“La letteratura, anche quella più seria e pesante, si rivolge a un pubblico più vasto,” diceva sempre Anteos Chrisostomidis*. “La letteratura è una creazione umana e riguarda tutti,” insisteva. Credo comunque che poche persone abbiano avuto la possibilità di parlare con così tanti importanti intellettuali dei nostri tempi come ha fatto lui.

Grazie alla serie televisiva “Le antenne della mia epoca”, i greci hanno avuto l’opportunità di entrare in contatto con il pensiero, le preoccupazioni e la vita quotidiana degli autori più importanti di questo piccolo pianeta chiamato Terra. Grazie ad Anteos Chrisostomidis e alle 78 interviste del programma abbiamo potuto entrare nelle case, negli uffici, nei terrazzi e nelle cucine dei maggiori autori e pensatori del nostro tempo. Per cinque anni, tra il 2007 e il 2012, abbiamo camminato sulle rive di laghi e attraversato parchi, ci siamo seduti su panchine sotto gli alberi per “parlare” con loro non dei loro libri o di letteratura, ma di politica, filosofia e amore. Abbiamo cenato con loro in ristoranti sul mare, ascoltandoli discutere dei problemi della democrazia in Occidente, del fanatismo religioso, del nazionalismo, delle crisi di valore, del razzismo, dei traumi storici europei, della libertà sessuale e di molto altro.

Grazie all’impegno di Chrisostomidis e dei suoi colleghi, la televisione pubblica greca possiede un prezioso archivio di materiale audiovisivo costituito da 78 programmi integrati, un’eredità universale di cui non dispongono nemmeno le reti europee più grandi e rispettate come la RAI, la BBC e la Deutsche Welle. Questi film sono un vero “arsenale” di conoscenze sugli scrittori più amati del mondo. La piccola Grecia, che ormai da cinque anni sta “torturando” il pianeta, questo piccolo Stato di democrazia e cultura offre con forza grazie all’impegno di Anteos un diverso tipo di globalizzazione: la conoscenza e la cultura globalizzate costituiscono infatti un lascito unico per le future generazioni.

Anteos ha usato la televisione pubblica (sapendo bene che essa è un mezzo contestato con forza dagli intellettuali, così come si è mosso in passato quanto è stato il primo direttore dell’edizione greca di Playboy) per portare nelle nostre case i “mostri sacri” della letteratura mondiale, senza costringerci a lunghi viaggi per ascoltare i loro discorsi accademici. In altre parole è riuscito a creare una conversazione globale tra intellettuali, comunicandola a un pubblico televisivo che nel corso dei mesi è andato crescendo in maniera esponenziale.

John Baskozos ha scritto nel suo elogio funebre che Anteos Chrisostomidis rappresentava la “nobiltà della letteratura”. E’ vero, ma rappresentava anche la nobiltà del cinema, della musica, della cucina, dei viaggi, della cultura e della politica.

Anteos era un mio caro amico e quest’estate il “Circolo di Roma” ha perso il suo nobile leader. Grazie a questa nobiltà ci siamo conosciuti nella sua casa di Atene con Nicola Ammaniti e la sua dolce moglie di professione avvocato. Ricordo anche serate natalizie e pranzi estivi con Antonio Tabucchi nelle taverne della provincia greca.  Anteos ci ha lasciati in agosto e ora il “Circolo di Roma” deve imparare a vivere con l’insopportabile pensiero di non poter parlare con lui e di non rivederlo mai più.  La nostra consolazione sono comunque le sue traduzioni** e le sue narrazioni su John Le Carre, Daniel Kehlmann, Mario Vargas Llosa, Nadine Gordimer, Orchan Pamouk, Carlos Fuentes, Dario Fo, Ian McEwan, Amos Oz, Giasmina Chandra e tanti altri. La nostra consolazione saranno i ricordi di Umberto Eco che cucina la pasta, i bagni nella piscine dello scrittore italiano e soprattutto il suo nobile amore per la vita e le questioni umane.

Mio amato Anteo…

* Anteos Chrissostomidis ha studiato architettura a Rome ed è stato scrittore, giornalista, traduttore e redattore. Nato nel 1952 in Egitto, è morto nell’agosto 2015 ad Atene.
http://www.oanagnostis.gr/pethane-o-anteos-chrisostomidis/

** Anteos Chrisostomidis è stato forse il più grande traduttore greco moderno di letteratura italiana. Il suo impegno è stato riconosciuto dalla Repubblica Italiana con il titolo di Cavaliere del Lavoro, per onorare il suo contributo alla diffusione della cultura italiana.

Traduzione dall’inglese di Anna Polo