Un impegno finanziario “insufficiente per tutta l’Africa”, adottato per altro “mettendo troppa enfasi sui rimpatri, forse a causa dell’opinione pubblica”: Macky Sall, capo di Stato del Senegal nonché presidente di turno della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao), ha preso così le distanze dal “fondo di emergenza” creato dalla Commissione europea con l’obiettivo dichiarato di “sostenere la stabilità e contribuire a una gestione migliore del fenomeno migratorio”.
Sall ha rilasciato le sue dichiarazioni a La Valletta, la capitale maltese dove si è appena concluso il vertice Europa-Africa convocato nell’aprile scorso dopo la morte in poche settimane di oltre 800 migranti salpati dalla Libia. Durante l’incontro presidenti, ministri e diplomatici hanno sottoscritto un piano d’azione che promette di affrontare le cause dei flussi migratori, dalle guerre alla povertà ai cambiamenti climatici. E’ nell’ambito di questa iniziativa che si colloca il fondo di emergenza: la dotazione preannunciata è di un miliardo e 800 milioni di euro, ma per ora gli Stati membri dell’Ue hanno messo sul piatto appena 78 milioni.
Il cuore del piano d’azione, d’altra parte, è lo scambio tra gli aiuti ai governi africani e la loro disponibilità ad accogliere i migranti espulsi. Un punto, questo, che non ha mancato di alimentare polemiche. Oggi Sall ha sottolineato che “la questione è già regolata da accordi esistenti tra l’Ue e i paesi africani”. E nei giorni scorsi altri dirigenti sub-sahariani avevano accusato l’Europa di utilizzare “doppi standard”. Un riferimento, questo, all’idea che dal Medio Oriente arrivino in Europa perlopiù persone in fuga dalle guerre mentre dall’Africa essenzialmente migranti economici. Secondo le stime dell’Onu, dall’inizio dell’anno i migranti giunti in Europa sono stati oltre 800.000. La maggior parte sarebbero arrivati dal Medio Oriente ma una parte considerevole, circa 150.000, da paesi africani come Eritrea, Somalia e Nigeria.