Il Cile è il paese dell’OCSE con il più alto tasso di disuguaglianza: il coefficiente di Gini, che misura le disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, è pari allo 0.50, contro una media OCSE dello 0.32. L’1% della popolazione cilena possiede all’incirca il 30% della ricchezza di tutto il paese. Questo dato si riverbera in un’altissima segregazione socio-economica, che comporta pesanti conseguenze soprattutto nell’accesso all’educazione e alla sanità, entrambe largamente privatizzate e dagli alti costi per le fasce di reddito medio-basse, la cui unica via per la sopravvivenza è spesso l’indebitamento.
Il Cile è considerato il paese baluardo della dottrina economica neoliberista, imposta a partire dal golpe del 1973 grazie ai “Chicago boys”, giovani economisti cileni formatisi proprio a Chicago sotto l’ala protettrice di Milton Friedman. Nonostante si continuino a predicare i vantaggi della concorrenza e del libero mercato, sono molti gli scandali che stanno emergendo a causa di cartelli di imprese che mantengono i prezzi di vari prodotti di consumo esageratamente alti. L’ultimo scandalo in ordine di tempo è quello cosiddetto della carta igienica, con due imprese colluse a controllare l’80% del mercato dei prodotti cartacei per l’igiene personale, come denunciato anche da The Economist. Nel 2008 era invece emerso il caso della collusione delle tre maggiori catene farmaceutiche, Salcobrand, Ahumada e Cruz Verde, che stabilivano accordi illeciti per mantenere alto il prezzo dei farmaci, soprattutto di quelli destinati ai malati cronici. Nonostante l’emergere di tale scandalo, non sembrano esserci state conseguenze importanti sui prezzi dei farmaci, che continuano nella maggior parte dei casi a rimanere eccessivi.
E’ proprio per contrastare i cartelli delle catene farmaceutiche che recentemente si è costituita la Farmacia Popular Ricardo Silva Soto, la prima farmacia comunale di tutto il Cile. E’ attiva fin dall’inizio di novembre nel municipio di Recoleta, uno dei tanti in cui è suddivisa la capitale cilena. L’obiettivo della farmacia, nella parole del suo direttore Marco Fernández che ha recentemente presentato il progetto in un congresso sul bene comune organizzato dall’Università di Santiago, è quello di garantire due diritti: quello alla salute, e quello alla legittima difesa di fronte ai prezzi inaccessibili dei farmaci per la maggior parte dei cittadini. All’origine della farmacia popolare c’è una cooperativa di consumo, la Cooperativa Salud Solidaria, sorta grazie allo sforzo di un gruppo di pazienti cronici che si associarono per poter accedere a farmaci importati dall’estero a prezzi inferiori rispetto a quelli cileni. L’articolo 24 del Codice Sanitario cileno autorizza infatti i malati ad importare farmaci da paesi esteri quando si tratti di consumo personale.
Di fronte ad una spesa sociale del municipio che incideva per il 70% negli aiuti a malati non in grado di acquistare farmaci con il proprio reddito, si pensò di creare la farmacia popolare, dove le spese di gestione correnti sono a carico del municipio stesso. La farmacia è intitolata ad uno studente di chimica farmaceutica, Ricardo Silva, assassinato dal regime di Pinochet durante il massacro di Corpus Christi nel 1987, dove vennero uccisi dodici membri del Frente Patriótico Manuel Rodríguez. Secondo le parole del suo direttore, la scelta di denominare la farmacia “popolare” è propriamente politica, poiché per i fondatori è importante sottolineare come il popolo debba essere cosciente dello stato di oppressione in cui si trova. E’ bene tenere presente infatti come lo stato di svantaggio economico e sociale non sia la conseguenza di sfortuna o casualità, ma di precise ragioni politiche ed economiche che impattano direttamente sulla vita dei cittadini e dei malati. Le disuguaglianze strutturali del modello di sanità cilena, secondo Fernández, sono tanto importanti che l’unica via per contrastarle è quella dell’auto-organizzazione della società civile.
I canali di approvvigionamento della Farmacia Popular sono l’acquisto diretto presso i laboratori farmaceutici e l’importazione dai paesi limitrofi. Data l’assenza di intermediari, quindi, i farmaci in vendita arrivano ad essere fino ad un 70% più economici rispetto a quelli disponibili nelle grandi catene. Tutti i cittadini del municipio di Recoleta, circa 150 mila persone, hanno il diritto di accedere al servizio, previa iscrizione. L’importanza dell’accesso universale è fondamentale, come sottolinea Fernández, per ribadire il diritto all’accesso ai farmaci: non si tratta infatti di una politica assistenziale destinata alle fasce più deboli della popolazione in termini di risorse, ma di una vera e propria dichiarazione di principio che si traduce in atti concreti destinati ad essere un esempio da seguire. Basti pensare che in Cile ci sono ancora 96 comuni dove non esiste alcuna farmacia o dispensario farmaceutico: l’unica maniera di acquistare farmaci è dunque quella di spostarsi nei comuni limitrofi o di attendere l’arrivo periodico di farmacie ambulanti di proprietà di qualche grande catena farmaceutica che si trova in questi casi ad operare in condizioni di monopolio, situazione di fronte alle quali gli strenui difensori del libero mercato sembrano chiudere uno (o tutti e due) gli occhi.
L’auspicio dei fondatori della Farmacia Popular, così come di gran parte dei cittadini cileni, è quello che questa pratica venga replicata nel più ampio numero di comuni possibile. Già si attendono nuove aperture per l’inizio di gennaio, e speriamo ce ne siano molte a seguire, per rendere così un po’ meno disuguale la vita di molte persone.