Durante la trasmissione televisiva “Virus” di RaiDue la Ministro della Difesa accusa velatamente la nostra Rete di diffondere falsi dati sui temi di nostra competenze. La replica delle nostre organizzazioni è chiara: niente “bugie come Salvini” ma solo analisi e studio approfondito, sul quale siamo sempre a disposizione per un confronto (richiesto da tempo alla Ministro Pinotti e mai concessoci).
Nella puntata dello scorso 17 settembre di Virus, la trasmissione politica di RaiDue condotta da Nicola Porro, la Ministro della Difesa Roberta Pinotti (in un passaggio di risposta ad alcune considerazioni di don Fabio Corazzina di Pax Christi sul tema dell’export militare e della legge 185/90) ha affermato che “a volte anche la Rete (Disarmo) può dire delle bugie come Salvini”.
Un’affermazione che, portata all’attenzione delle organizzazioni che compongono la nostra Rete, non manca di stupirci in quanto assolutamente priva di fondamento. In tutti questi anni di attività la Rete Italiana per il Disarmo ha pubblicato numerosi comunicati, analisi, documenti di campagna e non ha mai ricevuto sottolineature riguardo ad errori o “bugie” (cosa diversa le ovvie differenti visioni/prospettive). La Rete si è poi sempre dimostrata disponibile a confronti con le Istituzioni, sia Parlamentari sia Governative, in particolare sul tema dell’export di armamenti italiani come testimoniano i numerosi incontri a livello di Presidenza del Consiglio dei Ministri e di Ministero degli Esteri. Con lo stesso Ministero della Difesa si è sempre cercato di mantenere un canale di contatto ed in particolare alla stessa Ministra Roberta Pinotti abbiamo inviato richieste di incontro e confronto tutte purtroppo cadute nel vuoto sino ad oggi. Restiamo disponibili a correggere eventuali imprecisioni e sviste, che però dovrebbero almeno esserci indicate con precisione e dettaglio.
A riguardo della questione particolare sollevata durante la puntata di Virus, ci preme sottolineare che conosciamo benissimo la legge 185/90 e sappiamo che la titolarità delle scelte sull’export militare italiano fa capo al Ministero degli Esteri ed alla Presidenza del Consiglio anche se in alcuni passaggi il Ministero della Difesa è coinvolto direttamente nelle decisioni (tanto è vero che un Documento redatto in via XX Settembre fa parte della Relazione annuale al Parlamento ex lege 185/90).
Ma al di là degli aspetti più strettamente formali ed operativi coinvolgiamo la Difesa ed il suo ruolo fondamentale in questo particolare dibattito in quanto, ai sensi della L. 9 luglio n. 195 del 1990 e successive modifiche “l’esportazione, l’importazione e il transito di materiale di armamento nonché la cessione della relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia” (Art. 1 c.1). E che “tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. (Art. 1 c.1). Nell’ambito della legge vigente è di particolare rilievo il ruolo del Ministero della Difesa anche in relazione alla definizione di materiali di armamento (art. 2), al Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (art. 6), al Comitato consultivo per l’esportazione, l’importazione ed il transito, nonché per la cessione delle licenze di produzione, l’intermediazione di materiali di armamento e la delocalizzazione produttiva (art. 7), all’Unita’ per le autorizzazioni dei materiali d’armamento (UAMA) (art. 7bis), alla disciplina delle trattative contrattuali (art.9) e così via.
Ricordiamo alla Ministro Pinotti che la normativa si applica non solo ad armamenti o sistemi d’arma “completi”, ma anche a parti e componenti se è previsto che esse vengano poi assemblate (anche all’estero) con funzioni militari, come nel caso recente delle forniture ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi di ordigni coinvolti poi nei bombardamenti in Yemen (su tale caso si vedano gli articoli in allegato e la presa di posizione comune con Amnesty International Italia e OPAL Brescia). Per questa vicenda la nostra Rete ha chiesto la sospensione di qualsiasi ulteriore fornitura non mettendo in questione la liceità di vendite nel passato (probabilmente avvenute prima dell’inizio dell’ostilità) ma sottolineando come oggi sia chiaro che l’Arabia Saudita e i suoi alleati siano coinvolti in un conflitto armato (per di più al di fuori di un qualsiasi mandato ONU): una delle situazioni per cui – sempre secondo la legge 185/90 – sarebbe prevista l’impossibilità di fornitura di armi italiane. Ed il nostro Paese, diversamente da quanto affermato dalla Ministro Pinotti nel corso della trasmissione televisiva in questione, potrebbe senza problemi decidere in autonomia – appunto sulla base della propria normativa e senza dover aspettare decisioni di livello internazionale – di bloccare ulteriori forniture in questo o in altri teatri di conflitto e tensione in cui purtroppo gli armamenti “made in Italy” sono venduti.
Sappiamo bene che quello della produzione e del commercio di armamenti è un tema complesso e difficile da valutare e spiegare all’opinione pubblica, ma ci attendiamo che gli esponenti del Governo siano in grado affrontarlo al meglio senza accusare in maniera non corretta di fantomatiche “bugie” le organizzazioni che da anni se ne occupano in modo serio e rigoroso.
Certamente se anche gli esperti ed esponenti della nostra Rete Italiana per il Disarmo fossero in TV con la stessa frequenza di Matteo Salvini (ecco un’altra differenza!) forse le italiane e gli italiani sarebbero molto meglio informati riguardo all’export armato ed alle spese militari del nostro Paese.