Il Premio Tulip per i Diritti Umani è un premio istituzionale, promosso dal Ministero degli Esteri olandese, dedicato alla promozione innovativa dei diritti umani, che premia, cioè, gli HRD, i difensori dei diritti umani, che sappiano promuovere i diritti in maniera coraggiosa, ma che siano anche dinamici e creativi. In altri termini, e per intenzione dei suoi stessi promotori, un premio per chi difende e promuove i diritti umani in modi innovativi.
Sin dalla sua istituzione, nel 2008, il Premio Tulip o, più semplicemente, Tulipano dei Diritti Umani, è stato assegnato a personalità ed organizzazioni, che, in ogni nazionalità e latitudine si siano impegnati in battaglie e campagne per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali; non solo, ma, a partire dal 2013, che lo abbiano fatto e lo facciano in modo creativo, nella consapevolezza, cioè, che l’impegno per la difesa dei diritti umani debba riguardare, in modo attraente e accattivante, una pluralità sempre più ampia e coinvolgente di persone.
In effetti, il premio non vuol solo avere un carattere di testimonianza, ma anche un valore concreto: non solo mettere l’accento su una battaglia di libertà, negata o da sostenere, ma anche consentire un “aiuto tra pari”, aiutare, cioè, i difensori dei diritti umani a sostenersi e imparare gli uni dagli altri. Il premio consiste in una scultura di bronzo a forma di tulipano, e un premio in denaro, del valore di € 100.000, destinato a sviluppare, moltiplicare o espandere ulteriormente il volume del proprio impegno a difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
La storia, dal 2013 in avanti, del Tulipano dei Diritti Umani, è, sotto questo rispetto, esemplare. Nel 2013 il Tulip è stato assegnato all’organizzazione pakistana Aahung, che promuove attivamente la salute e i diritti sessuali e riproduttivi tra i giovani e gli adulti in Pakistan, coinvolgendo i genitori, gli insegnanti, i medici e, considerata la specificità del Paese, le autorità religiose, incoraggiando, peraltro, una discussione aperta sulle grandi questioni irrisolte della violenza sui bambini, la violenza sulle donne e i diritti sessuali nel contesto matrimoniale: il tutto, anche realizzando materiale didattico interattivo e utilizzando pro-attivamente i social media.
Il Tulipano del 2014 è andato invece a Mideast Youth, che costruisce piattaforme online per dare voce alle persone che lottano per i diritti umani, difensori e attivisti per i diritti umani, in modo da configurare, attraverso queste piattaforme, ambienti virtuali e social, per discutere e confrontarsi su temi troppo spesso tabu, quali la parità di diritti GLBT, l’uguaglianza di diritti per le minoranze etniche, linguistiche e religiose, e la tutela del diritto al lavoro dei migranti che devono affrontare condizioni di vita e di lavoro estremamente difficili in gran parte del Medio Oriente. Il tutto con piattaforme media accessibili e interattive, per generare condivisione.
La notizia è che il Tulipano del 2015 ci riguarda da vicino e giunge non solo in Mauritania, ma anche in quei Paesi in cui l’azione di sostegno per tutti i diritti e le libertà, per tutti e per tutte, in Mauritania, si sviluppa e si moltiplica: in Francia, in primo luogo, ma anche Belgio, Spagna, Germania, Svezia. E Italia. Il Premio Tulip è stato vinto, infatti, in questo 2015, da IRA Mauritania, l’Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abrogazionista contro la Schiavitù, che da anni si batte per la abolizione reale della schiavitù nel Paese. Agendo, sia in Mauritania sia appunto, attraverso i suoi uffici nazionali ove presenti, a livello internazionale, IRA Mauritania si batte contro la schiavitù, ancora presente e diffusa nel Paese, e per il sostegno, psicologico e materiale, alle vittime.
Migliaia di persone in Mauritania, ancora oggi, vivono in condizioni, come sono state definite dagli stessi attivisti e dagli osservatori internazionali, di moderna schiavitù. Molti sono figli e discendenti di schiavi, molti restano a lavorare, in casa e nei campi, in condizioni di schiavitù; sono frequentemente abusati e maltrattati, impossibilitati a possedere la terra, rivendicare piena cittadinanza, frequentare la scuola, avere un lavoro dignitoso e non servile, partecipare alla vita pubblica, in tutte le sue forme. Sebbene la schiavitù sia formalmente reato, anche in Mauritania, la normativa anti-schiavista è ancora troppo recente, in gran parte lettera morta, e trova ostacoli nelle condizioni di sfruttamento e in talune interpretazioni clanico-coraniche ancora troppo diffuse.
Il Tulipano, prima ancora di essere un riconoscimento, è un monito, a fare di più e meglio; soprattutto, a non fare precipitare, ancora e come troppo spesso succede, la situazione degli schiavi, in Mauritania, in un cono d’ombra, un vero e proprio buco nero dell’attenzione pubblica, e, talvolta, anche degli attivisti, a livello internazionale. Per la libertà nella giustizia, contro la violenza e la schiavitù, la lotta contro gli abusi e per i diritti continua.