Consiglio Comunale di Milano del 24 settembre 2015
Ho firmato gli emendamenti presentati dal consigliere Biscardini e ho mantenuto la firma per poter ribadire qui la posizione del mio gruppo politico sul concetto di rappresentanza democratica e decentrata che dovrebbe stare alla base della istituzione delle municipalità.
Si sostiene che la proposta di drastica diminuzione dei consiglieri delle future municipalità ha a che fare con i così detti “costi della politica” e ci si ripete, come in un mantra, che i cittadini e le cittadine non capirebbero un numero troppo elevato di consiglieri nei municipi.
A parte il fatto che la legislazione attuale degli enti locali prevede un numero massimo di 32 consiglieri per i comuni che superano i 100.000 abitanti, mi chiedo quale sia la ragione politica profonda che ci ha spinto a trasformare le 9 zone di Milano (tutte con più di 100.000 abitanti) in municipi, istituzioni con maggiori funzioni amministrative delle attuali zone. Credo che il motivo sia quello di rafforzare le istituzioni che sono più vicine ai cittadini aiutando, così, quella partecipazione dal basso, spesso evocata ma di difficile attuazione.
Se questo è il motivo, la rappresentanza dovrebbe essere estesa e NON limitata, di fatto, alle forze politiche più grandi. Per le municipalità noi vogliamo un’articolazione della democrazia, o si vogliono seguire quelle spinte al duopolio, o addirittura al monopolio che stanno svuotando la democrazia e la rappresentanza?
Si viene a dire che, vista la cosiddetta “crisi” dobbiamo risparmiare denaro. Perché allora non pretendiamo che il governo attui (quanto peraltro assicurato in Parlamento, ma poi assolutamente disatteso) una riduzione nell’acquisto dei 90 F35: aerei di offesa, NON di difesa (e quindi incostituzionali)? Ricordo che uno solo di questi aerei viene a costare più di 200 milioni di euro (non mi sono sbagliata con gli zeri: 200 milioni l’uno!)
Non è certo limitando l’espressione delle varie anime della società che si costruisce la democrazia.
Lo sperpero del denaro pubblico è da cercare e bloccare là dove davvero esiste. E’ di questi giorni, ed esattamente del 21 settembre, una precisa pagina del Corriere intitolata “Il dossier dell’Erario”, dove si comunica che tra il 1° gennaio e il 30 giugno (sei mesi) sono stati contestati “danni erariali” di un miliardo di euro. E questo solo a causa della cattiva gestione del patrimonio immobiliare. I danni contestati ai manager della sanità superano gli 800 milioni di euro (e ce n’é per tutti, dall’ospedale di Gallarate in giù). Per non parlare dei 47 milioni di euro spesi in Sicilia per corsi di formazione mai svolti.
Ecco perché considero, oltre che autolesionista, assolutamente grave alimentare la vulgata qualunquistica per cui limitare il numero dei rappresentanti fa risparmiare denaro! Se questo è l’obiettivo perché, allora non eliminare le istituzioni della rappresentanza (in questi giorni bui si sta legiferando in tal senso)? Facciamo decidere a pochi illuminati: gli aristoi!! Che bel passo in avanti.
La cosi detta crisi economica non ha origine dai costi della politica (che non è esente da responsabilità), ma nasce dal salvataggio delle banche e dallo strapotere dela finanza internazionale. Non contribuiamo anche noi ad alimentare quel distacco dalle istituzioni che ha portato all’aumento dell’astensionismo, fatto deprecato ma forse ben accetto da quelle forze politiche che sono più attente al potere in mano a pochi, piuttosto che alla sua diffusione animata dalla partecipazione. Limitare le voci dissonanti o “minoritarie” non fa né farà bene alla nostra città.