Di Andrea Cangialosi
Silvia Ferrante conduce una vita tranquilla. Cinque anni fa, si è di nuovo trasferita da Roma alla sua casa paterna in campagna. Lì, con il suo uomo, sognava di far crescere il figlio, Libero, in stretto contatto con la natura.
Ma il 29 novembre dell’anno scorso, la madre italiana 37enne è diventata protagonista di una battaglia legale da incubo in stile Davide contro Golia, quando la società energetica italiana Terna SpA, parte del gruppo Enel, le ha sbattuto contro una causa legale da 16 milioni di euro.
Silvia è una dei 50 proprietari e attivisti del gruppo “No Elettrodotto 380kV Villanova-Gissi” contro i quali la Terna SpA ha emesso un mandato di comparizione civile e presentato accuse criminali. Il gruppo di attivisti è stato creato nel 2010 per sensibilizzare la popolazione e organizzare un’opposizione al progetto, allora piuttosto riservato, intrapreso da Terna, il più grande operatore di reti elettriche in Europa e il sesto al mondo per quanto riguarda la dimensione della rete elettrica. La società ha accusato Silvia di aver ritardato i progetti per l’implementazione di una linea di trasmissione, presumibilmente contrastando violentemente sequestri di terreni in 24 occasioni. Silvia ha ricevuto 24 richieste diverse di indennità da Terna, per aver presumibilmente interrotto operazioni di servizio pubblico.
Il contestato mega-progetto della linea di trasmissione attraversa le province di Chieti e Pescara in Abruzzo, la regione dell’Italia centrale conosciuta come “la più verde d’Europa”. Un terzo del territorio abruzzese è composto da parchi nazionali e riserve naturali protette.
Durante una conferenza stampa il 2 dicembre, le azioni di Terna sono state descritte dai sindaci delle municipalità di Lanciano, Castel Frentano e Paglieta come “un atto arrogante e intimidatorio volto a spaventare i cittadini che si oppongono al controverso progetto”, come riportato dall’agenzia di stampa ANSA. I tre sindaci hanno presentato appelli, in corso al tribunale amministrativo regionale, contro le autorizzazioni del progetto.
Lo stesso giorno, Terna ha pubblicato una nota ufficiale in cui asseriva che le proprie azioni legali costituivano “procedura dovuta”, affermando che il proprio progetto “fondamentale” non avrebbe potuto essere ritardato e che non solo l’azienda, ma “tutti” sarebbero stati danneggiati dal processo, poiché l’Abruzzo soffre di un “deficit di energia del 32%”.
“Intimidazioni contro i dissidenti”
Ma Silvia non è una sabotatrice. In solidarietà con gli altri proprietari terrieri della zona, Silvia Ferrante, sin dall’inizio, ha provato a informare il pubblico degli espropri iniziati da Terna nel 2014.
“La mia presenza era solamente in quanto testimone: questa è violenza?”, ha detto in un’intervista telefonica. “In qualità di cittadina preoccupata, mi sa tanto di intimidazione contro il dissenso”.
Nell’intervista, Silvia è stata molto attenta a non utilizzare una retorica primitivista, criticando allo stesso tempo ciò che chiama “consumismo incosciente”. “Dovremmo sempre chiedere come viene prodotta, distribuita e amministrata l’energia”, ha aggiunto, “e come minimizzare l’impatto e gli sprechi”.
L’Italia è il sito della prima stazione di energia geotermica nel mondo, costruita in Toscana nel 1911. Nel 2014, le fonti di energia rinnovabile come quella eolica (5,4%) e solare (8 %) rimangono sottosviluppate. L’Italia è un’importatrice di energia, principalmente da Svizzera e Francia, e le sue fonti primarie sono gas naturali ed energia idroelettrica.
Dopo una serie di blackout nel 2003, la più grave avvenuta negli ultimi 70 anni, le misure ideate per combattere il deficit produttivo sono state la promozione dell’importazione di energia e la creazione di “interconnettori” che permettono all’energia di scorrere tra le diverse reti, nello specifico connessioni internazionali tra reti elettriche e di gas naturali.
L’Abruzzo è destinatario di un progetto di inter-connettori intrapreso da Terna Plus, il ramo internazionale di Terna. Il progetto include un cavo elettrico sottomarino del costo di un miliardo di euro, che collegherebbe la costa balcanica ad una nuova “autostrada elettrica” di 380 kv lunga 70 km, la quale a sua volta attraverserebbe 16 municipalità abruzzesi e sarebbe distribuita da 19 cavi, supportati da piloni alti fino a 80 metri (più alti della famosa Torre di Pisa). Soprannominati “giganti dai piedi d’argilla”, secondo il progetto, un terzo dei piloni dovrebbero essere situati in aree ad alto rischio sismico e idro-geologico.
Una battaglia più ampia per la difesa dei beni e dei territori comuni
Il comitato “No Elettrodotto” ha raccolto fatti e testimonianze e, insieme ad altri gruppi, ha prodotto tre dossier sul caso. Le lamentele maggiori riguardano problemi di energia e infrastrutture, procedure legali e tecniche, e l’impatto sull’ambiente e sulla salute. Utilizzando le stesse statistiche di Terna, ma riferendosi ad un periodo di tempo più lungo, gli attivisti affermano che il consumo di energia in Abruzzo sta calando a causa della crisi economica, del risparmio energetico e delle norme per l’efficienza, e che quindi le centrali elettriche della regione dovrebbero già essere in grado di produrre e distribuire abbastanza energia.
