Migliaia di uomini, donne e bambini sono bloccati tra Grecia e Balcani dopo l’improvvisa imposizione di nuove, arbitrarie restrizioni per i rifugiati afghani lungo la rotta balcanica. A queste persone, bloccate alle frontiere, non viene data alcuna informazione, l’assistenza umanitaria è quasi nulla e sono a rischio di violenza e abusi.
“Abbiamo denunciato più volte le conseguenze umanitarie di questo effetto domino alle frontiere, ma i governi europei continuano a inventare criteri nuovi e arbitrari con l’unico scopo di ridurre il flusso di persone sulla rotta balcanica, a qualunque costo e senza alcuna considerazione dei loro bisogni umanitari” ha detto Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di MSF per la migrazione. “Il fallimento dei governi europei nel trovare risposte collettive e umane sta producendo caos, arbitrarietà e discriminazione.”
Le prime restrizioni sono state attuate a novembre, quando la possibilità di muoversi lungo i Balcani è stata limitata alle sole persone di nazionalità siriana, irachena o afgana. Ma nel fine settimana, le autorità della Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia (FYROM), Serbia, Croazia, Slovenia e Austria hanno implementato una nuova serie di criteri per ridurre ulteriormente il flusso di rifugiati e migranti nei loro territori. Per esempio agli afgani, che rappresentano fino al 30% degli arrivi in Grecia, viene ora impedito di attraversare sia la frontiera tra Grecia e FYROM, sia la frontiera tra FYROM e Serbia.
Bloccati o respinti
Martedì 23 febbraio a 60 afgani, a cui le autorità serbe avevano detto di rientrare nella FYROM per essere registrati, è stato negato l’accesso sia alla FYROM sia alla Serbia. Oggi sono bloccati in una terra di nessuno tra i due paesi senza alcun accesso a organizzazioni di protezione come l’UNHCR.
Nel frattempo a centinaia di persone, tra cui donne e bambini, è stato impedito di passare dalla Serbia alla Croazia, mentre altre sono state respinte in Serbia dalla Croazia e dalla Slovenia. Circa 1000 persone nel fine settimana erano bloccate alla frontiera serba senza alcuna informazione attendibile e con scarso accesso perfino a un’assistenza di base.
“Le persone vengono spinte avanti e indietro tra le frontiere senza informazioni chiare sui loro diritti o su quanto accadrà domani” spiega Stephane Moissaing, capomissione di MSF in Serbia. “Per esperienza sappiamo che verranno sospinti verso reti di trafficanti e rotte pericolose, esposti al rischio di abusi e violenze.”
Martedì, le équipe di MSF a Policastro hanno visto la polizia greca prendere a calci dei rifugiati afghani, tra cui donne e bambini, perché rifiutavano di salire su un pullman che li avrebbe riportati forzatamente ad Atene. Questo incidente è un altro inaccettabile esempio dell’aumento della violenza di cui le équipe di MSF sono testimoni da quando, a novembre, sono state attuate le prime restrizioni alle frontiere. Da allora, i medici di MSF in Serbia hanno visto un crescente numero di pazienti che raccontano di essere stati vittime di abusi per mano di trafficanti e polizia. A Idomeni, alla frontiera tra Grecia e FYROM, le équipe di MSF hanno curato più di 100 persone con ferite dovute a violenza, tra cui morsi di cane, che hanno detto di averle subite da parte della polizia.
Una situazione insostenibile, con drammatiche conseguenze umanitarie
Non potendo entrare nella FYROM, centinaia di afgani vengono spediti da Idomeni ad Atene, dove le strutture di accoglienza sono già al limite. L’afflusso crescente nel nord della Grecia ha creato un affollamento anche nel porto del Pireo, vicino ad Atene. Le persone che arrivano al porto non possono più procedere verso nord e non ottengono informazioni sulle alternative possibili.
“La situazione è già insostenibile e nei prossimi giorni potrà solo peggiorare” afferma Marie Elisabeth Ingres, capomissione di MSF in Grecia. “La Grecia ha la capacità di ospitare circa 3.700 persone sulla terraferma, di cui circa 1.000 posti sono per le persone in transito. Il governo sta costruendo due campi presso Atene e Salonicco, ma non è ancora chiaro come verranno gestiti. In assenza di un realistico piano d’emergenza, siamo molto preoccupati che la situazione già catastrofica peggiorerà”.
Dall’inizio del 2016 sono arrivate sulle isole greche oltre 94.000 persone. 320 sono annegate nel tentativo di attraversare il Mar Egeo. In media 2.000 persone ogni giorno continuano a rischiare la vita per raggiungere la Grecia, dove devono affrontare una disperata carenza di aiuto e protezione. MSF fornisce assistenza medico-umanitaria nel Mar Egeo e lungo tutta la rotta balcanica, nelle isole del Dodecanneso, a Kos e Leros, a Lesbo, Samo e Agathoni, ad Atene, Policastro, nel campo di transito di Idomeni al confine con la FYROM, alla frontiera tra Serbia e Croazia e poi a Gorizia.