“Il mercurio entra direttamente nell’organismo accumulandosi nel sistema nervoso centrale, periferico e anche nei capelli”. Così Ivano Vassura, docente alla facoltà di Chimica industriale dell’Università di Bologna, descrive i risultati di una ricerca condotta in Indonesia, tra le miniere d’oro artigianali e illegali, che ne producono ogni anno tra le 65 e 100mila tonnellate. L’arcipelago del Sud-est asiatico è uno dei tre paesi al centro dei reportage dall’industria estrattiva cui Altreconomia dedica la copertina del numero di dicembre 2015, “Oro opaco”.
Gli altri due sono la Mongolia e il Perù. Nel primo caso, da oltre 20 anni le compagnie minerarie contaminano l’acqua che serve a circa 100.000 pastori nomadi. Le analisi hanno evidenziato una concentrazione di alluminio quasi 900 volte superiore rispetto a quella prevista dall’OMS. Nel secondo -che vede il 20% del territorio in concessione a compagnie minerarie- il caso Cajamarca è utile a spiegare come funziona l’industria globale dell’oro. Quello estratto in Perù viene “raffinato” in Canton Ticino, trasformato in India e Dubai e venduto all’ingrosso in almeno 60 paesi.