Natura, accesso al Sacro e al Profondo, antiche culture ed esperienze personali sono tra i temi della monografia “L’accesso al Profondo attraverso la natura”. Ne parliamo con l’autore Thomas Schmid, ricercatore del Parco di Studio e Riflessione Casa Giorgi.
Da dove è sorta l’ispirazione per scrivere questa monografia?
E’ stata un’ispirazione “lenta”, che si è prodotta durante il tempo girovagando a piedi nella natura selvaggia, in particolare nei luoghi alti delle montagne. Anche la stesura del testo non è avvenuta in un momento unico, ma è stata la raccolta e sistemazione di cose che ho scritto nell’arco di una decina d’anni. A un certo punto ho sentito la necessità di mettere ordine nelle mie note e la voglia di renderle accessibili ad altri. Un’amica cilena, col suo sguardo lucido e distaccato rispetto all’Europa, mi ha poi suggerito di indagare sul modo in cui i Celti si servivano dei fenomeni naturali per accedere a esperienze religiose.
Nella prima parte del tuo studio esamini alcune culture per cui la natura rappresentava il Sacro stesso. Che cosa ti ha colpito particolarmente nella loro spiritualità?
Certe civiltà, come quella dei Celti e degli indiani d’America, hanno avuto un rapporto totalmente diverso con la natura – sia nel quotidiano sia nel rapporto con il Sacro – rispetto alla civiltà occidentale in cui siamo immersi oggi. C’era un profondo rispetto dell’ambiente naturale, che si cercava di modificare il meno possibile per non rompere il ritmo ciclico dell’esistenza.
Quello che più mi ha colpito è questa capacità di dialogare con i fenomeni naturali senza volerli dominare e senza frapporre degli artefatti umani come icone, altari ed edifici tra sé e la natura
Lo studio dei Celti è stato per me una scoperta, perché pur essendo io cresciuto in Svizzera, un paese di chiare origini celtiche (gli elveti erano un popolo celtico), non avevo mai sentito parlare dei Nemeton, le loro radure sacre nei boschi. E’ come se la loro cultura e religione fossero state cancellate dai romani e dal cristianesimo, scomparendo dalla storia ufficiale che si insegna a scuola. Che la cultura celtica sia poi stata usata in tempi recenti da partiti e movimenti di estrema destra a scopi politici è veramente deplorevole.
Cerchio di pietre a Penmaenmawr, Galles, Gran Bretagna
Spesso le credenze religiose antiche sono state liquidate come superstizioni senza fondamento. Cos’hai scoperto al riguardo nella tua ricerca?
Quando esaminiamo la religiosità dei Celti o dei cosiddetti popoli primitivi, ci troviamo di fronte a quella cosa “totalmente diversa” di cui parla lo storico delle religioni Mircea Eliade nel suo libro “Il sacro e il profano”. Quando il Sacro irrompe nella coscienza umana, è sempre qualcosa che si differenzia completamente dal profano, dal razionale. E’ vero che nelle religioni primitive i fenomeni naturali hanno spesso dato luogo a superstizioni e a complessi sistemi totemici, di tabù e dogmi, ponendo limiti alla vita sociale e alla libertà dello spirito. Ma gli stessi fenomeni hanno ispirato gli uomini primitivi ad andare oltre le condizioni oggettive della loro dura vita al limite della sopravvivenza e a prendere il volo con lo spirito. La nascita della religiosità nell’uomo si è ampiamente basata su quanto la natura offre di sublime e misterioso.
I popoli primitivi sopravvissuti fino ad oggi in alcune parti remote del mondo stanno per essere annientati dalla società consumistica e dallo sfruttamento del pianeta. Per loro la natura non è un semplice contorno della vita, è il Sacro. Privarli dei loro spazi e delle loro usanze è una grave ingiustizia.
Nella seconda parte della monografia racconti diverse esperienze personali di accesso al Profondo attraverso la natura selvaggia. Puoi illustrarci i momenti più significativi e le comprensioni che hai raggiunto attraverso questo contatto?
Contemplando semplicemente un paesaggio naturale, un sasso o un fiore, mi sono spesso sentito portato verso uno stato d’ispirazione profonda, verso il contatto con l’Uno e il Tutto, che costituisce anche l’ultimo passo della Disciplina Mentale, un percorso che intraprendiamo nei Parchi di Studio e Riflessione come quelli di Attigliano e Casa Giorgi in Italia.
La nascita di un albero da un semplice seme, o lo sviluppo di un delicato fiore colorato che prima non c’era, sono dei misteri il cui “perché” non può essere spiegato scientificamente. Dietro questi fenomeni si scorge un’energia, un’intenzione che rimane nascosta. La nostra civiltà ha la tendenza a voler spiegare tutto razionalmente, ma in questo campo non serve, non porta da nessuna parte. Osservare la natura e le sue leggi mi ha fornito un prezioso appoggio nell’elaborazione dello Stile di Vita, mi ha portato a delle comprensioni sulla vita e la trascendenza.
Qualsiasi luogo naturale permette di prendere contatto con questo mistero, ma ci sono dei luoghi particolari come ad esempio Arte Sella in Trentino, dove numerosi artisti hanno creato e installato delle sculture all’aperto, usando esclusivamente materiali naturali, quelli che sono riusciti a trovare sul posto: rami, tronchi e pietre. Il luogo ha qualcosa di sacro che va decisamente oltre una semplice esposizione d’arte. La visita mi ha fatto una profonda impressione per il grande rispetto e la sensibilità ecologica nei confronti della natura, che oggi ha un equilibrio così fragile. Raramente ho trovato una simbiosi così armoniosa tra bellezza artistica e naturale, una riconciliazione così completa tra uomo e natura dopo aver visto tanta bruttezza in giro.
Cattedrale vegetale – Arte Sella
Nella tua monografia tocchi il tema della morte?
Si, trovo molto affascinante osservare cosa succede nella natura e fare il parallelo rispetto al nostro corpo, che pure fa parte di questa natura: vedere cosa succede con le foglie che cadono in autunno, con le piante che muoiono e fare il paragone con il corpo umano. Invecchia, si ammala e con la morte diventa anch’esso ciò che comunemente chiamiamo rifiuti, che però confluisce in nuovi cicli vitali. Credo che osservare con tranquillità tutto questo nella natura diminuisca notevolmente la paura di morire, di scomparire alla fine del nostro ciclo vitale.
C’è un capitolo sulla semplicità, ma la natura non è estremamente complessa?
Si, certo, gli elementi della natura hanno delle interazioni tra di loro di grande complessità. Ma se osservo me stesso mentre medito nella natura, tutto si semplifica nei miei pensieri. La semplicità vuol dire lasciar andare, rinunciare a tutto ciò che non è essenziale. E’ una semplicità interiore che non è molto facile raggiungere, ma che fa molto bene in questo mondo frenetico. In questo capitolo parlo anche dei limiti della natura e dell’azione umana. Nessun albero cresce fino al cielo. Nessuna specie animale o vegetale si moltiplica all’infinito. A questi limiti si contrappone però nell’essere umano un’infinita libertà interiore, del pensiero e dello spirito.
Il testo completo della monografia si può scaricare al link:
http://www.parcocasagiorgi.org/centro-studi/category/439-thomas-s-l-accesso-al-profondo-attraverso-la-natura.html