Muntazar al-Zaydi, chi è costui? È un giornalista iracheno, sciita, nato nel 1979. Ha lavorato dal 2005 per la tv araba al-Bagdadiyya del Cairo. Ha una laurea in scienza della comunicazione presa nell’università di Bagdad. È divenuto famoso perché il 14 dicembre del 2008 a Baghdad, tirò le sue scarpe in faccia all’allora presidente americano George Bush durante una conferenza stampa che egli teneva insieme al primo ministro iracheno Nuri al-Maliki (Vedi filmato). Fu un gesto che fece scalpore. In Iraq c’era la guerra dal 2003. I morti si contavano già allora a milioni. Le immagini di quella scena fecero, in pochi minuti, il giro del mondo. Milioni di persone nel mondo, me compreso, si immedesimarono con quel giornalista e si rammaricarono per il fatto che egli, per due volte, mancò, per pochi centimetri, il bersaglio. Quel gesto costò al giornalista una dura condanna e, soprattutto, pesanti torture durante tutto il periodo della sua detenzione che terminò il 15 settembre del 2009.
Le scarpe in faccia che ci vorrebbero!
-
Lanciando quelle scarpe Muntazar al-Zaydi chiamò “cane” il presidente Bush e disse due frasi. Sulla prima scarpa gridò: «Questo è un bacio d’addio da parte del popolo iracheno, cane!». Sulla seconda scarpa gridò: «Questo è per le vedove, gli orfani e tutti quelli che sono stati uccisi in Iraq!». Due “dediche” che non hanno bisogno di grandi spiegazioni e che rappresentano bene l’indignazione che la guerra suscita in ogni essere umano che non abbia perso la sua umanità.
Mi è ritornato alla mente quell’episodio, che fa parte a pieno titolo della “terza guerra mondiale a pezzi” che stiamo vivendo dall’11 settembre del 2001, perché il prossimo martedì 2 febbraio a Roma si terrà una conferenza stampa di quello che una volta si chiamavano gli “amici della Siria” e che ora hanno cambiato nome in “small group”. Si tratta di 24 paesi fra cui Arabia saudita, Iraq, Emirati, Francia, Kuwait, Qatar, Regno Unito, Turchia, Usa, Italia…. «Insomma – scrive Marinella Correggia – proprio quei soggetti, diciamo Nato/Golfo (più i satelliti), che individualmente o in forma aggregata sono stati determinanti nel far esplodere l’atroce fenomeno autodefinentesi Stato islamico o Califfato, in sigla Isis o Is o Isil». (Vedi link)
La Conferenza stampa sarà tenuta dai due ministri degli esteri di Italia, Paolo Gentiloni, e degli USA, Jhon Kerry che copresiederanno l’incontro.
La conferenza stampa è “blindata” non solo dal punto di vista della sicurezza e degli uomini e dei mezzi posti a difesa della Farnesina, sede del ministero degli esteri Italiano, ma anche perché i giornalisti faranno in sostanza da comparsa, serviranno a rendere “democratico” ciò che non lo è affatto. Nessuno potrà fare domande. Sono previste solo due domande fatte da due grandi giornali già individuati.
Lor signori, quelli che insieme agli USA ritengono di essere i padroni del mondo, ci faranno sapere che cosa le loro graziose maestà imperiali hanno deciso in merito al conflitto in Siria che va avanti dal 2011. Il tema dell’incontro è stato definito come «Riunione ministeriale della Coalizione Globale anti-Daesh/ISIL». Ce ne sarebbero di domande da porre ma nessuno potrà farlo. Le due domande previste saranno molto probabilmente già state concordate. Saranno domande banali e ci saranno risposte banali. Il tutto finalizzato alla guerra. Aria fritta. Nessuna difficoltà avranno Gentiloni e Kerry a rispondere. Copione già scritto, ma non ci sarà nulla da ridere. Sarà una sceneggiata di cui i giornalisti saranno comparse.
Non sapremo mai che cosa i paesi presenti si diranno effettivamente, sia perché in queste conferenze stampa non si racconta mai la verità, sia perché non ci sarà alcun giornalista che potrà porre neppure una delle domande che sarebbe lecito porre a lor signori. Neppure la più banale che può essere questa: «ci spiegate come facevate a chiamarvi amici della Siria se poi avete scatenato una guerra che ha già fatto milioni di profughi e alcune centinaia di migliaia di morti? Cosa è l’amicizia per voi? I vostri amici li pigliate a bombe in faccia?».
