Si è aperto oggi ad Aleg il processo d’appello contro tre militanti antischiavisti (Bilal Brahim Ramdane, Djiby Sow e Biram Dah Abeid, ex candidato presidenziale, chiamato anche Biram Ould Abeid) condannati a due anni di prigione lo scorso gennaio per “appartenenza ad un’organizzazione illegale”.
Nessuno dei tre imputati era tuttavia presente all’udienza, spostata ad Aleg dalla sede originaria – la capitale Nouakchott – adducendo ragioni di ordine pubblico. In città, riporta la stampa locale, sono stati dispiegati contingenti della gendarmeria e della polizia arrivati dalla capitale. Sow non ha potuto essere in aula per ragioni di salute, motivo per cui è stato anche provvisoriamente scarcerato. Gli altri due imputati hanno invece annunciato un boicottaggio dell’udienza per protestare contro lo spostamento.
L’inizio del processo d’appello arriva quasi in coincidenza con l’approvazione da parte del parlamento mauritano di una nuova legge, più severa, contro la schiavitù. Una mossa che, tuttavia, gli attivisti vicini ai tre imputati considerano poco più che propagandistica: secondo Bala Touré, dirigente dell’Ira (organizzazione presieduta proprio da Biram Ould Abeid) la nuova norma, mentre il processo è ancora in corso, rappresenta “un’incoerenza”.