Il contributo dell’Africa alla ricerca internazionale è in crescita: lo indica un rapporto dell’Unesco, secondo il quale negli ultimi cinque anni il numero delle pubblicazioni scientifiche nel continente è aumentato da 21.000 a 33.300.
Rispetto alla produzione mondiale l’incremento è dal 2 al 2,6%, un passo avanti significativo anche se non sufficiente a mettere in discussione gli equilibri internazionali. Se infatti per numero di pubblicazioni la crescita africana è superiore al 50%, la leadership globale resta saldamente nelle mani di Unione Europea (34% del totale), Stati Uniti (25%) e Cina (20%), gigante in rapida espansione non solo da un punto di vista economico.
La crescita africana, ovviamente, non è uniforme. A livello continentale le pubblicazioni sono ora 29 per ogni milione di abitanti, ma il Sudafrica resta di gran lunga il paese più produttivo (175). Nella regione centrale e orientale del continente meglio di tutti fa il Gabon (80), mentre il settore occidentale resta il meno sviluppato, con ben sette paesi su dieci al di sotto di quota dieci.
Al riguardo, l’Unesco sottolinea il peso di investimenti insufficienti e della mancanza di strategie nazionali per l’innovazione e la ricerca. Nel rapporto si ricorda che nell’area sub-sahariana solo il Malawi investe nel comparto nella formazione scientifica più dell’equivalente di un punto del Prodotto interno lordo (Pil). Mentre nello stesso Sudafrica, il paese più avanzato dell’area, in cinque anni il rapporto in termini percentuali è sceso dallo 0,89 allo 0,73 del Pil. Un’ultima nota, sulle materie predilette dagli studiosi africani: più di ingegneria, fisica e matematica, biologia e agricoltura.