Attivisti di Greenpeace hanno bloccato questa mattina l’accesso al centro conferenze dove sino al prossimo 27 febbraio è previsto un nuovo round di trattative a porte chiuse tra Stati Uniti e Unione europea sul TTIP, il Partenariato transatlantico su commercio ed investimenti. Trenta attivisti si sono incatenati all’ingresso del palazzo in cui si terranno le negoziazioni, mentre alcuni climber hanno aperto sulla facciata dell’edificio un grande banner che raffigura il TTIP come una strada senza uscita, un vicolo cieco per l’Europa.
Secondo l’organizzazione ambientalista il TTIP è una minaccia per la democrazia, la protezione dell’ambiente, gli standard di sicurezza sulla salute, le condizioni dei lavoratori, a tutto vantaggio delle multinazionali, a cui verrebbe dato un potere senza precedenti.
«Questo accordo non riguarda il commercio, bensì il trasferimento di potere decisionale dalle persone alle grandi multinazionali», afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile e Progetti Speciali di Greenpeace Italia. «Quelle che la Commissione europea chiama barriere al commercio sono di fatto misure di sicurezza che tengono lontani OGM e pesticidi dal cibo che mangiamo e le sostanze tossiche dall’aria che respiriamo. Le negoziazioni a porte chiuse di questi giorni vorrebbero indebolire questi standard di sicurezza e massimizzare il profitto delle multinazionali, non importa con quali costi per persone e ambiente. È nostra responsabilità denunciare tutto questo e dare voce ai milioni di persone che si oppongono al TTIP».
Negoziatori della Commissione Europea e del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti hanno in programma cinque giorni di trattative su un particolare e controverso aspetto del TTIP, che permetterebbe a investitori stranieri di sfidare le norme che difendono cittadini e ambiente, anche per aspetti come il cibo, l’inquinamento chimico e l’energia. Lo schema proposto dalla Commissione – conosciuto come Investment Court System (ICS) – darebbe a una “Corte di Investimenti” priorità rispetto ai paesi per difendere interessi privati degli investitori. L’ICS potrebbe:
- istituire un sistema giudiziario privilegiato che consentirebbe alle multinazionali di bypassare le corti nazionali;
- consentire ai giudici dell’ICS, che non sarebbero assegnati permanentemente a questa corte, di accettare incarichi dalle aziende private, sollevando serie preoccupazioni su possibili conflitti di interessi;
- consentire trattamenti preferenziali per aziende straniere rispetto a quelle locali o nazionali;
- violare i principi democratici e il diritto dei governi ad adottare e applicare leggi;
- avere un effetto deterrente per le autorità pubbliche, scoraggiandole ad adottare e far rispettare norme di interesse pubblico, per paura di essere perseguite.
«L’istituzione di una corte speciale a protezione dei profitti delle aziende private è una seria minaccia per la democrazia», dichiara Andrea Carta, consigliere legale di Greenpeace European Unit. «Quanto proposto dalla Commissione sarebbe a tutto svantaggio del commercio locale e minaccerebbe il diritto dei governi di adottare leggi a tutela dei cittadini e contro gli interessi delle multinazionali. Le stesse regole applicate per chiunque altro devono valere anche per queste ultime», conclude Carta.
L’obiettivo del TTIP è quello di abbattere le cosiddette barriere al commercio tra Stati Uniti e Unione europea e proteggere gli investimenti esteri prima di ogni altra cosa. Con tariffe sul commercio transatlantico già molto basse, il focus delle trattative è rimuovere quelle barriere “non tariffarie” da leggi e regolamentazioni in quasi tutti i settori dell’economia, dall’agricoltura all’industria tessile, dall’informatica al settore bancario.
Milioni di persone hanno già firmato la petizione per fermare questo accordo, scegliendo di difendere gli standard europei sulla sicurezza del cibo, l’uso di sostanze tossiche, l’assistenza sanitaria e i diritti dei lavoratori.
Link a petizione di Greenpeace per fermare il TTIP
Approfondimento: domande e risposte sul TTIP