Infatti, dietro la propaganda della razionalizzazione delle aziende partecipate dagli Enti Locali si cela un preoccupante disegno per l’aggiramento della volontà popolare espressa a giugno 2011 attraverso i referendum. Diverse norme puntano a limitare drasticamente la possibilità di gestione pubblica, incentivano i processi di aggregazione, favoriscono attraverso premialità economiche la perdita del controllo pubblico dei soggetti gestori. Inoltre, si arriva addirittura a prevedere un sistema sanzionatorio per la mancata attuazione della cosiddetta razionalizzazione delle partecipate, basato sulla riduzione dei trasferimenti dello Stato alle amministrazioni inadempienti. Non si obbliga più alla privatizzazione come fece il Governo Berlusconi nel 2009, ma si favoriscono processi che puntano ad raggiungere il medesimo obiettivo attraverso incentivi e premi o ritorsioni e rappresaglie. In sostanza, si deve privatizzare o con le buone o con le cattive.
Dichiariamo da subito che nei prossimi mesi rilanceremo con forza la mobilitazione per far attuare l’esito referendario e ribadiamo che un’altra strada è praticabile, come dimostra l’esperienza di Napoli in cui il servizio idrico è stato ripubblicizzato e quella di Reggio Emilia dove assolutamente deve riprendere il percorso anch’esso volto ad una gestione pubblica.