In due giorni sono tante e qualificate le firme per evitare la chiusura della MISNA, l’agenzia stampa missionaria che da 18 anni racconta una parte del mondo che pochi raccontano.
La petizione su Change è stata lanciata poche ore dopo che il Comitato di Redazione ha pubblicato il suo comunicato dopo essere venuto a conoscenza della volontà della proprietà di chiudere l’agenzia entro la fine dell’anno. In questo momento, dopo appena due giorni, è arrivata a 700 firme.
Poche ore di tempo e su tutti i canali si nono diffusi gli appelli a firmare la petizione ma anche lo stupore per un evento che sembra assolutamente contrario alla “linea pastorale” intrapresa da Papa Francesco.
Autorevole il comunicato dell’Associazione della Stampa Romana firmato suo Segretario Lazzaro Pappagallo: “La perdita di posti di lavoro in questo caso significa la fine dei contatti in zone del mondo come Africa e Asia, in cui la democrazia non attecchisce, non si radica, è solo un miraggio. Avviene tutto questo quando la spinta di Papa Francesco ad evangelizzare in modo nuovo il mondo sembra aver svegliato le coscienze”.
E oggi redattori di MISNA hanno appunto deciso di scrivere direttamente al Papa con questa lettera che crediamo opportuno riprodurre integralmente:
Caro Papa Francesco,
siamo i giornalisti della MISNA, quella piccola agenzia di stampa dei Missionari che da quasi vent’anni racconta le “periferie” della tua amata Africa, dell’Asia, dell’America Latina. A pochi giorni dal Natale, il prossimo 31 dicembre, questa ‘voce degli ultimi’ rischia di spegnersi. Con una decisione per noi drammatica e incomprensibile, un gesto che chiude simbolicamente la Porta Santa che tu hai voluto aprire a Bangui, le congregazioni missionarie proprietarie della Misna (Missionari Comboniani, Missionari della Consolata, Pontificio Istituto Missioni Estere, Missionari Saveriani) hanno deciso di sospendere le pubblicazioni.
Erano state loro, le stesse Congregazioni, animate da un missionario speciale, Giulio Albanese, a creare nel dicembre 1997 questa piccola, grande, realtà della comunicazione missionaria. Se diamo un satellitare a ogni missionario, nel più sperduto angolo della Terra – dal Congo alla “Fin del Mundo” – avremo un racconto del mondo davvero unico, libero e ispirato, questa era l’idea da cui siamo nati e che riteniamo oggi ancora e più che mai attuale e necessaria. Con amore e dedizione, da allora ci battiamo per cambiare, a modo nostro, la maniera di fare informazione.
Oggi, però, gli Istituti missionari proprietari della Misna si dicono “stanchi”, demotivati, così schiacciati dalle spese e “privi di energie” da ritenere inutile la sopravvivenza della loro stessa creatura. Sarebbe un errore grave: senza MISNA a pagare saranno le giovani Chiese, le periferie, la società civile che invoca una giustizia sociale senza cui non può esserci Pace. E l’idolo del denaro spegnerebbe la voce dei poveri.
In tutti i modi abbiamo pregato l’editore di sedersi attorno a un tavolo e trovare con noi una soluzione. Ci siamo offerti di continuare a lavorare tagliando i nostri stipendi, provando a fare di tutto, insieme – noi laici al fianco dei missionari – per far sì che la Misna vada avanti! Ma non siamo stati ascoltati.
Caro Francesco, ascoltaci tu.
Dopo il tradizionale silenzio del finesettimana, domattina la redazione dovrebbe riunirsi e ci auguriamo che ci siano novità diverse da quelle che hanno stupito tutti.
Da parte della redazione italiana ed internazionale di Pressenza l’augurio che questa situazione possa risolversi al più presto nel segno non solo della continuità ma del rafforzamento di una piccola ma fondamentale realtà del mondo dei media. MISNA è un patrimonio dell’Umanità e testimonianza di un giornalismo professionale, intelligente, di qualità, voce che sentiamo sorella alla nostra nell’ascolto di coloro che non hanno voce.