Domani, sabato 21 novembre, sarò anch’io a Roma, in piazza Santi Apostoli, alla manifestazione nazionale “Not in my name” promossa dalle musulmane e dai musulmani d’Italia di condanna della strage di Parigi, di solidarietà con il popolo francese, contro il terrorismo.
Non sono un credente, ma in questi giorni di dolore le parole più profonde e veritiere di condanna della violenza mi sembra siano state pronunciate da figure religiose, in primo luogo il pontefice cattolico.
Sono una persona amica della nonviolenza e credo che ogni essere umano abbia diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà; credo quindi che sia dovere di ogni persona di volontà buona come di ogni istituzione legittima e democratica opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Serbando memoria di altre stagioni di stragi e terrorismo – politico e mafioso – che funestarono il nostro paese, so che il terrorismo si contrasta e si sconfigge con la legalità che salva le vite, con la democrazia che rispetta e promuove i diritti, con la civile convivenza, con l’impegno di solidarietà che aiuta tutte le persone bisognose di aiuto.
E so che mai il terrorismo può essere contrastato e sconfitto con la guerra, poiché la guerra è essa stessa terrorismo consistendo della massiva distruzione di vite umane: la guerra genera ed alimenta il terrorismo; per contrastare il terrorismo occorre abolire la guerra.
E poiché le stragi si realizzano attraverso le armi, so che per contrastare e impedire le stragi occorre il disarmo a tutti i livelli.
Solo il bene può sconfiggere il male.
Solo la nonviolenza si oppone alla violenza.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Sono grato ai fratelli ed alle sorelle musulmane e musulmani d’Italia per aver promosso questa manifestazione nazionale di lutto e di impegno contro la violenza ed aver invitato a partecipare ad essa tutte le persone di volontà buona. Sarà un onore essere tra voi, essere umano tra esseri umani.