Dopo la maratona di trattative in Atlanta, i leader di 12 paesi cementano quel patto che, secondo una coalizione di critici, farà aumentare il prezzo di farmaci essenziali, darà un’ulteriore spinta all’agro-alimentare su scala industriale e porterà gravi minacce ai diritti dei lavoratori
Lauren McCauley, giornalista di Common Dreams
Lunedì, in una affannosa corsa dell’ultimo minuto, i leader di Stati Uniti e di altri 11 paesi che si affacciano sul Pacifico hanno annunciato di aver raggiunto un accordo commerciale strepitoso. Un accordo che, secondo quanto dicono i critici, tra i quali anche il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Bernie Sanders, comporterà drastici tagli alle normative e alle tutele di consumatori e lavoratori, e i cui impatti si faranno sentire in tutto il mondo.
L’accordo, conosciuto come Trans Pacific Partnership (o TPP), che finirebbe per legare insieme ben il 40 per cento dell’economia mondiale, è stato negoziato in segreto per quasi 8 anni. Anche se i dettagli del compromesso non erano ancora stati resi noti lunedì, i critici hanno commentato che, piccoli dettagli a parte, nel suo insieme questo accordo commerciale globale rappresenterà certamente una manna per il potere delle multinazionali.
“Il TPP è un affare per le grandi imprese,” ha detto Nick Dearden, direttore della sezione britannica di Global Justice Now.
A sua volta, Bernie Sanders, candidato presidenziale, non ha mancato di condannare l’accordo. Dicendosi deluso ma non sorpreso per il “disastroso” accordo, Sanders ha aggiunto. “Wall Street e le altre grandi società hanno vinto di nuovo. È giunto il momento per tutti noi di smettere di lasciare che le grandi multinazionali manipolino il sistema per gonfiare i propri profitti a nostre spese”.
Il compromesso è stato raggiunto dopo cinque giorni di negoziati 24 ore su 24 ad Atlanta, in Georgia. Il Presidente Barack Obama secondo quanto riferito “ha passato i giorni scorsi a contattare i leader mondiali per sigillare l’accordo”.
I negoziati erano stati prorogati quando i colloqui si erano bloccati sulla questione della durata del monopolio da accordare ai farmaci biotech di prossima generazione. Il compromesso che sarebbe stato raggiunto tra Stati Uniti e Australia “è un ibrido che protegge i dati delle aziende dai cinque agli otto anni,” il New York Times riporta, qualcosa meno dei 12 anni desiderati dai negoziatori statunitensi.
Altri compromessi finali che sarebbero stati raggiunti includerebbero “mercati più aperti per prodotti lattiero-caseari e zucchero, e un periodo di phase-out (eliminazione graduale) molto lento, dai venti ai trent’anni, per i dazi sull’importazione di auto dal Giappone in Nord America”, continua il Times.
Uno degli aspetti più controversi dell’accordo è l’ISDS (Investor State Dispute Settlement, meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e stato), che permette alle aziende multinazionali di citare in giudizio i governi se ritengono i propri profitti in pericolo a causa di regolamenti locali.
“Due quinti dell’economia globale saranno coperti da tribunali societari, con un enorme aumento di governi citati in giudizio per aver tutelato l’interesse pubblico contro l’avidità delle multinazionali” ha spiegato Dearden. Quindi, mettendo in luce alcune delle altre preoccupanti disposizioni dell’accordo, ha continuato: “I prezzi dei farmaci aumenteranno visto che “Big Pharma” otterrà maggior potere di monopolizzare i mercati. I piccoli agricoltori soffriranno per la concorrenza sleale dell’agro-alimentare industriale. Non c’è da meravigliarsi se tutto questo è stato concordato in segreto”.
Chris Shelton, presidente di Communication Workers of America, considera l’accordo come “portatore di guai” per le famiglie e le comunità. In una sua dichiarazione Shelton ha ricordato: “Nonostante le grandi promesse da parte dell’amministrazione Obama,” il TPP “continuerebbe in quella delocalizzazione dei posti di lavoro e nell’indebolimento delle nostre comunità già avviati nell’ambito del NAFTA [l’accordo di libero scambio nordamericano. N.d.T.],” e “porterebbe a norme riguardanti lavoratori e ambienti apparentemente adeguate sulla carta ma che poi falliscono miseramente per quanto riguarda la loro messa in opera.”
“È un sogno per le grandi società ma un incubo per quelli come noi, per le piccole imprese”, ha aggiunto.
Ora spetta ai governi firmatari ratificare l’accordo. Negli Stati Uniti, molti membri del Congresso, così come vari candidati presidenziali, hanno espresso scetticismo per il trattato finora tenuto in gran parte nascosto ai legislatori. Secondo quanto riferito, il testo completo, con i suoi trenta capitoli, non sarà disponibile prima di un altro mese.
Lori Wallach, direttore del Public Citizen’s Global Trade Watch si chiede se l’accordo verrà approvato o meno dal Congresso, data la quantità di contestazioni ricevute dall’accordo questa estate, quando gli Stati Uniti Camera e Senato hanno votato l’approvazione del Trade Promotion Authority, spesso conosciuto come Fast Track. [Delega che autorizza il Presidente a sottoscrivere accordi commerciali che il Parlamento dovrà ratificare senza emendamenti. N.d.T]
Wallach spiega: “Se c’è davvero un accordo, il suo destino nel Congresso nel migliore dei casi è incerto, dato che dopo la votazione del Trade Authority Bill, il piccolo blocco di democratici che aveva fornito lo stretto margine necessario per l’approvazione ha cominciato a porre interrogazioni su quelle condizioni derivanti dal TPP riguardanti valuta, brevetti sui farmaci e ambiente, probabilmente non presenti nel trattato definitivo, mentre i membri del Partito Repubblicano che nelle ultime settimane sono passati a sostenere il Fast Track pretendono termini vincolanti per il sistema valutario, normativa più severa in materia di regole di origine per auto, ricambi e allestimenti auto e accesso privilegiato per i produttori lattiero-caseari statunitensi”.
Da parte sua, il senatore Sanders ha affermato di voler “fare tutto il possibile per sconfiggere questo accordo” al Senato degli Stati Uniti. “Abbiamo bisogno di politiche che vadano a beneficio dei lavoratori e dei consumatori statunitensi, non solo degli amministratori delle grandi multinazionali”, ha aggiunto.
In Canada, l’accordo arriva appena due settimane prima delle elezioni nazionali. In una sua dichiarazione Maude Barlow, Presidente nazionale del Council of Canadians, ha esortato i canadesi a “votare contro il TPP” durante le prossime elezioni.
“Cosa dovremmo farne di un accordo del quale i cittadini canadesi sono stati tenuti all’oscuro?” si chiede Barlow. “I nostri stessi legislatori non ne conoscono nemmeno il contenuto”.
“Il governo Harper ha firmato un accordo che porterà al licenziamento di migliaia di lavoratori del settore auto e metterà migliaia di allevatori in pericolo, mentre allo stesso tempo darà alle grandi società straniere ancor maggior diritto di dettare la politica del Canada”, ha proseguito, aggiungendo che “Stephen Harper ha negoziato il TPP durante un’elezione quando il suo mandato era semplicemente quello di un governo ad interim. Il Parlamento ha ora la capacità di votare il TPP. Noi esortiamo vivamente il prossimo governo a respingerlo”.
Traduzione dall’inglese di Giuseppina Vecchia per Pressenza