Gaza continua a vivere grazie al sorriso dei bambini, fragili fiori tra le macerie, che non solo nella guerra perdono la vita ma imparano la forza del destreggiarsi ogni giorno tra le rovine che li circonda, mentre gli adulti testimoniano la loro quotidianità come ci insegna Shadi AlQarra tramite l’arte della fotografia.
La Palestina è un territorio estremamente controverso quando si cerca di comprendere il senso della guerra e dell’ oppressione che la vedono afflitta da decenni, silenziosamente il successo che l’attivismo si è visto percorrere in strade non solo ideologiche ma pratiche in questi ultimi decenni sta donando i frutti della lotta non violenta. Mi sono spesso trovata coinvolta in scontri complessi da gestire anche sul web durante battaglie sostenute per il BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) nei confronti dell’economia israeliana. L’agire di molti attivisti li trova spesso divisi nella stessa battaglia, al contrario di ciò che si possa immaginare non tutti sono pacifisti perchè logicamente la rabbia di un oppressione costante nei confronti di bambini inermi e civili porta il bisogno umano, di distruggere il nemico. Il Bds attacca invece l’economia, baluardo della forza di uno stato guerriero che non rappresenta solo Israele ma chiunque usi la propria potenza economica bombardando ed uccidendo.
Un caro amico Shadi AlQarra, fotografo palestinese professionista ci racconta tramite alcune immagini il quotidiano vivere dei bambini tra le macerie della Striscia di Gaza oggi. Bambini per cui ogni giorno è un’ incognita a causa del mancato rispetto degli accordi internazionali che si vedono spesso violati occasionalmente per conflitti politici tra le forze di Hamas ed il governo sionista sostenuto ed appoggiato da un’ ampia fetta degli stati occidentali. Imponente vittoria che ha visto noi attivisti europei sempre più uniti ed entusiasti è stata la decisione di pochi mesi fa che ha portato l’attenzione nei confronti di uno storico provvedimento della Comunità Europea dichiarando l’ultimatum allo stato d’ Israele sulla provenienza dei propri prodotti. Troppe persone ancora ignorano l’esistenza di insediamenti illegali di coloni nei territori della Cisgiordania con la conseguente espropriazione di ulivi ai contadini del luogo, ricordiamo inoltre che dal 2014 l’UE ha rifiutato accordi commerciali con aziende e fattorie situate negli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata, nel 2004 il tribunale dell’Aia dichiarò illegali gli insediamenti israeliani per la violazione dell’articolo 49 della Convenzione di Ginevra, l’articolo dichiara ufficialmente che la nazione occupante non ha il diritto di obbligare la popolazione del luogo ad andarsene ed abbandonare i suoi territori.
La potenza delle lotte pacifiche legate all’economia viene spesso sottovalutata a causa della disinformazione, infatti pochi sono a conoscenza che ottanta fabbriche lattiero-casearie israeliane in insediamenti illegali rischiano la chiusura a causa dei blocchi indetti dall’ Unione Europea, non si ferma quì la forza del disinvestimento, colpite anche Soda Stream e Coca Cola che accusano le campagne indette dal Bds di antisemitismo dopo che alcune fabbriche sono state obbligate a chiudere i battenti grazie al sabotaggio di prodotti tra i quali Coca Cola, Fanta, Sprite, Intel, Nokia, Nestlè, Armani, D&G, Barilla e la divulgazione non solo tramite web ma anche volantinaggio all’interno delle grandi distribuzioni. Certo, rinunciare non è semplice, siamo abituati ad avere e se non abbiamo ad ordinare on line ottenendo il prodotto velocemente a domicilio, dobbiamo tornare alle origini, della nostra coscienza e di noi stessi per ritrovare la nostra bellezza, rendendoci conto per assurdo che alimentarci in maniera sana e consapevole ci porterà a vincere una battaglia che potrebbe salvare migliaia di bambini.