Si tratta di iniziative popolari spontanee e fai-da-te alle quali potrebbero partecipare – se non i dirigenti – almeno gli iscritti alle varie associazioni pacifiste nel paese.
Proprio per realizzare una siffatta mobiitazione grass roots (capillare e decentrata), il Coordinamento contro la guerra, le leggi di guerra, la Nato ha lanciato due date in cui ogni cittadino di buona volontà è invitato a fare dell’attivismo per la pace nel proprio comune o nel proprio quartiere. La prima giornata è il 12 marzo – ecco l’appello. La seconda, prevista per il 4 aprile, è ancora in fase di progettazione.
Il 12 marzo contro la guerra
Pur trattandosi di un’iniziativa autonoma, la giornata di “attivismo decentrato” del 12 marzo mira a assecondare l’appello di Alex Zanotelli per una manifestazione per la pace nazionale ed unitaria, da tenersi a Roma non appena il missionario comboniano avrà ottenuto le adesioni delle maggiori associazioni per la pace – quelli di cui parlava il Sig. Zano.
Questa giornata va vista, dunque, come un primo momento preparatorio, a livello locale, in vista dell’evento nazionale più in là. “Sì, perché bisogna seminare – dicono gli organizzatori – per poter poi raccogliere.”
“Perciò – proseguono i responsabili del Coordinamento – chiediamo alla gente di iniziare subito a riunire alcuni amici o colleghi o vicini di casa per progettare un evento da realizzare e fotografare per il 12 marzo: un flash mob davanti ad un ufficio del Ministero della difesa, un presidio davanti ad una caserma o ad un deposito della NATO, ma anche l’affissione simultanea di una bandiera delle pace nei balconi di un palazzo, oppure una veglia per la pace in parrocchia o una biciclettata portando in giro uno striscione o un die-in (simulazione di morte simultanea) messo in scena in qualche piazza centrale.”
In particolare andrebbero sollecitati i sindaci ed i consiglieri comunali e municipali in modo che prendano posizione contro la guerra, per poi inviare il loro ordine del giorno agli organizzatori della giornata per la pubblicazione sulla stampa e in Internet. Per fare questo potrebbe essere utile stampare e inviare ad ognuno dei consiglieri l’editoriale di Giovanni Sarubbi su Il Dialogo; l’articolo offre anche un modello di volantino che si potrebbe distribuire al pubblico prima della riunione del consiglio.
Andrebbe fatto leggere e circolare anche il documento di Rete NoWar-Roma che, con grande lucidità, descrive impietosamente gli orrori che le operazioni militari occidentali (e quindi anche italiane) hanno già causato nel mondo. Il documento conclude dicendo che ora “l’Italia e i suoi alleati spingono per un governo di unità nazionale libico che legittimi ufficialmente un intervento militare contro il nemico tuttofare Isis. Altro che moderatori internazionali preoccupati per la stabilità della Libia, la stessa distrutta dall’aggressione occidentale del marzo 2011.”
Per creare sinergia tra le diverse iniziative delocalizzate il 12 marzo, gli ideatori di Sibialiria stanno allestendo un nuovo sito ad hoc per pubblicare gli appelli, i volantini, i documenti, le foto e i link video che i vari gruppi di attivisti vorranno inviare loro: bit.ly/12marzo-sito . Senza “cappelli”, il sito vuole essere uno spazio comune per promuovere scambi d’informazione e di proposte tra gli attivisti. Viene corredato dai seguenti canali di comunicazione diretta:
- indirizzo email: 12marzocontrolaguerra@gmail.com
- hashtag Twitter: #12marzocontrolaguerra e sito Twitter https://twitter.com/noguerra12marzo
- pagina Facebook: https://www.facebook.com/12-marzo-contro-la-guerra-186010068431823/info/
Inoltre, chi vuole pubblicare l’appello per il 12 marzo sul proprio sito può copiare ed incollare il codice che si trova cliccando qui.
Infine, chi vuole contribuire a far conoscere quest’importante iniziativa può mandare una copia di questo articolo a parenti, amici, colleghi, oppure postare il link sui social media:www.peacelink.it/en/a/42804.html
Perché bisogna agire adesso
L’ispiratore delle “giornate di attivismo delocalizzato”, ossia la Piattaforma Sociale Eurostop, sottolinea la gravità del momento e quindi l’importanza di contrastare l’imminente intervento militare italiano in Libia – “intervento questo che coinvolgerebbe direttamente i militari italiani ma anche i cittadini del nostro paese in quanto verrebbero così messi in ‘prima linea’, esponendoli a ritorsioni terroristiche dall’irresponsabile governo Renzi.” Un tema più che attuale dopo gli attentati a Parigi e che gli attivisti del 12 marzo potrebbero utilmente fare loro – con slogan come “La guerra è vostra ma i morti saranno nostri” – per sensibilizzare i loro concittadini sul pericolo che il governo vuole far loro correre.
Consapevole di tutto ciò, lo storico Angelo Del Boca, insieme ad Alex Zanotelli, sta promuovendo una petizione “No ad una seconda guerra in Libia!“. Pubblicata su Il dialogo dieci giorni fa ha già raccolto più di 1700 firme. Se i lettori di PeaceLink vorranno aggiungere le loro, la cifra complessiva potrebbe essere sufficiente per convincere finalmente i dirigenti delle associazioni per la pace che bisogna scendere in campo ora, prima dell’invio delle truppe e dei bombardieri in Libia. Prima che l’Italia si trovi immischiata in una guerra alle porte di casa, con la scusa di dover “combattere il terrorismo” – terrorismo, peraltro, che le stesse guerre dell’Occidente hanno fatto nascere e crescere.
Ma che possiamo fare, allora, per fermare i miliziani dell’ISIS, già impiantati in alcune città libiche?
La soluzione non può essere quella di bombardarli poiché, in pochissimo tempo, altri miliziani verrebbero reclutati dai mandanti per sostituirli. Bisogna invece colpire, con sanzioni severe, i sei paesi mandanti dell’ISIS, fin quando essi non smetteranno di reclutare e addestrare jihadisti e fornire loro finanziamenti e armi.
Questa strategia nonviolenta, assai più efficace delle bombe, viene spiegata nell’ultima parte di questo editoriale e nella seconda metà di quest’altro editoriale; ma per realizzarla, occorrerà una forte pressione da parte dell’opinione pubblica, in tutta Italia. Donde l’importanza delle giornate di attivismo del 12 marzo e del 4 aprile.