1947                                                                                                                                 

di Sergio Endrigo

Da quella volta
non l’ho rivista più,
cosa sarà
della mia città.

Ho visto il mondo
e mi domando se
sarei lo stesso
se fossi ancora là.

Non so perché
stasera penso a te,
strada fiorita
della gioventù.

http://www.youtube.com/watch?v=d1kYu2w8iko&feature=youtube_gdata_player

Il cantante canta la giovinezza e la città dove ha trascorso l’adolescenza Pola,Istria, in croato Pula, in istrioto Puola, in sloveno Pulj, in tedesco Pola, lasciata quando i suoi genitori scelsero di venire in Italia. Poi ritrovata, perché Sergio Endrigo non ha mai voluto assumere il ruolo del fuggiasco e tagliare i legami con la sua terra. Internazionalista, fu un italiano amico di tutti i popoli, anche degli slavi del sud, oltre il confine orientale.

L’ istituzione, il 10 febbraio di ogni anno, di una “ giornata della memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.” con la legge 30 marzo 2004 n.92, non deve proporre, in sostanza, una “memoria condivisa” che cancelli ogni distinzione storica e politica fra fascismo e antifascismo.

La storia non si può eliminare, né si può riscrivere strumentalmente a colpi di leggi; si può anche rinnegare, ma non si può cambiare.

I fatti storici, che spiegano anche foibe ed esodo, momenti drammatici della questione del confine orientale, sono le responsabilità dell’Italia liberale prima e del regime fascista poi, dell’oppressione del fascismo, dell’aggressione nazi-fascista, dell’occupazione tedesca e del collaborazionismo italiano che significarono molte tragedie.

Uno dei tanti tragici episodi. Lo scrittore triestino di origine slovena Boris Pahor racconta l’incendio e la distruzione, il 13 luglio1920, di un importante centro di cultura, vita sociale ed economica della comunità slava di Trieste, il Norodni Dom ( Hotel Balkan). L’ atto terroristico, opera dei fascisti sotto   l’occhio complice delle autorità, fu la più grave e clamorosa di una serie di intimidazioni e violenze.

«Piazza Oberdan era piena di gente che gridava in un alone di luce scarlatta. Tutta Trieste stava a guardare l’alta casa bianca, dove le fiamme divampavano a ogni finestra. Fiamme come lingue taglienti, come rosse bandiere. Gli uomini neri intanto gridavano e ballavano come indiani che, legata al palo la vittima, le avessero acceso sotto il fuoco».

Lo storico A. Del Boca fornisce un bilancio delle vittime civili in 26 mesi (1941 – 1943) di terrore italo fascista nella sola “provincia di Lubiana”:

Ostaggi fucilati per rappresaglia: 1.500

Fucilati sul posto durante i “rastrellamenti”: 2.500

Deceduti per sevizie: 84

Torturati e arsi vivi: 103

Uomini, donne e bambini morti nei campi di concentramento: 7.000

Totale: 11.100

Se si contano i circa 900 partigiani catturati e “passati per le armi” sul posto, nonché le 83 sentenze di morte emesse dal tribunale militare di guerra di Lubiana (che comminò anche 434 ergastoli e 2695 altre pene detentive per un totale di 25.459 anni), le vittime furono più di 12.000.

I villaggi completamente devastati furono 800, e più di 3000 le case saccheggiate e distrutte col fuoco.

Storici come Alessandra Kersevan, Claudia Cenigoi, Alessandro Sandi Volk ed altri hanno ampiamento scritto ed informato sui temi sopra elencati, dando anche un’informazione reale sui fenomeni drammatici delle foibe e dell’esodo dall’ Istria e dalla Dalmazia.
Un importante convegno si tiene a Gorizia il 10 febbraio 2016 alle ore 16.30 a Palazzo Attens: 11 ANNI DI “GIORNO DEL RICORDO”

http://www.diecifebbraio.info/

Che fare e dire,quindi, il 10 febbraio?

Intensificare il lavoro di informazione controinformazione. La giornata del ricordo deve servire a ricordare, oltre a foibe ed esodi:

  • I crimini nazi-fascisti in Jugoslavia  
  • Le vittime civili libiche nel 1930, durante la deportazione cirenaica.
  • I gas asfissianti ( pirite e fosgene) lanciati dall’aviazione fascista sulla popolazione etiopica.
  • Le migliaia di civili passate per le armi dopo l’attentato a Graziani nel 37, oltre i 310 monaci cristiani di rito ortodosso trucidati nel monastero di Debra Lianos.
  • I bombardamenti alla Croce Rossa in Etiopia
  • Gli africani sterminati nei campi di concentramento di Danane, Somalia, e Nocra, Eritrea.
  • Tutti i crimini fascisti in Libia, Somalia ed Eritrea.