Il 10% degli abitanti più ricchi del pianeta emette oltre la metà di emissioni di CO2, mentre la metà più povera è responsabile di appena il 10% dei gas serra: dati eloquenti, diffusi dall’organizzazione non governativa internazionale Oxfam che si auspica servano da pungolo agli oltre 150 capi di Stato e di governo riuniti a Bourget, Parigi, per la Cop 21 – la XXI Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite (Unfccc) sui cambiamenti climatici .
“Gli individui ricchi e i grandi emissori di CO2 devono essere ritenuti responsabili delle loro emissioni. I paesi in via di sviluppo debbono fare la loro parte, ma spetta ai paesi ricchi indicare la strada e assumersi le conseguenze disastrose dei loro modelli di sviluppo e di consumo” evidenzia nel rapporto – intitolato “Disuguaglianze estreme ed emissioni di CO2” – Romain Benicchio, responsabile delle politiche sul clima per Oxfam France.
Più dettaglio, una persona fra l’1% delle più ricche al mondo genera in media 175 volte più CO2 di una persona che rientra fra il 10% dei più poveri.
La Cop 21, ammoniscono da tempo scienziati e ambientalisti – è “l’ultima chiamata” utile per raggiungere, per la prima volta in vent’anni, un accordo vincolante e universale sul clima per mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2°C rispetto all’era preindustriale (1850 circa): un’intesa che vada a sostituire il Protocollo di Kyoto – redatto nel 1997 e mai ratificato dagli Stati Uniti – scaduto nel 2012 ma esteso fino al 2020 (Kyoto 2).