Gli interessati criticano Terna anche per aver investito solamente l’1% delle risorse nella manutenzione delle infrastrutture precedentemente esistenti, una cifra irrisoria se comparata al miliardo assegnato alla costruzione di nuove trasmissioni, alla massima tensione di 380 kv. Durante gli ultimi casi di incidenti dovuti a nevicate, molte linee di media e bassa tensione sono state abbattute.
Gli attivisti fanno notare che 55 dei 151 siti per i piloni sono progettati in terreni idrogeologicamente instabili dove, in alcuni casi, sono attivi smottamenti del suolo. Segnalano anche il deposito di metano di Poggiofiorito, che ha una capacità di 157 milioni di metri cubi, a 200 metri di distanza nel punto più vicino, un fatto ignorato dalle perizie ambientali amministrative. Fanno luce su alcune irregolarità burocratiche e legali, che riguardano la mancanza di documentazione e delle discrepanze tra i piani originali e le costruzioni finite. I piloni monostelo, per esempio, spiccano solitari in aree dove i progetti avrebbero voluto la versione a graticci. Inoltre, danno voce al malcontento causato dal fallimento di Terna nel coinvolgere la partecipazione dei cittadini, oltre che da accordi di risarcimento iniqui.
In molti hanno anche espresso preoccupazione riguardo il cosiddetto “elettrosmog” e il rischio di leucemia infantile, in particolar modo quei proprietari terrieri a cui è stato ufficialmente proibito manifestare per più di 4 ore al giorno.
Il processo apparentemente seccante di Terna contro la famiglia di Silvia Ferrante potrebbe, in realtà, essere una minaccia collegata ad una sfida più grande. Il 4 dicembre, organizzazioni ambientaliste come Legambiente e il WWF hanno chiesto a Terna di “fare un risoluto passo indietro” e lasciare che “la politica intervenga a dimostrare una volta per tutte che l’Abruzzo non è una terra di nessuno”. “No Elettrodotto” è diventato un movimento nazionale che ha unito dissidenti di Toscana, Marche, Veneto, Sicilia e Sardegna. I cittadini, così come le autorità governative e ambientali, hanno protestato sempre di più negli ultimi anni, facendo appelli e petizioni.
In tutta l’Italia sono stati creati movimenti e comitati, che coordinano, informano e si impegnano per la difesa del bene e dei territori comuni. Durante la Conferenza sul Clima di Parigi (COP21), in molti hanno criticato la proposta “Sblocca Italia” del governo italiano, soprannominandola “Sblocca Idrocarburi”, poiché tali disposizioni faciliterebbero trivellazioni e inceneritori.
Nel 2013, 40.000 persone hanno marciato a Pescara contro la politica energetica delle “trivellazioni petrolifere”, raggiunte lo scorso anno da una folla di 60.000 persone a Lanciano.
Anche se si sente minacciata, la famiglia di Silvia non vuole andarsene. Preferirebbero rimanere e lottare per proteggere il loro territorio, le risorse e le persone contro progetti illegittimi e dannosi. “Stanno degradando l’Abruzzo – “il polmone d’Europa” – riducendolo ad un distretto minerario”, ha detto Silvia. “L’Italia sta diventando il corridoio dell’Europa, il centro del trasporto dell’energia da sud a nord, [da est] a ovest”.
Secondo i piani di Terna, la linea di trasmissione avrebbe dovuto essere attivata prima del 30 dicembre 2015, una corsa contro il tempo contro procedimenti legali avversi, come altrove in Italia, tuttavia è stato successivamente annunciato che la linea sarebbe stata attivata in maniera progressiva, fissando il completamento dei lavori per la fine di gennaio 2016. Due progetti di linee di trasmissione sono stati bloccati dal Consiglio di Stato della Repubblica: la Udine Ovest–Redipuglia nel 2015 e la Dolo–Camin nel 2013. Questo 2016 sarà l’anno in cui gli interessi economici trionferanno sul dissenso socio-ambientale? Oppure sarà l’anno della svolta per i movimenti di protezione dei beni comuni?
“Non è più solamente un interesse ambientalista”, Silvia ha aggiunto, “poiché si tratta anche del modo in cui investiamo e ci prendiamo cura delle cose che ci permettono di vivere, pensando a quale sistema economico è capace di valutare queste risorse senza consumarle del tutto”.
Storie come quelle di Silvia sono sempre più comuni, e rappresentano significativamente i modelli globali di sviluppo. Ciò che unisce tutte queste diverse lotte è la richiesta di una partecipazione più profonda e di valutazioni più attente degli impatti umani e ambientali delle decisioni economiche e politiche, o della mancanza di queste. Non si tratta sola di energia, quanto di mancanza di buon governo.
Andrea Cangialosi ha studiato Informatica, Filosofia e Sociologia, ed ha un particolare interesse per le battaglie di emancipazione e per le condizioni del pianeta. Ha pubblicato con Jungle World (in tedesco) e RioOnWatch.org (in inglese e portoghese). Il suo account Twitter è @AndreaCangialos.
Articolo originale in inglese: https://globalvoices.org/2016/01/11/its-david-v-goliath-as-citizens-of-europes-greenest-region-take-on-an-italian-energy-giant/
Traduzione dall’inglese di Giulia Tavoni