Giovedì 15 ottobre 2015: sotto Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, proprio di fronte alla Scala, la sera autunnale è già calata. Fa freddo, è buio e la stagione sta precipitando in anticipo verso l’inverno.
La giornata è stata piovosa e per strada gli impiegati della City che tornano verso casa tengono sotto braccio il loro ombrello, nella speranza di non doverlo riaprire.
I turisti fotografano e riprendono la Scala e la Galleria, chiudendosi nelle loro giacche e rifugiandosi sotto cappucci impermeabili e improbabili cappellini. Anche i giapponesi seguono gli ombrelli, quelli impugnati come una spada in battaglia dalla loro guida.
E proprio sotto Palazzo Marino, nella sera di questa fredda stagione, c’è un gruppo di persone che a un fischio prestabilito quegli ombrelli li apre. Sono uomini e donne e sono armati. Ombrelli come spade e scudi levati al cielo. Ombrelli con cui urlare i propri diritti.
Diritti che dovrebbero valere per tutti gli esseri umani e che invece vengono continuamente disattesi e calpestati. Diritto ad amarsi, a volersi bene, a trascorrere la vita insieme costruendo comuni prospettive e futuro. Diritti negati per legge.
Chi può ritenersi offeso dall’amore, a tal punto da vietare la possibilità a due esseri umani di creare la realtà, dando e prendendo amore? Chi può essere così disumano da pensare che ci sia un amore che va “contro natura”?
Solo la disumanità è contro natura, solo la crudeltà con cui si nega perfino la possibilità di mutuo soccorso a due donne e due uomini che vivono insieme è contro natura. Solo chi vieta a un bambino la possibilità di avere l’amore di due mamme o due papà è contro natura.
Eppure, nonostante ovunque nel mondo si stiano gridando questi diritti, la legge italiana ancora una volta illude e riapre col sale le ferite, promette e disattende.
E se anche regolamentasse, come lo farebbe?
Cosa dice la fatidica proposta di legge Cirinnà, se non che lesbiche e gay sono una “formazione sociale specifica”, una sorta di fenomeno da baraccone, dei panda a cui viene meno il bambù?
C’è tanta stanchezza, tanta rabbia, tanta voglia di lasciare questo paese.
Eppure, eppure questo 15 ottobre abbiamo deciso di aprire i nostri ombrelli, pioggia sì o pioggia no e di invitare chi crede nell’amore a farlo ovunque in Italia.
Era un flash mob, il flash mob degli Arcobaleni del 15 ottobre 2015.
Cosa dicevano quegli ombrelli?
Una lettera per ombrello:
= DIRITTI
E poi, sotto, sei ombrelli per i sei colori dell’arcobaleno Lgbt.
A un fischio, gli ombrelli si richiudono.
Le forze dell’ordine ci guardano in silenzio.
I turisti applaudono, qualcuno ride.
Un indiano vicino a noi osserva. Poi, lentamente, annuisce e ci sorride con saggezza.
Alessia Fabrizi