Al di là dei progetti presentati dall’amministrazione comunale, è un indubbio riconoscimento alla straordinaria ricchezza del patrimonio storico e artistico pistoiese, ma anche alla vivacità e alla vitalità culturale presenti nella città e nel suo territorio. Sono più di trecento le associazioni, i gruppi, i comitati che quotidianamente animano la vita di questi luoghi, facendo emergere una domanda qualificata di partecipazione e di gestione dal basso dei molteplici aspetti della vita in comune. La poliedricità delle attività, la loro diffusione capillare è proprio uno degli aspetti caratteristici di questa città. Non solo, ma è da sottolineare anche l’indubbia capacità di organizzazione di molti gruppi che operano nel tessuto cittadino, con analisi e proposte autonome rispetto al volere delle istituzioni.
Certo, in questi ultimi anni la città è cambiata notevolmente. La “città rocciosa” di Bigongiari http://www.viadelvento.it/catalogo/scheda.php?libro=124 si è lasciata contaminare dai nuovi abitanti, non solo italiani, si è aperta alle sollecitazioni esterne, ha incrociato flussi culturali esogeni, divenendo un luogo in cui è gradevole vivere, nonostante la grettezza e la chiusura di parte del ceto politico e imprenditoriale locale.
All’annuncio della designazione, innumerevoli sono state le dichiarazioni con le quali i vari esponenti della politica, locale e non, hanno fatto a gara per ascriversi i meriti della scelta. Dal presidente Enrico Rossi al senatore Vannino Chiti, “pater patriae” pistoiese, dall’onnipresente Eugenio Ciani al viceministro Riccardo Nencini, a Piero Fassino passando per i vari Bertinelli, Baldi, ecc. Mentre, sul versante imprenditoriale, immediato è stato il posizionamento del Distretto vivaistico: “Subito lavoro di squadra con il Comune” nella speranza di assicurarsi parte del finanziamento assegnato alla città, mentre la Fondazione Caripit sta a guardare in attesa di progetti concreti.
Pistoia Capitale della Cultura, quindi, nonostante un governo locale responsabile di alcune profonde lacerazioni nel tessuto della città. Come non dimenticare la riconversione dell’area ex Breda. Dilapidato il piano dell’architetto Giancarlo De Carlo, affidata a privati la gestione degli interventi, a distanza di 50 anni dai primi progetti, parte dell’area versa ancora in uno stato di vergognoso abbandono.
E cosa dire del nuovo ospedale San Jacopo? Fortemente voluto da Rossi, il pessimo intervento, aspramente criticato dai cittadini e dagli stessi operatori sanitari, ha messo in moto il recupero dell’area dell’ex Ospedale del Ceppo che rischia di trasformarsi in un’operazione di mera ragioneria immobiliare: Regione e ASL devono “fare cassa” alla ricerca di 18 milioni per compensare i debiti del nuovo ospedale. Non a caso, le previste residenze di lusso e attività commerciali, poste anche nell’ex Convento di Santa Maria delle Grazie, non sono menzionate nel Dossier di presentazione della candidatura.
La questione ambientale è un nodo ancora irrisolto, da affrontare in modo radicale e non con il banale maquillage verde della città. La nocività delle emissioni dei vivai in atmosfera e nella falda e la distruzione dell’agricoltura tradizionale, sono aspetti che devono essere affrontati e risolti. Mentre, la pericolosa semplificazione della gestione dei rifiuti, attuata con il vicino inceneritore di Montale, non può essere più tollerata.
L’amministrazione comunale sarà in grado di raccogliere la sfida che i cittadini pongono?Riuscirà ad arginare le spinte speculative che si addensano sulle aree dismesse della città? In che modo affronterà la svendita dello straordinario complesso storico architettonico delle Ville Sbertoli in questi giorni annunciata dalla Regione?
Ben venga quindi questo importante riconoscimento alla città. Che non sia però una parata autocelebrativa ma una felice occasione di reale partecipazione dei cittadini, con la radicale revisione di discutibili scelte fino ad oggi operate.
Antonio Fiorentino, architetto, gruppo urbanistica di perUnaltracittà