Dal nostro corrispondente a Ouagadougou Stefano Dotti.
Oggi è il giorno della guerriglia di un popolo che ha deciso di resistere e opporsi a un destino tragico. Dalle prime ore dell’alba gruppi di uomini, ragazzi, donne, bambini hanno cominciato a costruire barricate a ogni incrocio del mio quartiere. Un odore acre si alza dai copertoni bruciati in ogni angolo. Poi improvvisamente il fuggi fuggi generale per l’arrivo delle camionette dei militari che sparano a casaccio e tentano di rimettere tutto a posto. Ma appena si allontanano, come fantasmi riappaiono questi ragazzi che di nuovo ricostruiscono le barricate. Dal mio balcone al secondo piano vedo i loro volti, sento le loro parole e devo riconoscere che non ho visto mai tanta determinazione, coraggio e “intelligenza”. Sì, intelligenza, perché per ora si è evitato uno scontro frontale (e mortale) coi militari. Anche questi li vedo dal balcone. Hanno l’aspetto cattivo, ma navigano tra la frustrazione e la rassegnazione. Amici mi dicono che in tutti i quartieri la gente è mobilitata ed effettivamente se vado sul terrazzo al quarto piano vedo centinaia di piccole strisce di fumo nero che si levano dai copertoni.
Al di là dei balletti diplomatici di oggi riportati dalle cronache ufficiali, questo colpo di stato non passerà perché la gente è sveglia, vigile e preparata a resistere. La città resterà “morta” finché questi non se ne andranno. Il nostro morale è alto, anche se dormiamo e mangiamo poco. Tutto è chiuso e siamo barricati in casa. Stamane sono riuscito a recuperare 6 banane e un chilo di patate: pranzo e cena assicurati.