Ci sono parole come Grazie che aiutano il mondo a rinnegare la violenza: tutti dovremmo diffondere la cultura del ringraziamento come strumento di pacifica convivenza.
Sì, perché grazie non è solo una parola dettata dall’educazione, ma un termine che va oltre le regole per rimandare ad un significato profondo.
Quando diciamo grazie riconosciamo qualcosa di importante, buona, preziosa che qualcuno ha fatto per noi. Nel ringraziamento il nostro essere è al centro di tutto, ma non solo per grandi favori che una persona può farci, bensì anche per piccoli aiuti come indicarci la strada giusta verso piazza Duomo.
E noi diciamo grazie. Purtroppo non sempre le persone ringraziano, per alcuni il grazie è superato. Forse pensiamo che dicendo grazie ci si possa mettere in una condizione di subalternità, invece questa parola pone in luce una dote fondamentale come l’umiltà. Chi è umile non è sottomesso, anzi è una persona in grado riconosce i propri limiti e per questo è un essere umano sulla strada della crescita.
Ringraziare è un antidoto naturale contro l’arroganza tipica della nostra epoca. Ringraziare è andare incontro all’altro, è guardarsi negli occhi, dialogare, vivere un contatto reale per incontrarsi. Ringraziare è un rendere omaggio a chi ha saputo riconoscere la nostra capacità. Ringraziare è quindi una parola che esclude ogni forma di aggressività: è un dire no alla violenza, al disconoscimento dell’altro, del suo essere una persona che ri-chiede rispetto.