Il programma di attualità 10 vor10 della televisione pubblica svizzera ha rivelato che le autorità hanno imposto ai profughi siriani arrivati nel paese la consegna di ogni bene del valore superiore a 1.000 franchi (circa 900 euro) per contribuire alle spese per il loro mantenimento. Un rifugiato ha raccontato di aver dovuto cedere più della metà dei contanti che erano rimasti alla sua famiglia dopo aver pagato i trafficanti che li avevano fatti arrivare in Svizzera.
Sempre secondo il programma televisivo, se un rifugiato riesce a rimanere e a trovare lavoro, dovrà cedere il 10% dello stipendio per dieci anni, fino a ripagare 15.000 franchi (13.700 euro).
Questo atteggiamento di crudele chiusura è simile a quello del governo danese: in un primo momento la Danimarca intendeva obbligare i richiedenti asilo a cedere gli oggetti di valore che erano riusciti a portarsi dietro per contribuire alle spese di accoglienza. Varie organizzazioni sono insorte, paragonando questa misura alla confisca dei gioielli degli ebrei da parte dei nazisti e l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati l’ha accusata di fomentare la paura e la xenofobia. A quel punto il governo danese ha deciso di modificare la proposta, aumentando la somma che i profughi saranno autorizzati a tenere. Altre critiche riguardano l’introduzione di regole più dure per ottenere i ricongiungimenti familiari, l’asilo e il permesso di soggiorno.