Non ci saranno domande scomode da parte di alcuno, né ci saranno giornalisti che tireranno le loro scarpe in faccia ai due ministri che compariranno davanti ad una platea di giornalisti usati come comparse scendiletto della loro sceneggiata. Nessuno tirerà scarpe in faccia né fisicamente né tanto meno metaforicamente. Nessuno darà del “cane” a Gentiloni o a Kerry, nessuno chiederà loro conto dei vari milioni di morti che la politica di guerra degli USA ha prodotto nel mondo dall’11 settembre 2001 con le guerre in Afghanistan, in Iraq, in Libano, a Gaza, in Libia, in Siria, in Mali, in Ucraina e nel Dobass e per ultimo in Yemen. Nessuno chiederà conto dei profughi, delle centinaia di migliaia di morti, soprattutto bambini, uccisi dalle bombe o affogati nel Mediterraneo. Nessuno chiederà loro conto delle vendite di armamenti ai regimi del Golfo Persico o altri regimi dittatoriali e di come queste armi siano poi finite nelle mani dei cosiddetti terroristi, e di come l’esercito di questi terroristi si sia potuto rafforzare con i cosiddetti Foreing Fighters provenienti dall’Europa o dagli stessi USA, attraversando tutte le frontiere dei paesi Nato senza alcun ostacolo. L’espressione Foreing Fighters di solito viene tradotta con “combattenti stranieri” ma, più opportunamente, bisognerebbe chiamarli “soldati di ventura”, mercenari che si vendono al miglior offerente. Si tratta cioè di persone (e come è difficile usare questo termine associato a chi fa il mestiere delle armi) che sono guidati solo dalla voglia di uccidere e che hanno come unico dio solo il denaro. Nulla a che vedere con una qualsiasi religione, quale l’islam o il cristianesimo o quant’altro esiste nel panorama religioso mondiale.
Nessun giornalista italiano potrà chiedere conto delle migliaia di bombe costruite in Sardegna e da li partite, proprio nelle ultime settimane, alla volta dell’Arabia Saudita per il bombardamento dello Yemen, dove sono stati colpiti anche gli ospedali di Medici senza Frontiere. Nessuno chiederà conto degli affari che stanno dietro la guerra in corso e di come questi affari, leggasi petrolio, hanno nulla a che vedere con gli interessi dei popoli o con le loro legittime aspirazioni alla democrazia e alla libertà. Nessuno potrà porre domande sulla violazione, oramai costante, dello statuto dell’ONU che da organismo per salvaguardare la pace nel mondo si è trasformato in notaio delle guerre.
I “giornalisti” presenti non avranno la possibilità di proferire parola. “Scendiletto e servi site stati finora e dovete continuare ad esserlo”, questo in sostanza diranno Gentiloni e Kerry a chi il 2 febbraio sarà presente a Roma al ministero degli esteri.
Il 2 febbraio a Roma non ci sarà nessun lanciatore di scarpe, ne siamo certi. Ne ci saranno giornalisti o giornali mainstream che il giorno dopo si permetteranno di lanciare scarpe metaforiche contro un potere, quello Statunitense e di quei paesi suoi lacchè, che si sta comportando come ed anche peggio di quello che hanno fatto in Europa i nazisti e i fascisti negli anni ’30 del secolo scorso.
Avremmo bisogno di lanciatori di scarpe, Dio solo sa quanto ne avremmo bisogno. Avremmo bisogno di giornalisti che ogni giorno facessero le pulci alle notizie false, che provengono dagli stati maggiori impegnati nella guerra, e ricercassero la verità e aiutassero la gente a prendere coscienza. Avremmo bisogno che ogni giorno ci fossero giornalisti che coprissero di disprezzo gli esponenti politici di governo o di opposizione che hanno venduto la loro anima ai mercanti di armi e che hanno sulla loro coscienza, ammesso che ne abbiano mai avuta una, i milioni di morti che da troppi secoli e da troppi decenni stanno insanguinando la nostra storia.
Io invidio quanti riescono a dire il loro sdegno per la guerra con parole meno crude di quelle che io, rozzo ed incolto apprendista giornalista, riesco a dire. Li invidio sinceramente. Ma c’è il momento nel quale si devono tirare scarpe in faccia, anche se solo metaforicamente, a chi fa della prepotenza, della violenza, della guerra il suo tratto sistematico di cui pagano le conseguenze milioni di esseri umani innocenti. E quel momento è ora! La conferenza di martedì 2 febbraio sarà, infatti, un momento di svolta della “terza guerra mondiale a pezzi” e a pagarne le conseguenze non saranno i cosiddetti “terroristi” ma milioni di persone innocenti, soprattutto bambini.
Ai giornalisti seri non resta da far altro che disertare le conferenze stampa come quelle di martedì prossimo o, se si decide di partecipare, fare come Muntazar al-Zaydi, anche se solo metaforicamente, limitandosi ad innalzare un cartello, che forse sarebbe più plateale se lo facessero tutti i presenti, con la foto di un grosso scarpone chiodato e la dicitura “vi meritate solo scarpe in faccia perché siete delle merde assassine”. Se ci dovesse essere poi qualcuno che voglia fare proprio come ha fatto Muntazar al-Zaydi, per piacere per lo meno si alleni prima a centrare il bersaglio.
Noi, nel nostro piccolissimo, per ora la nostra scarpa in faccia, metaforica, l’abbiamo scagliata. E tu che leggi cosa aspetti a farlo anche tu?
Giovanni Sarubbi