Questo ascensore è vietato agli ebrei di Olga Focherini, a cura di Odoardo Semellini, prefazione di Moni Ovadia. Edizioni Dehoniane Bologna, Centro Editoriale Dehoniano 2015
Leggendo il Libro di Olga Focherini “Questo ascensore è vietato agli ebrei”, in cui racconta la breve e tragica vita del padre Odoardo, un giusto che si adoperò con tutte le forze per salvare ebrei nel periodo della Repubblica di Salò e dell’occupazione nazista del nostro Paese, ho compreso che Odoardo, che talora nelle lettere dalla prigionia si firmava Odo, era un uomo normale, non un eroe, non un eletto, ma un uomo innamorato della moglie e che adorava i suoi figli. Odoardo trovò normale rischiare la propria vita e accettare il martirio fino alla morte che gli derivò dall’impegno, dall’attivismo, testimoniando che l’urgenza di tendere la mano al più debole, all’oppresso, in sostanza, al prossimo perseguitato, non insorge da uno stato di eccezionalità, ma piuttosto da un impulso di insopprimibile umanità. Olga Focherini, figlia di Odo e madre del curatore del testo, Odoardo Semellini, tramite una caparbia passione, spinta dalla forza della verità, si è resa depositaria dello sconvolgente epistolario del padre, per guidarci nella vicenda emblematica e nella storia esemplare di un uomo, come tanti, non un eroe, non un eletto, ma un giusto che deve trovare un posto nella memoria di tutti noi. Nel libro si narra la storia di un uomo arrestato e deportato, con l’unica colpa di aver posto in salvo oltre un centinaio di perseguitati ebrei.
Una storia con un finale terribile, raccontato, per anni, con amorevole passione dalla figlia Olga, che, vittima e testimone giovanissima, conserva ancora una memoria vivissima di quel periodo, testimoniando nelle scuole e ovunque venga richiesta ricostruzione della Memoria Storica, superando così una difficoltosa e traumatica elaborazione del lutto paterno. Della storia di suo padre, Olga lascia traccia in diversi documenti, opportunamente trascritti e quindi adattati per il presente volume, tutti custoditi nell’Archivio della Memoria di Odoardo Focherini, riconosciuto di valore storico dal Ministero per i beni e le attività culturali, nel 2012.
Nella trascrizione delle lettere clandestine, Olga scopre che suo padre è un uomo normale, come tutti, che si lascia andare, che sta male, che piange, che è combattuto tra le speranze del ritorno e il timore di non rivedere mai più i propri cari. Così la figlia Olga recupera l’immagine vera e reale del padre, come lo ricorda nella sua infanzia: un uomo giusto, sia per l’aiuto dato agli ebrei perseguitati, sia per quello che è stato come genitore.
Odoardo Focherini, negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, faceva parte di una rete clandestina di soccorso in provincia di Modena, per aiutare gli ebrei perseguitati dal nazifascismo, insieme ad altri uomini di diversa appartenenza politica e fede religiosa, che non esitarono a sacrificare la propria vita per salvare centinaia di persone, altrimenti destinate alla morte nei campi di concentramento e di sterminio nazifascisti. Odoardo Focherini (1907-1944) era un giornalista cattolico e padre di sette figli. Venne arrestato, deportato e troverà la morte nel campo di lavoro di Hersbruck. Odoardo Focherini, insignito della medaglia di giusto fra le nazioni dallo stato di Israele e della medaglia d’oro al merito civile, beatificato dalla Chiesa cattolica nel 2013, viene raccontato, in questo libro, dalla figlia primogenita Olga, che per anni ha conservato e promosso la memoria paterna ed è stata tra i fondatori dell’Associazione Amici del Museo Monumento al Deportato di Carpi e membro della Fondazione ex Campo Fossoli. Dagli anni ‘70, Olga Focherini ha svolto un’intensa attività di divulgazione nelle scuole sui temi della Deportazione e della Resistenza, dando così vita all’Archivio della Memoria di Odoardo Focherini, dichiarato di interesse storico dal Ministero dei beni culturali. Nella prefazione al testo, Moni Ovadia ricorda e rievoca la memoria di padre David Maria Turoldo, illuminato sacerdote cattolico, uomo di torreggiante statura, Partigiano e poeta, che aveva saputo declinare, tramite il suo magistero, la fede di cristiano con i valori della Resistenza Antifascista e insieme al Vangelo custodiva le lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e europea. Ed è proprio con queste lettere, scritte con il sangue dei partigiani, testimonianza di Resistenza e Deportazione, che Moni Ovadia richiama un importante parallelismo con l’ingente epistolario di Odoardo Focherini, un grande patrimonio storico di documenti, scritti, lettere, che tutti noi dobbiamo tenere presente sempre, nel corso della vita e in ogni momento che scandisce i nostri giorni di lotta per la pace, per un mondo più giusto, libero e vero, nella testimonianza antifascista e nell’impegno sociale e civile, tramite la forza della verità, per la memoria storica… per non dimenticare.