È passato con il sì di 15 Regioni e il no di 5 il cosiddetto “decreto inceneritori”, con cui il governo punta a costruire in Italia altri nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti. Un paese, il nostro, piantato nelle paludi degli interessi privati!
Dalla conferenza Stato Regioni è uscito il sì al decreto inceneritori del governo Renzi (DPCM attuativo dell’articolo 35 del decreto legge 133/2014 che individua gli inceneritori considerati strategici a livello nazionale), ma non all’unanimità. Quindici Regioni hanno detto sì e 5 un no secco. Queste ultime sono Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. Tutte le altre stanno agli “ordini” ma… con una foglia di fico: hanno condizionato l’ok all’accoglimento di un emendamento che introduca nel decreto il passo secondo cui possano essere le Regioni a decidere l’effettiva realizzazione e pianificazione degli impianti sulla base dell’evoluzione dei piani regionali di raccolta differenziata. Molti pensano che si tratterà soltanto di una mera ratifica di quanto deciso ai piani “più alti”… Intanto le associazioni ambientaliste si sono dichiarate profondamente deluse dal decreto.
«Punti critici e ipotesi irricevibili»: questo in sintesi il commento di Zero Waste Italy, Fare Verde, Greenpeace, Legambiente e WWF Italia. Non bisogna dimenticare che il decreto era già respinto nel settembre scorso grazie alla mobilitazione delle associazioni e a un vasto fronte di Regioni che ne avevano rigettato l’impostazione e il disegno.
«Il decreto, pur riducendo gli impianti cosiddetti strategici da 12 a 9, conferma gli assunti erronei pro-inceneritori di quello precedente. Si continua a puntare sull’incenerimento quando l’andamento della produzione di rifiuti solidi urbani è da anni in calo. E si presuppone che per corrispondere alle necessità di trattamento del rifiuto, obbligo previsto dalla Direttiva 99/31 sulle discariche, sia necessario far passare il rifiuto urbano attraverso sistemi di trattamento termico. Ma non è così, e lo ribadiamo al Ministro dell’Ambiente Galletti, che con questo assunto testimonia il suo sbilanciamento a favore dell’incenerimento, in contrasto con le sue dichiarazioni pubbliche».
Il nuovo decreto sull’incenerimento
«L’unica novità rispetto alla bozza dell’agosto scorso è l’eliminazione dei 3 nuovi inceneritori previsti al Nord (Piemonte, Veneto, Liguria). Per il resto viene confermata la previsione di 9 nuovi inceneritori nelle altre regioni già individuate (oltre all’ampliamento di un paio in Puglia e Sardegna) – spiegano le associazioni – Non vi è alcuna connessione logica con gli scenari incrementali previsti dal nuovo Pacchetto europeo sull’Economia circolare pubblicato il 2 dicembre 2015. Non vi è nessuna revisione dei calcoli per le Regioni con nuove programmazioni in corso di preparazione. Viene introdotto all’articolo 6 un comma che prevede la possibilità di revisione periodica delle previsioni del Decreto, ma solo “in presenza di variazioni documentate”, dunque solo a consuntivo e non in base alle previsioni delle programmazioni regionali per il futuro. In un altro comma dell’articolo 6 viene prevista la possibilità di tenere in considerazione anche “le politiche in atto relative alla dismissione di impianti (…) per le sole Regioni (…) caratterizzate da una sovraccapacità di trattamento (…)”: si tratta di un comma che intendeva evidentemente depotenziare il conflitto istituzionale con la Lombardia, ove il caso della sovraccapacità è clamoroso, ma senza alcuna coerenza».