E’ l’alba d’una mattina fredda, grigia e umida, una delle tante mattine di un autunno inoltrato.
Nel silenzio, in lontananza, il rumore di un furgone che sopraggiunge, le luci lampeggianti colore blu, è un blindato della polizia, ne segue un altro e un altro ancora, è una colonna di blindati, arrivano e si fermano davanti al Centro di Accoglienza Baobab di Roma.
Una cinquantina, fra agenti di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa, con cani antidroga, scendono dai blindati e prendono posizione davanti le porte chiuse del Centro d’accoglienza, qualche secondo e il portone del cancello, lentamente, si apre dall’interno.
Al Centro Baobab vicino la stazione di Tiburtina, da Maggio vengono ospitati uomini, donne e bambini, sono tutti profughi arrivati sulle nostre coste dopo un viaggio disperato su improbabili imbarcazioni di fortuna, migranti scappati da uno dei tanti inferni che oggi si possono trovare di là del Mediterraneo, molti di loro sono eritrei ed etiopi, scappati dalla guerra e dal regime sanguinario del dittatore Isaias Afewerki.
Sono le 6,30, è ancora buio, escono tutti in silenzio, con le facce stravolte, abbagliati dai lampeggianti dei blindati, tra di loro anche dei minorenni, il centro viene perquisito i documenti vengono controllati uno ad uno, al termine dei controlli 23 persone vengono portate in questura.
I volontari del centro attoniti, dopo le perquisizioni hanno dichiarato “pensavamo si trattasse di un’operazione antiterrorismo”
Eppure al centro Baobab non sono state trovate irregolarità, se non qualche persona con i documenti scaduti o i permessi di soggiorno da rinnovare.
La questura in un comunicato ufficiale spiega che l’operazione rientra “nel più ampio progetto di controllo del territorio romano previsto dall’ordinanza di servizio per la sicurezza del Giubileo”.
Poche ore dopo il blitz, il ministro dell’interno Angelino Alfano ha dichiarato: “I controlli di polizia fatti questa mattina al centro di accoglienza Baobab testimoniano che la prevenzione e il controllo sono elementi di efficienza”.
Il centro Baobab è sostenuto dal lavoro incessante dei volontari, da una rete di solidarietà di cittadini che hanno scelto di dedicare il proprio tempo e il proprio impegno per dare una sistemazione umana e dignitosa ai migranti.
Da mesi, la struttura a due passi dalla stazione Tiburtina di Roma è gestita da una catena di persone volenterose che incessantemente porta al centro ogni genere di beni e mette a disposizione tempo e competenze, cittadini e persone comuni riunite sotto l’associazione “Amici del Baobab”
Nel centro vengono accolti in media 500 migranti al giorno, eppure le istituzioni non riconoscono il valore di questo lavoro volontario.
Un volontario del centro, perplesso e rattristito per l’operazione di polizia, dichiara “Qui al Baobab siamo diventati un modello di accoglienza, ma le istituzioni non ci riconoscono, non ci aiutano e addirittura adesso si mettono a fare queste cose… ”
Le elezioni comunali sono alle porte, una campagna elettorale che sarà certamente segnata dal clima pesante venutosi a creare in tutta Europa dopo gli attentati di Parigi, una cappa in cui, dopo i ragazzi di Parigi, le prime vittime saranno proprio i migranti, le migliaia di disperati che fuggono tutti i giorni dalle numerose guerre a cui noi partecipiamo, e con cui facciamo affari d’oro con la vendita di armi per miliardi di euro.
Appena il giorno prima il Presidente del consiglio Matteo Renzi aveva presentato il suo programma di lotta al terrore, in cui si stanziano più di due miliardi di euro per la sicurezza.
“Noi volontari in questi mesi abbiamo agito, al meglio dei nostri limiti, per un’accoglienza dignitosa, tentando sempre un’interlocuzione difficile con il comune, che da mesi minacciava lo sgombero attraverso le parole dell’assessore Danese, abbiamo chiesto aiuti economici, un luogo adatto ad accogliere i migranti, sicuro e gestito da lavoratori competenti. Nulla di tutto ciò è arrivato”, hanno scritto ieri i volontari in un comunicato dopo il blitz.
Un altro volontario tiene a far sapere che il centro di accoglienza in tutto questo tempo è andato avanti senza nemmeno un soldo da parte delle pubbliche istituzioni, anzi hanno pure minacciato lo sgombero come aveva annunciato l’ex assessora alle politiche sociali Francesca Danese.
Intanto in tutta Europa in un clima di pesantezza generale crescente, si parla di lotta al terrorismo, eppure le armi con cui si fanno le guerre e si armano i “terroristi” continuano incessantemente ad essere prodotte e vendute, le bombe continuano a cadere sulla testa della povera gente, i profughi che scappano dalle guerre continuano ad arrivare.
Le politiche dell’accoglienza intanto restano soltanto belle parole e anche laddove, i comuni cittadini sopperiscono a proprie spese alle mancanze degli Stati che non praticano politiche dignitose nei confronti dei rifugiati, pare nemmeno questo adesso vada più bene.
Il clima si è fatto pesante, i mezzi d’informazione di tutto mondo pochi giorni fa, a proposito di uno degli attentatori scrissero queste testuali parole, “rifugiato kamikaze” altri scrissero, “terroristi che si nascondono nei barconi” qualcuno addirittura scrisse “islamici bastardi” e così facendo si rafforza la stupida ma pericolosissima associazione d’idee: Migranti e Rifugiati = Terroristi
Già a partire dal giorno dopo le stragi di Parigi, a chi ha occhi per vedere e orecchie per intendere, è apparso subito chiaro che sarebbero stati ancora migranti e profughi a pagare il prezzo più alto con la successiva stretta delle misure di sicurezza attuate in tutta Europa.
Sì, saranno ancora i più disperati a pagare, perché dopo aver visto le proprie vite distrutte, a causa di guerre in cui i paesi occidentali spesso partecipano e fomentano, adesso dovranno subire di nuovo odio, violenza e segregazione nel peggiore dei casi, diffidenza, discriminazione e isolamento in quello migliore.
Ci sono molti modi di pianificare una guerra, quello più appariscente è quello realizzato tramite la costruzione e la vendita di bombe e armi ma ce n’è un altro, meno appariscente ma che è sempre stato terreno fertile per tutte le guerre che poi sono venute, istigare all’odio, alla diffidenza, distruggere ogni forma di coesione sociale, fomentare sentimenti di paura e d’ingiustizia, è così che i potenti piantano nei poveri, i semi per le guerre future.
Ed è alla luce di ciò che sta accadendo che sono profetiche le parole di un giovane prete di campagna, che proprio ai più disperati dedicò la sua vita: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.” (Lorenzo Milani 11 Febbraio 1965)*
*tratto da: “L’obbedienza non è più una virtù”