Bombe a grappolo e altri ordigni a frammentazione. Prodotti in Francia e acquistati dall’esercito nigeriano. E passati poi, attraverso percorsi da ricostruire, nelle mani di Boko Haram. La via delle armi nella disponibilità degli islamisti africani, utilizzate non solo in Nigeria ma anche in Ciad, da ultimo in una serie di attentati che lo scorso fine-settimana hanno causato oltre 40 morti, potrebbe essere tracciata grazie a un comunicato del ministero della Difesa di Abuja e alle verifiche di esperti impegnati nella campagna internazionale contro l’uso delle bombe a grappolo.
Del caso alcune agenzie di stampa si sono occupate dopo l’annuncio da parte di Rabe Abubakar, portavoce del ministero della Difesa nigeriano, del ritrovamento di scorte di questo tipo di ordigni in alcuni rifugi di Boko Haram nello Stato di Adamawa. “Le bombe – ha detto il responsabile – sono usate in grandi spazi dove ci sono molti obiettivi da colpire, contro colonne di veicoli, nei mercati, in luoghi di preghiera o dove ci sono concentrazioni di soldati”. Su Twitter sono comparse alcune fotografie delle sub-munizioni, che se non esplodono all’impatto si trasformano in micidiali mine antipersona pronte a uccidere anche dopo anni.
Proprio attraverso questi scatti gli esperti della Cluster Munition Coalition (Cmc) hanno verificato modello e produzione delle sub-munizioni. Si tratterebbe di BLG-66 Belouga, fabbricate negli anni ’80 in Francia e vendute anche alle Forze armate di Abuja per utilizzi nel corso di raid aerei. La Nigeria ha firmato ma non ratificato la Convenzione per la messa al bando delle mine antipersona, il trattato che dal 2010 vieta l’impiego, la produzione e lo stoccaggio degli ordigni. In un passato non lontano, del resto, l’aviazione di Abuja ha utilizzato le Belouga. Era il 1997 e i caccia nigeriani bombardavano le postazioni dei ribelli durante la guerra civile in Sierra Leone, per altro ricevendo a più riprese l’accusa di colpire villaggi in modo indiscriminato.
Quanto all’impiego da parte di Boko Haram, gli esperti concordano: le bombe a grappolo possono essere adattate con facilità trasformandosi in “Ied”, gli ordigni esplosivi improvvisati utilizzati dagli islamisti africani per colpire convogli militari e caserme, ma anche mercati, chiese e moschee.