A tarda notte di oggi (in realtà per i giapponesi di domani) il Senato giapponese ha approvato le controverse norme sulla sicurezza che, in realtà, minano alla base il principio pacifista sancito dall’articolo 9 della Costituzione che impedisce la formazione di un esercito e dà alle “forze di autodifesa” una funzione non belligerante.
Alla fine di un lungo braccio di ferro non solo con l’opposizione ma anche con una crescente protesta in tutto il paese, protesta che ha coinvolto non solo i pacifisti “classici” ma ampli strati della popolazione, da associazioni di mamme, agli studenti, ai professori univertsitari, il governo conservatore di Shinzo Abe ha battuto anche gli ultimi tentativi di ostruzionismo parlamentare e ha ignorato le manifestazioni che si susseguivano ogni giorno e i dimostranti che hanno sostato di fornte al Senato anche oggi fino a tarda notte.
Dopo questa approvazione, che è definitiva, le forze di autodifesa, che già ora sono di fatto un esercito ben equipaggiato, potranno intervenire in scenari internazionali e perderanno quindi il loro carattere esclusivamente difensivo.
L’articolo 9, che non viene formalmente cambiato da questo pacchetto di leggi, viene di fatto stravolto e sono numerosi coloro che ritengono che i provvedimenti approvati oggi siano incostituzionali. Purtroppo in Giappone non esiste, come in Italia, una Corte Costituzionale apposita che giudica questi casi.
A questo punto baluardi pacifisti nel mondo restano l’articolo 11 della Costituzione Italiana (a dire la verità spesso disatteso o interpretato in modo discutibile), l’assenza di un esercito dello Stato del Costarica e il Trattato di Tlaloco che dichiara l’America del Sud zona libera da armi nucleari.