Si allarga sempre di più in Turchia il sostegno all’appello lanciato la settimana da oltre mille accademici di tutto il mondo.

L’associazione gay Kaos GL, ribadendo che la strada per la pace passa attraverso l’uguaglianza e il riconoscimento, ha lanciato un appello per l’avvio di negoziati in grado di garantire il ristabilimento di una pace giusta e duratura.  Nel comunicato diramato dall’associazione si legge che “occorre avviare immediatamente un processo negoziale che coinvolga tutti i settori della società, per costruire una soluzione pacifica giusta e onorevole e per fermare i massacri che stanno insanguinando il paese”.

“L’associazione Kaos GL, che da anni lavora per mettere fine alla guerra non dichiarata nei confronti dei soggetti LGBTI, ripete una volta di più il proprio appello perché si faccia ritorno al tavolo delle trattative, in nome della pace, contro la campagna d’odio scatenata nei confronti degli accademici che chiedono la fine della guerra e dei combattimenti. Questa guerra e la sua spirale di violenze ci stanno trascinando in un vortice dal quale sarà possibile uscire solo con l’impegno di tutti”.

“Nella nostra lotta in difesa dei soggetti LGBTI e nella nostra attività pacifista abbiamo spesso ripetuto uno slogan: ‘La pace sociale si costruisce con il riconoscimento e l’uguaglianza’. Oggi, in un momento in cui la guerra si fa di giorno in giorno più dura, torniamo a ripetere questo slogan per il bene di tutti noi. Per la vita di tutti noi la pace è importante quanto l’aria e l’acqua. La strada verso la pace passa attraverso l’uguaglianza e il riconoscimento. Continueremo a chiedere per il popolo curdo e per tutti i settori oppressi e discriminati della nostra società lo stesso riconoscimento e uguaglianza che chiediamo per la comunità LGBTI”.

“Rinnoviamo la nostra richiesta perché vengano fermate immediatamente le morti e create al più presto le condizioni per un negoziato, come indicato nel testo divulgato dagli ‘Accademici per la Pace’, come primo passo verso l’uguaglianza e il pieno riconoscimento. Chiediamo inoltre che venga aperta la strada verso una soluzione pacifica duratura e una gestione politica della questione curda da parte del governo”.

Anche l’associazione LGBTI Lambda Istanbul, radicata nella metropoli sul Bosforo, ha emesso un comunicato in cui si schiera “al fianco degli accademici e dei ricercatori che hanno chiesto la pace immediata e che per questo sono stati minacciati, molestati, licenziati e in taluni casi persino arrestati” . L’associazione invita lo Stato a rinnovare l’impegno negoziale contro il coprifuoco, i massacri, le torture, i maltrattamenti e le innumerevoli violazioni del diritto alla vita, alla sicurezza e alla libertà dei cittadini.”

Un totale di 624 giornalisti ha intanto espresso sostegno all’appello e denunciato il governo e i media che hanno preso di mira gli accademici. “Restiamo a fianco degli “Accademici per la Pace” che hanno chiesto la fine del conflitto in atto e la riapertura dei negoziati. Crediamo che la situazione in cui si trovano gli accademici violi i diritti umani e costituisca un pericolo per la libertà del pensiero e di espressione. Il fatto che gli accademici, che formano il futuro della Turchia, siano diventati un bersaglio solo perché sostengono la pace non è accettabile. Noi, giornalisti per la pace, siamo a fianco degli accademici che dicono “Non faremo parte di questo crimine” e desideriamo fare un giornalismo non di guerra, ma di pace.”

Un deciso sostegno arriva anche dalle ‘Femministe per la Pace’. “Stiamo osservando con molta preoccupazione il modo in cui negli ultimi giorni gli accademici schieratisi a favore della pace sono oggetto di attacchi incrociati, umiliati di fronte all’opinione pubblica, additati come un pericolo, sottoposti a procedimenti di indagine giudiziaria e sistematicamente minacciati” recita il loro comunicato. “Come femministe siamo profondamente preoccupate dal modo in viene impedito agli Accademici di esprimere liberamente la loro opinione, dal fatto che vengano accusati di essere ‘traditori’ per aver preso posizione in difesa della pace e da tutti i danni psicologici e fisici che potrebbero subire in quanto firmatari della petizione. Per questo motivo vogliamo schierarci al fianco degli Accademici che hanno coraggiosamente dichiarato di volere la pace”.

Non saremo parte della guerra combattuta ormai da alcuni mesi nell’est del paese, che ha privato gli esseri umani del diritto alla vita e causa la distruzione dell’ambiente naturale e del nostro patrimonio storico. Continueremo a essere un soggetto e una voce di pace. In quanto femministe, non ci opponiamo solo alla condizione in cui vivono le donne nella nostra società e ai rapporti tra i sessi che la caratterizzano, ma siamo anche contro una concezione del potere che fa politica attraverso la sessualità. Allo stesso modo siamo al fianco di coloro che difendono il diritto alla vita degli esseri umani al di là e di sopra di ogni ideologia. Per questi motivi esprimiamo il nostro pieno appoggio alla petizione pubblicata dagli Accademici per la Pace, il cui contenuto ha un valore di portata universale”.

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