Una domanda globale, multidimensionale, un pensiero indagatore e multilaterale possono aprirsi all’avvenire di un’era aperta alla mondialità, orientata all’avventura dell’umano, in una prospettiva di cittadinanza attiva, cosmopolita ed internazionale, nell’itinerario errante e multidimensionale per raggiungere una condizione di pace su tutto il pianeta. La mondializzazione dei diritti umani, della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità, dell’equità sociale e del valore universale della democrazia, favoriscono lo sviluppo di una coscienza che consideri la diversità culturale, non come realtà opposta all’unità dell’umanità borghese e benpensante, ma piuttosto quale fonte di ricchezza, di innovazione e cultura, nel superamento dei limiti, dei confini e delle frontiere nazionali, con l’emergenza di una coscienza cittadina transnazionale che manifesti chiaramente quanto i problemi mondiali richiedano risposte aperte al dialogo interculturale, contro gli effetti di una civilizzazione, in cui domina il quantitativo, il profitto, il prosaico, l’aggressivo.
Numerosi movimenti, istituzioni e realtà culturali attive operano per la pace, sul territorio nazionale e a livello mondiale. La coscienza di questi organismi associativi pacifisti elabora una sorta di internazionale cittadina che potrà condurre al dialogo interculturale ed interreligioso, attraverso la tutela dei più deboli, dei diversi, degli emarginati per un mondo di pace. Diversità è l’errare nel molteplice significato di smarrimento, del perdersi nel cercare rifugio, il punto di approdo, il riferimento. Siamo tutti erranti nei nostri errori, nelle paure, nei timori, nello spaesamento quotidiano. Siamo tutti migranti nelle nostre ansie, angosce e paure, alla ricerca di un senso e di un significato per l’esistenza. Nel percorso divergente che produce l’errore, come percorso per comprendere la complessità, l’erranza è la traccia incerta e malsicura dell’esperienza umana verso la giustizia, la verità e la libertà.
Il “clandestino”, il migrante, il senza fissa dimora, lasciano il proprio paese per incamminarsi verso una meta che intuiscono, ma viene loro vietata dalla logica negativa del progresso capitalista, con le implicanze conseguenti di diseguaglianze e ingiustizie economiche, sociali e istituzionali. Come donne e uomini costruiamo un’unica e totale umanità nella pluriappartenenza cosmopolita e internazionale, in un cammino che trasmetta l’esperienza della pluralità, dell’incertezza, dell’emarginazione, della verità, del disagio, nel dubbio, nella precarietà del pensiero, nell’errore, come concezione diversa e alternativa della verità, dove l’erranza della migrazione e dell’esistere diviene esperienza conoscitiva.
Colui che crede di detenere la verità diventa insensibile all’errore, considerando negativo tutto ciò che contraddice i suoi presupposti e le sue certezze. Il percorso per raggiungere la giustizia, l’uguaglianza, la libertà e la verità consiste in una ricerca senza fine che transita attraverso il tentativo, l’errore e l’ erranza senza meta, in percorsi itineranti, attraverso la prassi dell’esperienza, nello smarrimento interiore, nel disagio psichico, nel travaglio emotivo dell’avventura del conoscere, tra le cesure e le discontinuità della propria storia, contro ogni tendenza dogmatica, a dispetto dei fenomeni dell’arrivismo, dell’ambizione e dell’egocentrismo.
L’errore è aperto, evolutivo, affronta l’imprevisto, la novità, l’estraneità di un soggetto che cerca, conosce e pensa. La complessità delle differenze consiste in un ordito di eventi, azioni, interazioni, così da presentarsi sotto l’aspetto inquietante della perplessità, di ciò che è inestricabile nel disordine, scomodo al perbenismo sociale, dell’ambizione personale, che si oppone a uno stile di vita caratterizzato dall’incertezza, dall’emarginazione e dalla precarietà dell’esistenza. La sfida del nostro millennio è l’educazione al pensiero complesso delle differenze, nell’interazione e nella valorizzazione piena delle diversità, per un mondo orientato alla pace, privo di sperequazioni economiche, senza stereotipi, pregiudizi e conseguenti discriminazioni e ghettizzazioni, dove non si escluda il più debole, il bisognoso, con la riduzione in schiavitù dei diseredati del pianeta.
Il pensiero complesso delle differenze prevede due tipi di ignoranza: l’uomo che non sa, ma è proteso alla ricerca, all’apprendimento e l’ignoranza, molto pericolosa, di chi crede che la conoscenza sia un processo lineare, cumulativo, che procede, facendo luce nell’oscurità, ignorando che l’effetto della conoscenza produce anche ombre, errori, dubbi, perplessità e incertezze. Occorre imparare a camminare nell’oscurità, nell’instabilità emotiva ed esistenziale, nell’ignoranza, nella confusione e nel disordine caotico delle differenze.