La Corte Suprema ha confermato le condanne fra i 5 e i 20 anni di carcere inflitte a 14 militari cileni e uruguayani per l’assassinio del chimico Eugenio Berríos, ex agente della polizia segreta di Augusto Pinochet (1973-1990), con lo scopo di garantirsi il suo silenzio. Responsabile della produzione dei gas tossici in seno alla Dina – la Dirección de Inteligencia Nacional – il chimico era fuggito in Uruguay nel 1991, dopo il crollo del regime; il suo corpo sarebbe stato ritrovato nel 1995 abbandonato su una spiaggia di quel paese, con ferite di arma da fuoco alla testa.
In base all’inchiesta, i militari condannati erano stati incaricati di eliminare ogni traccia dei crimini commessi dal regime di Pinochet: si sarebbe trattato di una delle ultime operazioni previste dal funesto ‘Plan Cóndor’, l’operazione di repressione congiunta delle opposizioni messa in atto dalle dittature militare del Cono Sud negli Anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. È comprovato cha la polizia segreta cilena abbia fatto ricorso a gas tossici come il Sarin, il Soman o il Tabun, per eliminare personalità a lei ‘scomode’: tracce di Sarin – secondo fonti di stampa – furono trovate nel corpo dell’ex presidente Eduardo Frei, deceduto nel 1982 per una setticemia dopo un intervento chirurgico di routine, proprio mentre si apprestava a guidare una massiccia opposizione democratica ai militari.
I militari a processo erano già stati condannati nel 2010, ma avevano presentato ricorso e nel frattempo hanno goduto della libertà vigilata nell’attesa del verdetto definitivo. Ora dovranno tornare in cella.
“La figura di Berríos era di una straordinaria importanza per fare luce sulle violazioni dei diritti umani” ha commentato, fra gli altri, l’avvocato Fabiola Letelier, sorella dell’ex ministro degli Esteri Orlando Letelier, assassinato brutalmente dagli agenti del regime a Washington nel 1976. Il chimico decise di riparare in Uruguay quando venne chiamato a testimoniare su questo assassinio.