni giorno con i giovani attraverso il Servizio Civile Nazionale, è grande la necessità di esperienze culturali che rendano visibile e concreta l’azione di Pace del Servizio Civile. Forte è l’impegno giovanile ma anche lo sconforto e l’influenza di cattivi maestri che ripropongono la violenza come soluzione. Le istituzioni e il Governo Renzi le vogliamo da questa parte del futuro”.
Enrico Maria Borrelli, Presidente Forum Nazionale Servizio Civile
“La delicatissima situazione internazionale ci restituisce con preoccupante evidenza quanto la pace sia un processo da costruire e non da perseguire con azioni di forza. Al pari di come crescono in altri paesi e in altre culture forme di estremismo ed intolleranza coltivate con l’educazione dei popoli, noi dobbiamo imparare ad educare alla pace le nuove generazioni affinchè crescano nei valori della tolleranza, del rispetto, dei diritti umani e civili. La strada che noi indichiamo con questa proposta di legge è quella di coinvolgere i cittadini in azioni di solidarietà, di educazione e promozione culturale, di impegno attivo verso la comunità e a favore dei singoli. Questo è per noi il modello di difesa più efficace, quello che si preoccupa di prevenire i conflitti sociali, di avvicinare le differenze culturali e religiose, di tutelare i diritti dei più deboli. Educhiamo i cittadini a tutto questo e garantiamo al futuro di questo paese una pace duratura”.
Francesco Vignarca, Coordinatore Rete Italiana per il Disarmo
“La Rete Italiana per il Disarmo si occupa da anni di sottolineare la problematicità e gli sprechi delle spese militari, che drenano molte risorse del nostro Paese verso strutture incapaci di risolvere i conflitti a livello internazionale. Non è per solo una problema di fondi ma di impostazione generale ed è ora quindi che il nostro Paese, con una scelta coraggiosa ed innovativa, si doti di strumenti migliori per affrontare le problematiche mondiali del nostro tempo. Finché non sarà a disposizione delle nostre istituzioni anche una scelta possibile di azione non armata e nonviolenta sarà facile il ricatto di chi chiede soldi per le strutture militari e per le armi”.